Sesso.it: il sito che usava i vip per fare pubblicità al porno è nei guai
05/02/2014 di Redazione
Il sito Sesso.it utilizzava i volti ed i nomi di alcuni personaggi famosi per pubblicizzare in internet dei servizi per adulti a pagamento. Tra le vittime di questo raggiro vi sono state anche Luisa Corna, Samantha de Grenet, Alessia Fabiani e Flavia Vento, che si sono rivolte all’avvocato Antonino Polimeni per intentare causa contro il portale per “lesione della loro immagine, utilizzo fraudolento del loro nome e sfruttamento della loro immagine per uso commerciale, tra l’altro effettuato in ambiti lesivi della loro reputazione e dignità personale”.
IL TRANELLO – Entrando sul sito Sesso.it si poteva entrare in sezione intitolata “showgirl” nella quale vi erano una gradne quantità di nomi di personaggi famosi italiani e stranieri: cliccando sul vip prescelto si accedeva ad un’altra pagina in cui vi erano molte piccole immagini dello stesso, corredate dalla scritta “clicca sulla foto per ingrandirla”, cosa che poi non succedeva visto che l’utente veniva indirizzato ad un’altra pagina che invitava a telefonare ad alcuni numeri a pagamento per ottenere la password e la visione dei contenuti.
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LA CAUSA VINTA – Dopo tre anni di giudizio il Tribunale di Roma ha dato ragione alle attrici condannando i gestori del sito (che ora ha cambiato proprietari) di allora ad un risarcimento esemplare “tenuto conto della diffusività del mezzo di comunicazione e della correlazione dell’illecito con la sfera della reputazione professionale delle attrici, oltre che della gravità dell’elemento soggettivo”. «Il problema è che su internet la gente crede che tutto sia concesso», ha dichiarato l’avvocato Polimeni. «Nessuno sipone il problema di utilizzare un’immagine di una persona, o anche solo una semplice fotografia a cose o luoghi, senza chiederne l’autorizzazione al fotografo o alla persona ritratta. Il fenomeno è diffusissimo e questa vittoria fissa un punto da cui partire per far capire che internet è molto più reale di quanto si immagini e che ognuno risponde delle proprie azioni anche se virtuali».