Le mozzarelle della mafia
27/01/2014 di Dario Ferri
La mafia controlla una parte rilevante del ciclo agroalimentare del nostro paese. La criminalità organizzata detta i prezzi e falsifica i prodotti, imponendo il suo monopolio con la forza delle armi. Un’attività che palesa la mutazione della mafia del nuovo millennio, meno interessata a business di facciata per riciclare denaro, e con un ruolo di crescente protagonismo nell’economia italiana.
MOZZARELLE MAFIOSE – Un’analisi del quotidiano tedesco Süddeusche Zeitung evidenzia quanto sia cresciuto il ruolo della criminalità organizzata nell’agricoltura italiana. Le intercettazioni hanno rivelato il cartello mafioso dei meloni di Marsala, rivendicato nei colloqui da un imprenditore vicino al fratello di Totò Riina. «L’Italia si trova in crisi, e le associazioni mafiose hanno facile gioco ad imporsi. Lo scorso anno sono state fermate novanta aziende attive nel settore agricolo, e sequestrati oltre 2500 possedimenti per infitrazioni della criminalità organizzata. I boss più importanti hanno un forte interesse verso la coltivazione dei beni alimentari. Matteo Messina-Denaro, che l’Fbi ritiene il più grande spacciatore mondiale, ha visto il sequestro delle sue aziende agricole. Il clan dei Casalesi è particolarmente attivo nel business della mozzarella di bufala, come dimostrato da vari casi di cronaca, come l’arresto dell’imprenditore Giuseppe Mandara». Lo stesso blocco della tenuta di Suvignano evidenzia come la mafia ripulisce i suoi soldi investendo nel settore agro-alimentare.
FATTURATO RECORD – SZ rimarca come il fatturato dell’agro-mafia sia cresciuto negli ultimi due anni del dodici per cento, arrivando a 14 miliardi di euro. Un dato riportato da Coldiretti, che evidenzia quanto sia sempre più diffusa la criminalità organizzata nel settore primario. Secondo le stime della DIA, la direzione investigativa antimafia, il 15% circa dell’agricoltura italiana è controllato o influenzato dalla presenza mafiosa. La criminalità organizzata è cresciuta in questo come altri settori grazie alla sua capacità avere una cosa che manca allo Stato come alle aziende, ovvero il denaro, sfruttando la necessità degli imprenditori di ottenere i prestiti negati dalle banche a causa della stretta creditizia. La criminalità organizzata è capace di effettuare iniziative economiche di rilievo sfruttando i suoi contatti con il sistema bancario e la grande distribuzione, così come di influenzare le decisioni politiche e il lavoro delle forze di polizia.
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CONTRAFFAZIONE MAFIOSA – Uno dei maggiori problemi creati dall’agromafia è la contraffazione alimentare. Il lungo sforzo per difendere la trasparenza e la qualità dei prodotti alimentari è messa in pericola da un nuova guerra economica che vede contrapposti i criminali contro i produttori rispettosi delle leggi. Chi si dedica alla produzione regolare deve talvolta fare buon viso a cattiva sorte per non finire fuori dal mercato, vista la capacità monopolistica della mafia di escludere chi non rispetta i suoi diktat. Per controllare l’intera catena dalla coltivazione agli scaffali del supermercato la mafia utilizza due metodi. Da una parte come forza di controllo e ricatto per i produttori, al fine di collegarli nella sua rete, dall’altra si inserisce nella catena di distribuzione tra gli stessi coltivatori e i consumatori.
RADICI MAFIOSE – In questo modo la mafia muta la sua attività. A inizio degli anni ottanta Giovanni Falcone ed il capo dell’agenzia Usa Fbi avevano evidenziato come le pizzerie del New Jersey fossero una semplice copertura per il vero business della criminalità organizzata, fosse il traffico illecito di armi o di droga. Ora invece il rafforzamento costante delll’agromafia indica la nuova specializzazione della criminalità organizzata, motore di innovazione economica con una forza stupefacente, come ha detto la stessa procura anti mafia nel corso di un’audizione in Parlamento. Un modo di tornare alle stesse origini del fenomeno mafioso, visto che la criminalità organizzata si è originata nelle attività criminale rivolte contro i terreni dei latifondisti, il ricatto degli agricoltori, l’incendio dei campi oppure il furto di bestiame. In questo momento è particolarmente forte la contraffazione dei beni alimentari, che vale circa sei miliardi di euro. Spesso i nomi di prodotti italiani nascondono beni che vengono dall’estero, che costano meno e che quindi garantiscono maggiori profitti a chi è responsabile della loro contraffazione. Particolarmente colpiti sono i settori dell’olio d’oliva e della produzione di pomodoro. La criminalità organizzata, rimarca il quotidiano tedesco, ha inoltre falsificato i test sanitari relativi allo stato di salute delle bufale che danno il latte utilizzato per produrre la mozzarella. Un esempio per SZ dei tanti rischi nascosti delle infiltrazioni mafiose nel settore agroalimentare.