La vera storia della sperimentazione animale sui randagi-cavia
24/12/2013 di Stefania Carboni
«Vogliono modificare la legge sulla vivisezione, cani e gatti randagi verranno torturati. Impediamoglielo», l’appello è quello lanciato dal Pae che propone una mailbombing nelle caselle di deputati e senatori entro il 14 gennaio 2014, giorno in cui la legge di delegazione europea 2013 diventerà attiva. Recepita però in modo “differente”. Secondo l’accusa da parte degli animalisti si parla di stravolgimento dell’articolo 13:
Il testo proposto dal Governo nello Schema di Decreto Legislativo (A.G. n.50) non rispetta il divieto di esperimenti senza anestesia o analgesia, aggira lo stop a esercitazioni didattiche con animali, straccia le limitazioni su animali modificati geneticamente e il riutilizzo in più test, vara un fondo per i metodi alternativi destinato per l’84% a chi effettua vivisezione, e fa slittare di quattro anni il divieto di prove con animali per xenotrapianti, alcool e droghe. Il tutto con sanzioni non dissuasive.
Ma sarà realmente così?
(Photocredits: Getty Images)
I TESTI E I PRECEDENTI– Partiamo dai testi in questione. Qui c’è la delega al governo dell’agosto 2013 tra cui il famigerato articolo 13. Il 31 luglio 2013 la Camera ha approvato in via definitiva la legge di delegazione europea 2013 (L. 6 agosto 2013, n. 96) e la legge europea 2013 (L. 6 agosto 2013, n. 97). Su quest’ ultimo in pratica si decide sulla recezione delle linee europee (che noi ignoriamo dal 2010). Ricordiamo anche il percorso della vicenda del caso in Senato, con la protesta di Pro-Test Italia davanti alla presentazione di alcuni emendamenti che rischiavano di danneggiare profondamente la ricerca in Italia.
guarda la gallery:
DOVE SONO I RANDAGI? – Nel testo della mail usata per l’azione di mailbombing non viene però citato il randagismo come nuova fonte della sperimentazione animale:
Gentili Presidenti, Gentili Ministri, Deputati e Senatori,
dopo averli proposti e fatti approvare dal Parlamento, il Governo sta calpestando i principi e i criteri di legge per la ricerca innovativa pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale, che, recependo la normativa comunitaria, dettano il divieto di allevamenti per la vivisezione come Green Hill, lo stop a esperimenti su animali senza anestesia, incentivi concreti ai metodi sostitutivi di ricerca.
Dei tredici precetti diventati articolo 13 della Legge 96-2013 di delegazione europea appena quattro mesi fa, ben dieci punti sono stati stravolti e affossati. Il testo proposto dal Governo nello Schema di Decreto Legislativo (A.G. n.50) non rispetta il divieto di esperimenti senza anestesia o analgesia, aggira lo stop a esercitazioni didattiche con animali, straccia le limitazioni su animali modificati geneticamente e il riutilizzo in più test, vara un fondo per i metodi alternativi destinato per l’84% a chi effettua vivisezione, e fa slittare di quattro anni il divieto di prove con animali per xenotrapianti, alcool e droghe. Il tutto con sanzioni non dissuasive. Mi unisco all’appello di ricercatori e associazioni animaliste affinche i principi della Legge 96-2013 siano rispettati, come previsto dalla nostra Costituzione. Così il nostro Paese potrà iniziare ad aprire le porte a una ricerca efficace, trasparente, etica. Chiedo che l’articolo 13 sia recepito senza stravolgimenti!
DANNATO ARTICOLO 13 – Strano. Ma passiamo alla prima parte contestata dal Pae. Qui si può trovare una nota del Senato in merito alla A.g n. 50. All’articolo 13:
LA RELAZIONE DEL SENATO E I RANDAGI – La relazione parla di articolo pressoché identico all’originale articolo 13. Veniamo però al testo orginario dell’A.g. 50, o meglio al parere delle commissioni parlamentari in merito. Consultabile qui. Sulla scelta dei metodi non sono autorizzabili le procedure che “prevedono l’impiego di animali per le quali esitono altri metodi o strategie di sperimentazione, riconosciute dalla legislazione dell’Unione europea, ovvero prevedono metodi vietati dalla normativa vigente nazionale“. Non solo, se il ricorso agli animali è inevitabile bisogna usarne il minor numero possibile, coloro che hanno meno “capacità di dolore”, danno risultati più soddisfacenti e hanno il più favorevole “rapporto tra danno e benificio”. Nello specifico l’articolo 9 comma uno recita “il divieto generale dell’utilizzo nelle procedure di animali prelevati allo stato selvatico”. C’è un però. Al comma 2 il Ministero della salute può autorizzare in via eccezionale qualora ci sia l’impossibilità detenuta dall’animale “allevato in uopo”. Una misura che però non colpirebbe certamente gatti e cani ma bensì animali che difficilmente si trovano in situazioni di “allevamento”. Ma allora da dove è partito il pericolo “randagi”?
