L’accordo fiscale con la Svizzera verso un nuovo rinvio. Per Renzi si allontana il tesoretto elvetico

L’accordo fiscale tra Italia e Svizzera avrebbe dovuto essere firmato entro il mese di maggio, ma i segnali in arrivo dalla Confederazione Elvetica indicano ulteriori ritardi. Il legame tra l’intesa sulla tassazione dei capitali illeciti e i lavoratori frontalieri rende difficile trovare un accordo tra il nostro paese e la controparte svizzera.


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ACCORDO FISCALE TRA ITALIA E SVIZZERA – A fine gennaio l’allora ministro dell’Economia Saccomanni si recò in Svizzera per un incontro ai massimi livelli. Il viaggio era stato progettato per siglare un accoro fiscale che prevedesse la tassazione dei capitali esportati illecitamente sui conti degli istituti elvetici. Il cambio del governo avvenuto con la staffetta tra lo stesso Letta e Matteo Renzi a Palazzo Chigi ha ritardato l’intesa, ma dalla Svizzera arrivano nuovi segnali negativi sul raggiungimento dell’accordo. Lo dimostrano le dichiarazioni della consigliere federale Eveline Widmer-Schlumpf, titolare del dipartimento delle Finanze della Confederazione Elvetica. Eveline Widmer-Schlumpf si è recata nel Canton Ticino, il cantone di gran lunga più importante della Svizzera italiana, e ha rimarcato come l’accordo fiscale sia collegato al trattato che regola la tassazione dei frontalieri, i lavoratori italiani occupati oltreconfine ma residenti nel nostro paese. La Svizzera vuole rivedere questa intesa per inasprire la pressione fiscale sui frontalieri, al fine di accontentare le richieste ormai compatte della politica ticinese, che ritiene necessario trovare strumenti per fermare il costante afflusso di lavoratori italiani.

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I FRONTALIERI E LA SVIZZERA – I lavoratori residenti in Italia ma occupati in Svizzera, i frontalieri, sono tassati dal sistema fiscale elvetico, ed in base ad un accordo del 1974,  parte di questa imposizione viene erogata al nostro paese. Sono i cosiddetti ristorni dei frontalieri, che lo stato poi eroga ai comuni di residenza dei frontalieri, dove beneficiano dei servizi pubblici italiani. Secondo la Svizzera  la somma erogata ogni anno verso l’Italia è troppo alta, e l’imposizione fiscale sui frontalieri deve essere inasprita. La politica ticinese, ormai senza più distinzione tra i maggiori partiti, chiede alla Confederazione Elvetica la possibilità di intervenire fiscalmente per penalizzare il costo del lavoro degli italiani, troppo vantaggioso per il datore di lavoro locale. I nostri connazionali, ormai più di 60 mila i frontalieri in Ticino, accettano salari ben più bassi rispetto a quelli della manodopera residente in Svizzera, visto il costo della vita così diverso tra il nostro paese e il vicino elvetico.

LUNGA ATTESA – L’Italia storicamente invece difende il trattato del 1974, che garantisce una bassa fiscalità ai frontalieri così come una dote finanziaria cospicua ai comuni confinanti con la Svizzera, dove risiedono questi lavoratori. La dichiarazione della Widmer-Schlumpf sul legame dell’intesa tra frontalieri e accordo fiscale indica trattative ancora prolungate per la parte che più interessa l’Italia. Il governo Letta adottò un decreto legge, poi in parte stralciato e convertito in un disegno di legge, per  favorire il rientro dei capitali esportati illecitamente nelle banche svizzere. L’intesa con la Svizzera si annuncia però ancora molto faticosa, ed il governo ora guidato da Matteo Renzi dovrà scontare un nuovo ritardo sul punto. Dopo il rinvio di fine gennaio 2014 era stata indicato il mese di maggio come possibile data per la firma dell’accordo fiscale. Non pare che sarà così nemmeno questa volta, una brutta notizia sopratutto per chi, nell’esecutivo, sperava di poter contare sulle nuove risorse garantite dalla tassazione dei capitali esportati illecitamente.

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