Confessioni di un pedofilo
20/02/2014 di Edoardo Di Gennaro
Nel maggio del 2012 il giornalista David Goldberg venne arrestato nell’ambito dell’operazione Spade per possesso pornografia infantile e ora ha scritto le sue confessioni di pedofilo. A volte si era immaginato come avrebbe reagito se lo avessero arrestato, se si sarebbe messo a piangere o a vomitare. Quando il 31 maggio del 2012 la polizia bussò alla porta di casa sua a Montreal, il giornalista e allenatore di baseball David Golberg era soprendentemente tranquillo. Per tre anni la polizia canadese aveva indagato su un traffico di materiale pedopornografico che ruotava attorno ad un uomo chiamato Brian Way. Poi quando tutto era diventato chiaro, hanno colpito, individuando finanziatori, fornitori e clienti in 50 paesi del mondo e arrestando 348 persone tra le quali sacerdoti, insegnanti, poliziotti e medici. David Golberg era tra questi e gli investigatori sono riusciti ad individuarlo perchè aveva comprato un film con la sua carta di credito, riporta Die Welt.
UNA SECONDA VITA – Fino a quel momento il giornalista 53 enne aveva vissuto una vita adagiata in un sobborgo di Montreal, Lavorava per un giornale locale e per 33 anni ha allenato una squadra di baseball per bambini. La sua seconda vita cominciava di notte, quando si sedeva davanti al computer per acquistare materiale pedopornografico o per guardare film che aveva già comprato. Nel 2013 è stato condannato per possesso di materiale pedopornografico con una pena di 90 giorni e tre anni di libertà vigilata. Il giudice gli ha concesso la possibilità di scontare la pena nei fine settimana a patto che non frequentasse parchi pubblici e non usasse una connessione internet
LA CONFESSIONE – Nell’agosto del 2013, Goldberg ha ha pubblicato un articolo intotolato “Io, pedofilo” sulla rivista americana “The Atlantic” nel quale si descrive come un indemoniato che la sera visitava siti pedopornografici e che durante il giorno si vergognava «Non importava quante immagini avessi trovato, nè il fatto che avessi perso ore ed ore di sonno, in ogni caso non riuscivo a trattenermi da questa ricerca perversa». In carcere ha provato a capire quali fossero i motivi della sua dipendenza. Anche se ha avuto un’infanzia infelice e un padre con problemi di salute mentale, non ha mai subito abusi di nessun tipo. Quindi è ricorso all’aiuto di alcuni terapeuti per cercare le cause della pedofilia, ma non ha trovato nessuna risposta. Sostiene che debba essere fatta più informazione sui pedofili, visto che molti di loro fanno uso di video ed immagini, ma non toccherebbero nemmeno con un dito un bambino aggiungendo che «Noi non scegliamo il nostro orientamento sessuale, se potessimo farlo, nessuno sceglierebbe di essere pedofilo».
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I CRITICI – Il testo di Golberg ha suscitato molta attenzione da parte dei lettori e tra chi ha commentato elogiando il coraggio dell’uomo nel pubblicare quella lettera, altri hanno chiesto che venisse castrato. Goldberg però non si è irritato per i messaggi d’odio nei suoi confronti e poche settimane dopo ha annunciato che in carcere aveva scritto un libro sulla sua condizione di pedofilo nel quale fa delle distinzioni tra chi guarda foto e video di pornografia infantile e chi violenta sessualmente i bambini: «I pedofili che superano questo confine devono sentire tutta la forza del sistema giudiziario ed essere rinchiusi». Gli esperti vedono criticamente l’ammissione di colpa di Goldberg: «É tipico dei pedofili essere narcisisti e maipolativi», ha detto Rosalind Prober, presidente di Beyond Borders, un’associazione che si occupa di abusi di minori, sottolineando il fatto che Goldberg abbia interrotto la terapia dopo solo un anno.: «Questo è un chiaro segnale, non cambierà». La Prober mette in dubbio anche il fatto che Goldberg non avesse mai preso in considerazione l’ipotesi di abusare di un bambino: «Si era già messo in una posizione in cui avrebbe potuto farlo», alludendo al fatto che allenasse una squadra di baseball composta da bambini. Infatti Golberg conclude il suo intervento con delle parole che sembrano quasi una minaccia «Gli scienziati non sanno se ci sia un nesso tra pornografia infantile ed abusi sui bambini. Mon sarebbe utile aiutare i pedofili a capire a quale categoria appartengono prima che lo scoprano da soli?».