Lisandra e il delitto di Lignano Sabbiadoro
18/09/2012 di Ferma Restando
Sul Corriere della Sera Andrea Pasqualetto riporta l’inizio della confessione della ventunenne cubana venuta qualche anno fa in Italia per cambiare vita e rimasta coinvolta con il fratello Laborde Reiber Rico nell’ atroce delitto di Paolo Burgato e Rosetta Sostero:
Davanti al pm di Udine Claudia Danelon, al capitano Fabio Pasquariello e all’avvocato Carlo Serbelloni, suo difensore, ha parlato confusamente di quella notte, cercando di proteggere il fratello. «Non volevo uccidere, volevo solo il denaro ma poi c’è stato il panico e tutto è andato male». Spiega la volontà di rapinare i coniugi e l’improvvisa colluttazione. «Non me l’aspettavo, non volevo che le cose finissero così, io non sono un’assassina e non ho mai fatto nulla in vita mia. Non mi drogo, quella sera non avevo preso nulla. Mi ero coperta il volto e li abbiamo aspettati lì…». Ma poi, quando gli inquirenti la incalzano sull’aggressione, Lisandra non riesce a dire molto. Non parla di chi ha colpito e preferisce glissare sulle ragioni di tanta ferocia.
Erano stati riconosciuti nel parapiglia con Rosetta e Paolo, traditi un po’ dalla lingua e un po’ dalla stazza:
Lui un metro e ottanta per 150 chili, lei uno e settanta per 70 chilogrammi, assicurano gli investigatori. Di certo c’è che il bottino è stato cosa grama: «Io non ho portato via nulla, non so poi…». Pare qualche centinaio di euro, intascati dal fratello. Infine, il pentimento e la grande preoccupazione. Per lei, per sua madre che vive in Italia, per i suoi parenti e per i suoi fratelli. «Sono disperata». Ora si trova nel carcere di Trieste, in attesa dell’interrogatorio di convalida da parte del magistrato di Udine che dovrà confermare o meno il suo fermo. Mentre il fratello è ricercato, inseguito da un mandato di cattura internazionale. Secondo gli investigatori è fuggito a Cuba, forse a Camagüey, la loro città d’origine.
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