RANDAGI A RISCHIO – Galeotto fu il post e chi lo scrisse. Nello specifico si tratta del blog ospitato sul Fatto Quotidiano a cura di Vanna Brocca che riprende il provvedimento di Palazzo Chigi. In un pezzo intitolato “Si potrà sperimentare anche su cani e gatti randagi” la giornalista lancia l’allarme:
Come il Regno Unito, anche l’Italia aveva solennemente promesso che mai e poi mai nel Bel Paese si sarebbe sperimentato su cani e gatti randagi. Ma non è andata così. Da poco visibile sul sito del Governo, la bozza di decreto legislativo che recepisce la Direttiva europea 2010/63/Ue sulla vivisezione è molto chiara: il primo comma lo esclude (“E’ vietato l’impiego nelle procedure di animali randagi o provenienti da canili o rifugi”). Ma ecco, subito dopo, il comma n. 2 in virtù del quale ogni cosa di colpo è permessa.
Peccato che però a tale post abbia replicato il presidente di Lav, Gianluca Felicetti:
Cani e gatti randagi per vivisezione? Non ci sono deroghe al confermato divieto. Sperimentazione su cani e gatti randagi “in via eccezionale”? Lo Schema di Decreto Legislativo proposto dal Governo per il recepimento della direttiva europea sulla vivisezione contiene tante cose che non vanno, come ben sappiamo, lo stravolgimento o la cancellazione di dieci punti su tredici dell’articolo 13 della legge di delegazione europea per i quali siamo mobilitati ma non questo. La notizia, infatti, è falsa. Basterebbe saper leggere una normativa (oltre che conoscere la lingua italiana). Nell’ordine: L’articolo 11 comma 1 della proposta governativa recita: “E’ vietato l’impiego nelle procedure di animali randagi o provenienti da canili o rifugi, nonché di animali selvatici delle specie domestiche”. Poi, e questo ha fatto lanciare l’allarme ad alcuni, il comma 2: “Il Ministero (della Salute) può autorizzare, in via eccezionale, l’impiego di cani e gatti di cui all’allegato I, nell’ambito ecc ecc”. Si deve quindi andare a leggere dei “cani e gatti di cui all’allegato I”. Allegato I: “Elenco degli animali di cui all’articolo 10, comma 1 (…) 8. Cane (Canis familiaris) 9. Gatto (Felis catus) (…)”.
Anche se la giornalista spiega che nell’articolo 10 comma 3 la “scappatoia” starebbe nell’impiego di animali “non provenienti da allevamenti o fornitori autorizzati ai sensi dell’articolo 20”. Eppure però l’articolo 11 smentisce di fatto l’impiego di randagi. Che fare?
NEANCHE PER NOI RICERCATORI – Nel pastrocchio del recepimento, si aggiunge al calderone anche chi sostiene (con legittimi motivi) la sperimentazione animale. Si tratta dell’appello, firmato da scienzati e ricercatori: «Con Claude Bernard – recita la bio – la sperimentazione sugli animali ed il metodo scientifico entrano nella medicina e nella ricerca biomedica. Grazie ad essa, negli ultimi due secoli molte malattie che hanno afflitto l’Uomo e gli animali sono state vinte, e l’aspettativa di vita di intere generazioni si è allungata in maniera significativa». La pagina nasce dall’idea di Roberto Caminiti e Maria Antonietta Farina Coscioni. Hanno già firmato 13 mila persone. Menti che hanno una idea differente: «La storia della medicina e la dinamica delle popolazioni ci insegnano che nuove patologie emergono e vecchie si ripresentano in forma diversa e mutevole. Questo rende la sperimentazione animale, da realizzare assieme alla ricerca di nuovi metodi complementari, necessaria e difficilmente sostituibile». Niente norme da accettare sia da animalisti che ricercatori. Questo recepimento rischia di diventare una roulette russa che potrebbe culminare in una drammatica sanzione.