L’etanolo in crisi nelle mani dei petrolieri

03/01/2014 di Mazzetta

brasile etanolo 3

COSTI AMBIENTALI IMPONENTI – In Brasile ad esempio le piantagioni di canna da zucchero usata come materia prima sono state ricavate falciando la foresta e costruendo enormi latifondi, che ora che entrano in campo giganti come BP, che di recente ha fatto investimenti miliardari nel settore, rischiano di diventare ancora più grandi, con il potere di dettare i prezzi che si concentrerà sempre di più nelle mani di chi controlla le infrastrutture necessarie, dagli impianti per la lavorazione della materia prima agli oleodotti per portare il prodotto raffinato ai porti e quindi verso l’export e segnatamente verso il mercato americano.

LA CRISI – Anche negli Stati Uniti come in Brasile a colpire le sorti dell’etanolo è arrivato un mutamento del mercato che si è aggiunto a un netto calo degli stratosferici consumi americani di carburante. In Brasile, dove pure è stato trovato molto petrolio, il governo ha anche deciso di abbassare le tasse anche sulla benzina importata per stimolare l’economia. Così mentre l’inflazione ha contribuito ha spingere in alto i costi dell’etanolo, quelli dei carburanti fossili rimanevano stabili e i brasiliani sono tornati alla benzina, condannando l’etanolo a scendere da un 50% di quota di mercato al 30% in pochi anni. Una spettacolare inversione di tendenza dopo anni di crescita altrettanto rapida e tumultuosa, solo che questa ha falcidiato i più fragili tra quanti stavano cavalcando il boom e costretto alla chiusura numerosi impianti.

UNA CRISI CHE PASSA  – Lo stesso è accaduto più o meno negli Stati Uniti, dove i costi di produzione sono comunque più alti e dove l’etanolo brasiliano potrebbe trovare uno sbocco di mercato in un prossimo futuro, in attesa che passi l’abbondanza offerta dal fracking e dai giacimenti scoperti negli ultimi anni. Un momento che i giganti come BP sanno che arriverà, così come sanno che l’ostilità verso i combustibili più inquinanti non potrà che aumentare in futuro, ecco allora il senso d’investire una parte rilevante dei profitti in una produzione che sicuramente sarà assorbita dalla domanda energetica mondiale, in sicura crescita, anche qualora la produzione di gas e petrolio dovesse mantenersi più sostenuta del prevedibile.

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