La lettera del poliziotto alla famiglia di Cucchi: «Chiedo scusa per l’oltraggio infinito»

L’Espresso ha riportato la lettera aperta di un agente della questura di Bologna che si rivolge ai parenti di Stefano Cucchi dopo la sentenza d’appello che ha assolto tutti gli imputati e dopo la querela del Sappe a Ilaria Cucchi: «Il diritto di parola consentito al Segretario nazionale del Sap gli ha permesso di esprimere ”La piena soddisfazione per l’assoluzione di tutti gli imputati ” con una disinvoltura che abitualmente può trovare applicazione esclusivamente in uno stadio dove l’unica forma di dolore può derivare abitualmente da un goal mancato e non già dalla morte violenta di un giovane celebrata in un’aula di Giustizia», scrive l’agente Francesco Nicito.

 

Foto: Daniele Leone/LaPresse
Foto: Daniele Leone/LaPresse

 

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LA LETTERA – Il segretario nazionale del Sap aveva detto, riferendosi a Cucchi, che «se uno ha disprezzo della condizione di salute, se uno conduce una vita dissoluta, ne paga le consegurenze». Per l’agente della questura di Bologna  queste parole, in un contesto democratico «sortirebbero reazioni, conseguenze interrogativi e dibattiti sul loro senso», aggiungendo che «sarebbe da attendersi dal Segretario la spiegazione su quanto realmente produca paura in questo Paese e se l’abuso di alcol e droghe sia causa di morte per lesioni e se vi sia qualcosa di più dissoluto di un diritto calpestato». Per Nicito «andrebbe preteso che ci chiarisse se quelle parole siano rappresentative di tutto l’universo della Polizia o invece siano la personale interpretazione di un dramma o la recensione di un abominio. E ancora gli andrebbe richiesto se il silenzio seguito alle sue parole sia l’indicatore di un Paese dove domina sul diritto l’incertezza, sulla complessità della vita l’omologazione, sui drammi umani l’assenza di indignazione e l’ignavia». Nicito conclude chiedendo scusa alla famiglia di Cucchi «per questo oltraggio infinito, per questa deriva che non può rappresentare la totalità degli appartenenti alle forze di polizia neppure quelli a cui per regolamento è precluso il diritto di indignarsi e di affrancarsi dalla convivenza col divieto di opinione».

(Photocredit: Daniele Leone / LaPresse)

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