Le prostitute che lavorano sul web
02/11/2013 di Dario Ferri
Dopo il giornalismo, è il mestiere più antico del mondo. Ma la prostituzione si sta modernizzando con l’ausilio del web e delle tecniche moderne di comunicazione. Spiega oggi il Corriere della Sera che tra contatti in Rete e incontri in casa oggi la situazione è molto diversa:
In Italia la prostituzione non è reato, quando coinvolge persone maggiorenni. La legge Merlin del 20 febbraio 1958, che abolì «case, quartieri e qualsiasi altro luogo chiuso dove si esercita la prostituzione », punisce reclutatori, sfruttatori, proprietari o gestori di locali dove si esercita il meretricio. Non chi lo pratica né chi ne usufruisce, sempre che la prostituta non sia minorenne, come nel recente caso delle adolescenti ai Parioli. Una sentenza della Terza Sezione penale della Corte di Cassazione (n.20384, 13 maggio 2013) ha stabilito che non è vietata neppure l’«attività diretta a pubblicizzare inserzioni di persone dedite alla prostituzione».
Via libera dunque ai siti di escort, annunci a luci rosse, forum di utenti che si scambiano impressioni, suggerimenti, indirizzi hot:
Dalla strada alla casa: le donne che si prostituiscono indoor, pubblicizzandosi sulla Rete, sono sempre di più, decine di migliaia. Le stime non tengono il passo: chi è dentro non si vede, difficile contarle. La rivoluzione di Internet ha travolto anche il mondo delle «marchette», sempre più liquido, globalizzato, a portata di tutti. Bastano pochi clic per entrare senza filtri nella schermata giusta, scegliere dal catalogo virtuale il prodotto desiderato, quindi telefonare, incontrare, acquistare. Se hai una trasferta, prenoti online e trovi la sorpresa pronta in albergo, senza dover scendere dal concierge o al night. Il mercato non ha mai marciato così bene, uno dei pochi in Italia a non soffrire la crisi. E l’indoor garantisce pure l’anonimato: le prostitute, specie le italiane e le clandestine, si sentono meno esposte; la privacy del cliente è tutelata.
Nell’articolo di Sara Gandolfi si sente anche qualche professionista:
«Tu ti senti come sporca», dice una «collega», rumena, che non riesce a pensarsi come qualcosa di distinto da quello che fa, «la puttana». Ritrovare un’identità: è uno degli obbiettivi principali dei progetti per l’accoglienza e la riduzione del danno, che ancora aspettano una decisione sui finanziamenti del Dipartimento Pari opportunità. L’anno scorso erano 8 milioni di euro, quest’anno chissà.