L’epic fail di Matteo Salvini sul curioso Crocifisso donato al Papa
14/07/2015 di Redazione
Il leader leghista attacca il Papa dicendosi infastidito perché ha accettato in dono uno strano crocifisso, del quale ovviamente il leader leghista non conosce la storia, ma sul quale ha pontificato lo stesso rimediando l’ennesima brutta figura.
L’EPIC FAIL DI MATTEO SALVINI –
Matteo Salvini ha appena finito di spiegare che dall’alto della sua conoscenza si è sentito infastidito dal fatto che Papa Francesco abbia accettato il curioso crocifisso offertogli in dono dal presidente boliviano Morale, dimostrando così di non averci capito niente e di non aver nemmeno provato a leggere le parole con le quali lo stesso Papa Francesco ha spiegato il valore di quel dono e quanto lo abbia apprezzato:
«L’arte di protesta in alcuni casi può essere offensiva. Ma in questo caso concreto padre Espinal è stato ucciso nell’anno 80 era un tempo in cui la Teologia della liberazione aveva tanti brani uno dei quali era con con l’analisi marxista della realtà. Padre Espinal apparteneva a questo e io lo sapevo perché ero in quell’anno rettore della facoltà di teologia e se ne parlava tanto. Nello stesso anno il generale della Compagnia, padre Arrupe fece una lettera a tutta la Compagnia sull’analisi marxista della realtà nella teologia, un pò per fermarla, dicendo ’no non va sono cose diverse, non va, non è giusto. Poi 4 anni dopo, nell’84, la Congregazione della Dottrina della Fede, pubblicò il primo volumetto piccolino, la prima pubblicazione sulla teologia della liberazione che critica questo. Poi viene il secondo che apre le prospettive più cristiane, sto semplificando. Facciamo l’ermeneutica in quell’epoca: Espinal è un’entusiasta di questa analisi della realtà marxista ma anche della teologia e usando il marxismo di questo è venuta questa opera che anche le poesie di Espinal sono di quel genere di protesta era la sua vita, era il suo pensiero, era un uomo speciale, con tanta genialità umana, che lottava in buona fede. Facciamo l’ermeneutica di genere, io capisco quest’opera e per per me non è stata un’offesa ma ho dovuto fare questa ermeneutica e la dico a voi perché non ci siano opinioni sbagliate, ma è così”. Dunque, ha concluso Francesco, il Crocifisso di padre Espinal “lo porto con me mentre le due onoreficenze che mi ha conferito Morales, la più importante della Bolivia e l’altra l’ordine di padre Espinal, no. Mai ho accettato una onoreficenza, non mi viene, ma lui lo ha fatto con tanta buona volontà e con piacere di farmi piacere e io ho pensato che questo viene dal popolo della Boliva, così ho pregato su questo: ’cosa fare?’. Se le porto in Vaticano finiranno lì e nessuno. Per questo ho pensato di lasciarle alla Madonna di Copacabana, la madre della Bolivia. Ci sarà nel santuario di Coapacabana, la Madonna con queste due onoreficenze, invece il Cristo lo porto con me”
UN SIMBOLO DEL MARTIRIO CRISTIANO –
Il dono ha fatto molto scalpore inizialmente, ma subito i chiarimenti delle gerarchie ecclesiastiche hanno spiegato come fosse appartenuto a un martire del cristianesimo, anche il gesuita Xavier Albò, boliviano, aveva voluto chiarire una volta per tutte che la croce a forma di falce e martello appartenuta a padre Luis Espinal Camps ( rapito dagli squadroni della morte per aver denunciato abusi, soprusi della dittatura, torturato e ucciso con 17 colpi di pistola a El Alto, la notte tra il 21 e il 22 marzo di 35 anni fa) non è un simbolo marxista. Non era considerata da Espinal «un simbolo ideologico, del comunismo, ma era solo un modo per cercare il dialogo con i cristiani del movimento operaio. Dire che Espinal fosse comunista è una menzogna. Io lo nego totalmente. Non è la verità» ha detto a una intervista a Patria Nueva.
LEGGI ANCHE: Matteo Salvini a Ballarò: “Non si può fare il referendum per uscire dall’Euro, inutile prendere in giro gli italiani”
QUANDO SALVINI SPARA A CASO –
Dire quindi che quel crocifisso sia simbolo di oppressione e di morte vuol dire solo esibire solo avventatezza e arrogante ignoranza. Un insulto a un martire cristiano da parte di un leader di partito ignorante e interessato solo a piegare qualsiasi evento o notizia ai suoi biechi interessi elettorale.