L’incredibile guerra tra gli Alcolisti Anonimi e i medici
16/01/2014 di Redazione
Il metodo degli Alcolisti Anonimi non sembra garantire tassi di guarigione superiori ad altri metodi, ma neppure i farmaci sono in grado di risolvere il problema.
DIO E GUARIGIONE – Gli Alcolisti Anonimi sono un’istituzione benemerita negli Stati Uniti, ma non per questo sono esenti da critiche, che provengono soprattutto da medici e psicologici. Il loro famoso Metodo dei 12 passi inoltre invoca Dio in sei dei dodici passi e questo a molti sembra una cosa priva di senso, non solo per la dubbia efficacia verso i non credenti
IL CONFRONTO CON I MEDICI – Il problema si pone perché la teoria degli AA si fonda da un lato sull’auto-motivazione e un generale ostracismo ai farmaci e dall’altro sul rifiuto assoluto del compromesso, l’unica alternativa offerta all’alcolista è l’astinenza. Anche se le posizioni di molti degli AA si sono ammorbidite nel tempo su questi due aspetti della terapia e ora tendono a considerare utilitaristicamente che farmaci e assunzioni moderate di alcolici possano essere di beneficio a parte degli alcolisti, il mantra ufficiale resta puntato sull’astinenza come soluzione d’elezione.
NON ESISTE RIMEDIO SICURO – L’efficacia del metodo tuttavia non è mai stata misurata con certezza e non si può dire se sia più efficace dell’intervento di uno psicoterapeuta o dell’assunzione dei farmaci più moderni che sembrano offrire qualche aiuto per superare le crisi d’astinenza. L’Acamprosate e il naltrexone hanno mostrato leggeri vantaggi nei test comparativi con i placebo ed è chiaro che possono essere d’aiuto, ma non risolutivi, la pallottola d’argento che uccide il mostro non ce l’ha ancora nessuno.
MEGLIO IL TRATTAMENTO SU MISURA – L’esperienza dice insomma che no esiste un metodo buono neppure per la maggioranza degli alcolisti, ma che accanto alla volontà del soggetto occorre individuare il trattamento o gli espedienti più confacenti alla sua personalità per allontanarlo con successo dalla dipendenza. Gli studi fin qui condotti confortano l’idea che l’alcolista possa diventare un bevitore moderato con possibilità di ricadere nella dipendenza più o meno sovrapponibili a chi ha scelto l’astinenza, ma soprattutto confermano che la dipendenza alcolica, come quella da altre sostanze, dipende più dagli equilibri psicologici dei soggetti che da rapporti di causa-effetto attivabili dall’esterno.