L’intervista che rivela i momenti dell’attentato francese alla nave di Greenpeace
09/07/2014 di Redazione
Pete Willcox racconta a BBC i drammatici momenti dell’attentato francese che affondò la Rainbow Warrior e provocò la morte di un attivista e fotografo olandese Fernando Pereira.
L’ATTENTATO – Il 10 luglio 1985, nel porto di Auckland, in Nuova Zelanda, la nave Rainbow Warrior di Greenpeace fu oggetto di un attentato terroristico da parte della DGSE, il servizio segreto francese responsabile delle operazioni all’estero. Nell’affondamento perse la vita il fotografo olandese d’origine portoghese Fernando Pereira. Lo scopo dell’attentato era impedire agli attivisti di raggiungere Mururoa per protestare contro gli esperimenti nucleari francesi in Polinesia.
IL RACCONTO – Pete Willcox all’epoca era il capitano della nave e oggi ha raccontato a BBC i terribili attimi dell’attentato, che colse gli attivisti di Greenpeace del tutto di sorpresa mentre riposavano ormeggiati nel porto di Auckland. Due forti esplosioni, una delle quali provocò uno squarcio di due metri per due nella chiglia della nave, che affonda accanto alla banchina, poi la scoperta della morte di Pereira che non era riuscito a mettersi in salvo dopo essersi attardato per recuperare le sue macchine fotografiche.
L’AZIONE FRANCESE – Erano in 12 a bordo della nave quando venne minata con due cariche esplosive collocate all’esterno dello scafo da sommozzatori dei servizi francesi. C’erano 30 agenti francesi ad Auckland quel giorno, tutti shcierati per impedire alla Rainbow Warrior di salpare alla volta della Polinesia, dove la Francia continuava a far detonare atomiche devastando l’ambiente. All’epoca il presidente francese era Mitterand, che le cronache vogliono all’epoca furioso con il DGSE, che si fece anche cogliere con le mani nel sacco dalla polizia neozelandese e che all’epoca era già sotto accusa per aver compiuto diversi errori «operativi».
LEGGI ANCHE: Il dipendente che fa perdere a Greenpeace 3,8 milioni di euro
LE CONSEGNUENZE – Due agenti franesi resteranno per 10 anni ospiti delle falere neozelandesi e al termine del processo la Francia sarà costretta a pagareun risarcimento grazie al quale Greenpeace costruì la Rainbow Warrior II , presentata poi nel 1992 e ancora attiva, tanto che proprio a bordo di questo scavo si trovavano le decine di attivisti arrestati nel mare Artico perché cercavano d’infastidire i russi intenti ad estrarre petrolio. .