Lino Banfi: «Quando ho rifiutato il posto fisso che mi aveva trovato il Senatore»
18/01/2016 di Redazione
Nell’ultimo film di Checco Zalone, Quo Vado, Lino Banfi interpreta uno dei personaggi chiave, Nicola Binetto, il senatore della prima Repubblica che procura l’ambito posto fisso. Ma probabilmente sanno che anche l’attore pugliese, ad inizio carriera, in uno dei momenti più drammatici della sua vita, aveva avuto un politico protettore, un parlamentare che gli aveva garantito un impiego sicuro, come usciere. Lo ha raccontato lui stesso, nel corso di un’intervista rilasciata a Luca Telese per Libero:
«Sarà stato forse il 1965 o il ’66, ero già a Roma: facevo il cabarettista, ma ero disperato, veramente disperato».
Perché?
«O non mi pagavano proprio, oppure dicevano di pagarmi e non poi non me li davano».
L’anno più nero della tua vita?
«Senza dubbio: debiti, strozzini, duecravattari chemivenivano a cercare a casa, due zingari che facevano paura…»
E tu?
«Stavo per gettare la spugna e ora nessuno saprebbe chi è Lino Banfi».
Perché?
«Eravamo in tre, con una bimba piccola, e non simetteva insieme il pranzo con la cena».
Non avevi successo?
«Macché: sbarcavo il lunario nell’avanspettacolo, Rosanna, mia figlia, aveva tre quattro anni, e io tornavo a casa senza in tasca i soldi per comprare la carne o il latte».
E quindi?
«Mi dissi: Basta! Così non reggo! Decisi di provare a prendere pure io il posto fisso».
E come si faceva?
«Semplice.Chiamai mio padre che mi disse: “Lino! C’è sempre a Roma quel senatore Iannuzzi che mi vuole bene…”».
E tu lo chiami?
«”Senatore,mi aiuti!”. “Beh? Non vu fe cchiù l’artist?”».
Gli spieghi che non ci riesci. E lui?
«Mi fa: “Lino, tu si nu disastr! Nun ti sì né laureat, né diplomat!! Ti faccio entrare in banca, come usciere: ma appena entri alla Cassa di Risparmio devi studiare e diplomarti, così ti posso far fare cassiere”».
Geniale. Ti faceva addirittura tutoraggio…
«Eeeeh, la prima Repubblica, non si scorda mai, come dice Checco! Ma…».
Banfi racconta di aver rinunciato al posto fisso perché poco entusiasta dalla nuova prospettiva:
«Non ero felice: dovevo prendere servizio lunedì, era sabato. Terrore. Io e Lucia nel letto. Io non dico nulla. Lei non dice nulla».
E poi?
(Con una faccia Lino diventa sua moglie, con uno sguardo se stesso) «”Non dormi?” E io: “No”».
E lei?
«”Ancora stappensaie a la Banc?”. Io: “Sì”. (Sospiro). “Ma perché devo avere a fianco un marito infelice?”».
E tu zitto?
«Muto. Ancora lei: (Sospiro). “Lino, vù fa l’artist? Fa l’artist!”».
Santa donna!
«Devo tutto a quella frase. Spero di averla ripagata con una vita di amore».
(Foto di copertina: ANSA / CLAUDIO ONORATI)