L’aguzzino pentito di Abu Ghraib: «Rivivo tutto ogni giorno»

Sono passati dieci anni, ma quel ricordo lo tormenta ancora, non lo lascia dormire. Oggi è un docente universitario alla Lehigh University, ma Eric Fair, ex aguzzino nel carcere iracheno di Abu Ghraib, non può perdonarsi per gli abusi del quale si è macchiato in Iraq. Un incubo che lo ossessiona. «Io conducevo gli interrogatori. Io ho torturato. Abu Ghraib domina ogni minuto di ogni giornata, per me», ha spiegato con un articolo sul New York Times.

 

Abu Ghraib

 

 

ABU GHRAIB, PARLA L’EX AGUZZINO: «TROPPI OMISSIS NEL RAPPORTO» – Dopo la pubblicazione da parte del Senato degli Stati Uniti del rapporto sulle torture inflitte dai soldati americani nel carcere di Abu Ghraib, Fair non è certo stupito. Anzi, ritiene che in quel report ci siano troppi omissis:

«Oggi il Senato degli Stati Uniti ha pubblicato il rapporto sulle torture. Molte persone sono rimaste sorprese dal contenuto: casi di waterboarding — di annegamenti simulati — molto più frequenti rispetto a quanto si pensasse prima, privazione del sonno per periodi lunghi fino a una settimana, e un’orribile e umiliante procedura chiamata «reidratazione rettale». Io non sono affatto sorpreso dal rapporto del Senato. Vi assicuro che c’è di più: sono ancora molti gli omissis.

 

ABU GHRAIB E LA MEMORIA – Fair ha raccontato di quel giorno in cui ha chiesto ai propri studenti di ricordare «cosa avessero pensato il giorno, nel 2004, in cui uscirono fuori le fotografie di Abu Ghraib, con le immagini delle violenze ai danni dei detenuti», ricordando le reazioni perplesse dei ragazzi. Tipiche di chi era «troppo imbarazzato per ammettere che non ne sapevano niente, o non avevano al proposito pensieri di particolare interesse». Per questo, li ha esortati «ad andare a ripescare le foto di Abu Ghraib, a raccontarmi le loro reazioni scrivendo temi creativi». Adesso, il rapporto, seppur non esaustivo secondo Fair, avrà il compito di evitare che quella pagina buia della storia americana venga dimenticata:

«La maggioranza degli americani non ha letto il rapporto. La maggioranza non lo leggerà mai. Ma quelle pagine resteranno per sempre lì a ricordarci che Paese siamo stati. […] Gli studenti scopriranno che non sempre questo è un Paese di cui si può andare fieri.».

 

ABU GHRAIB E IL RAPPORTO SULLE TORTURE, LA REAZIONE CIA –  A due giorni dall’uscita del rapporto del Senato, è stato intanto il direttore della Cia, John Brennan, a difendere l’agenzia dalle accuse di aver mentito alle istituzioni e al popolo degli Stati Uniti sulle pratiche violente d’interrogatorio su terroristi e sospettati nel corso della lotta al jihadismo internazionale. Brennan ha riconosciuto che ci siano stati «atti ripugnanti», ma ha contrattaccato parlando di «rapporto che manipola i fatti». «Lasciate che io sia chiaro. La relazione di causa-effetto tra l’impiego di tecniche d’interrogatorio violente e le importanti informazioni fornite dai detenuti, sono a mio parere indefinibili». Brennan ha così difeso l’impiego di «tecniche di interrogatorio potenziate» per rispondere al pericolo del post-11 settembre, seppur ammettendo «errori». Ma soltanto in casi «limitati», per Brennan, «sono state impiegate pratiche non autorizzate che giustamente meritano la condanna di tutti». La senatrice democratica Dianne Feinstein ha ribadito invece la sua ferma convinzione che le pratiche di interrogatorio e tortura non abbiano garantito alcun beneficio alla guerra degli Stati Uniti al terrorismo: «Le informazioni sensibili sono state ottenute con mezzi differenti, sia i tradizionali canali d’intelligence della Cia, sia quelli di altre agenzie».

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