L’epic fail di Enrico Rossi su Pci, Pse e PD
24/03/2015 di Andrea Mollica
Enrico Rossi è riuscito nell’impossibile, o quasi. Scrivere tre errori fattuali molto gravi in centoquaranta caratteri appare un record notevole. Che diventa pure più grave se questi sfondoni riguardano la storia del proprio partito. Ecco quanto scrive Enrico Rossi su Twitter in merito ai rapporti tra sinistra italiana e Pse.
Il Pci avrebbe dovuto aderire al PSE già dopo l’89 e invece c’è voluto Renzi. Si è perso quarto di secolo,
— Enrico Rossi (@rossipresidente) 22 Marzo 2015
Enrico Rossi scrive tre cose fattualmente sbagliate, uno sfondone surreale se si pensa al percorso politico del presidente della Toscana, già assessore in un comune della sua regione negli anni ottanta.
1. Il Pci avrebbe dovuto aderire al PSE già dopo l’89. Il Pci non avrebbe mai potuto aderire al Pse perchè il partito del socialismo europeo non avrebbe mai accolto una formazione di ideologia comunista. Anche solo il pensionamento dell’Internazionale Socialista promossa dalla Spd per l’eccessivo estremismo di diverse formazioni non europee appare ulteriore prova di questo fatto, così come il veto posto a diversi partiti comunisti dell’Est Europa in merito alla loro adesione al Pse negli anni novanta.
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2. Il Pci non avrebbe potuto aderire al Pse dopo l’89 perchè quando fu fondato il Partito del socialismo europeo il Partito comunista italiano era stato già sciolto nel Partito democratico della Sinistra, formazioni di cui Enrico Rossi era stato un dirigente. Il Pse è nato nel 1992, in seguito alla fondazione dell’Unione Europea. Il Trattato di Maastricht aveva introdotto la nozione di partito europeo.
I partiti politici a livello europeo sono un importante fattore per l’integrazione in seno all’Unione. Essi contribuiscono a formare una coscienza europea e ad esprimere la volontà politica dei cittadini dell’Unione
La Confederazione dei partiti socialisti europei decise così di trasformarsi in una vera e propria formazione politica unitaria nel primo congresso svoltosi nella città olandese de L’Aia a fine 1992. I membri fondatori per l’Italia furono il Partito socialista italiano e il Partito democratico della sinistra (Rossi all’epoca era sindaco di Pontedera e dirigente del Pds, probabilmente ignaro di quanto succedeva in merito alle relazioni internazionali del suo partito.
3. L’errore più surreale compiuto da Rossi riguarda però proprio il Partito Democratico. Proprio per fondare il PD i Democratici di Sinistra abbandonarono il Pse e l’Internazionale Socialista visto l’irriducibile veto della Margherita ad aderire al partito del socialismo europeo. All’epoca Matteo Renzi era un dirigente di quel partito – più giovane presidente di Provincia in Italia, quella di Firenze e militava nella corrente rutelliana, la più ostile al Pse (ma sul punto solo i prodiani erano disponibili al confronto, tutte le altre anime postdemocristiane erano contrarie). Nei primi mesi di vita del PD, dall’ottobre del 2007 fino al giugno del 2009, gli europarlamentari democratici erano iscritti in due gruppi diversi al Parlamento europeo: quello del Pse per chi veniva dai DS, il gruppo dell’Alde per gli ex Margherita. Il gruppo del Pse acconsentì a una modifica del suo nome, trasformandosi in Alleanza progressista di socialisti e democratici, per accogliere gli europarlamentari del PD. Da allora iniziò un percorso di avvicinamento del PD all’iscrizione del Pse poi concluso effettivamente da Renzi, ma che è stato promosso dai segretari che l’hanno preceduto, ovvero Dario Franceschini, Pierluigi Bersani e Guglielmo Epifani. Enrico Rossi poi ha precisato su Twitter il suo epic fail
#PciPdsDs non discuto che adesione al #PSE ci fu. Formale nel ’92, simbolica nel ’98. Ma col #Pd fu passo del gambero, tela di Penelope — Enrico Rossi (@rossipresidente) 23 Marzo 2015
La precisazione però non è affatto convincente, sopratutto perché dimentica i numerosi sforzi del suo partito di allora, i Democratici di Sinistra, per accreditarsi come formazione del socialismo europeo, e l’ostilità dell’altra parte del centrosinistra, prima popolari, poi democratici, poi Margherita, per questo approdo europeo. Una contraddizione risolta solo da poco tempo, visto che fino al 2013 c’erano diversi esponenti del PD contrari al Pse. Paolo Gentiloni, attuale ministro degli Esteri, firmò un editoriale su “Europa” per rimarcare la sua opposizione all’approdo socialista che snaturava la missione e lo scopo per cui era stato fondato il PD. Enrico Rossi ha scelto la storia tra la sinistra italiana e il Pse per polemizzare contro D’Alema e Bersani e le minoranze anti Renzi. Il presidente della Toscana avrebbe però fatto una migliore figura a scegliere un altro argomento, visto che i temi per criticare i leader degli ex DS appaiono numerosi e sicuramente più opportuni rispetto a inventarsi un percorso di avvicinamento del PD al Pse promosso da Matteo Renzi.