Le dieci città dove il traffico è mostruoso
04/10/2012 di Donato De Sena
Se pensate che l’ingorgo nel quale finite quasi quotidianamente lungo il tragitto casa-lavoro sia uno dei più eclatanti casi di traffico automobilistico vi sbagliate di grosso. A soffrire di blocchi stradali e code chilometriche sono ben altre città. La Bbc ha raccolto le lettere di alcuni lettori che vivono in dieci diversi angoli del mondo e che raccontano di ingorghi mostruosi (e relativi ritardi).
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DA BAGKOK A MUMBAI – Sirthep Vadrakchit, thailandese di Bangkok, racconta che la capitale è diventata invivibile e bloccata dalle auto da quando il governo ha deciso di introdurre gli incentivi per l’acquisto di nuove vetture, una politica che ha messo in strada 5 milioni di macchine in una città che normalmente dovrebbe contenerne solo due. A volte servono addirittura due ore per percorrere un solo chilometro in coda. Allan Bell, indonesiano di Jakarta, racconta invece come nella sua città la situazione sia aggravata da un trasporto pubblico scarso e scadente e dice di aver impiegato circa mezz’ora per spostarsi di 2 km nel sobborgo Ciputat. Arthur Buliva, keniano di Nairobi, sostiene che nella città africana il traffico viene generato dalla numerose rotatorie ereditate dai colonialisti britannici. In casi di pioggia – fa sapere – si può anche dormire in mezzo alla strada. Bernie Recrio, residente a Las Pinas, Filippine, ricorda che una volta impiegò ore per spostarsi da Pampanga alla sua città, dove viene utilizzato il metodo delle targhe alterne per ridurre il numero dei veicoli in circolazione. David James, indiano di Mumbai, sottolinea che il traffico generato dall’alto numero di macchine viene reso più grave da animali, soprattutto mucche e pony, e mendicanti, che invadono le corsie.
DALL’UGANDA AL BANGLADESH – A Kampala, in Uganda, invece, lo racconta il lettore della Bbc Bob Sembatya, gli ingorghi soffocano la città soprattutto quando piove. Le consizioni delle strade sono pessime e i sistemi di drenaggio dell’acqua insufficienti. A Lexington, nel Kentucky, Stati Uniti, gli automobilisti – lo racconta Lyle Goodwin – pagano una progettazione delle vie cittadine che risale alla prima rivoluzione industriale. Il boom delle auto ha bloccato il centro. Ad Austin, in Texas, invece la gran mole di auto in circolazione viene incrementata dalla scarsa abitudine ad utilizzare mezzi pubblici. Neysa Joseph dice di incontrare in pieno giorno tanti autobus vuoti. A Seul, poi, il problema sembra essere lo scarso senso civioc degli automobilistico. I conducenti – spiega Martina Marek – sembrano aver poco rispetto delle regole della strada. Verde e rosso sono degli otional, a volte. E può facilmete capitare di rimanere fermi quando invece è il proprio turno per passare. A Dhaka, in Bangladesh, invece, si paga l’elevata densità di popolazione. Ma mancano anche le infrastrutture: assenti un sistema di trasporto di massa adeguato e una superstrada che sostenga la mobilità dei 15 milioni di persone che vivono e lavorano nella città. Un tragitto di 15 km può richiedere anche due o tre ore di tempo durante le quali bisogna sopportare calore estremo, ed elevato inquinamento atmosferico e acustico, scrive Joshua Martin.
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