L’Isis e il collasso del califfato

L’Isis sta iniziando a collassare. Dopo mesi di avanzata che appariva inarrestabile il califfato islamico sta indietreggiando su tutta la linea, sia in Sira che in Iraq. I bombardamenti americani hanno indebolito i jihadisti, che ora devono affrontare lo scollamento sempre più forte tra la realtà e le vittorie promesse da al-Baghdadi. L’Isis rimarrà ancora per diverso tempo un’organizzazione terroristica pericolosa, ma i timori sulla sua capacità di destabilizzare l’intero Medio Oriente sembrano ormai dissipati secondo diversi osservatori.

L’ISIS ARRETRA- Il leader dell’Isis, Abu Bakr al-Baghdadi, ha affermato come con il permesso di Allah la sua organizzazione avrebbe riportato i musulmani a essere i padroni e i re della Terra. Secondo il piano quinquennale tratteggiato dai fondamentalisti islamici il califfato avrebbe dovuto espandersi entro il 2019 all’intero Medio Oriente, e ad ampie parti di Europa e Asia. Dopo sarebbe partita la conquista verso il testo del mondo. Un piano con poche se non nulle possibilità di riuscita, ma che è un punto centrale dell’ideologia dell’Isis. Le numerose conquiste ottenute tra l’estate del 2013 e la primavera del 2014 avevano rafforzato il messaggio di al-Baghdadi, che aveva attratto migliaia di jihadisti accorsi in Sira e Iraq per lottare per l’espansione del califfato. I bombardamenti avviati dagli Stati Uniti hanno però indebolito significativamente l’Isis, come rimarca un esperto iracheno, Hischam al-Haschimi, al quotidiano tedesco Die Welt. «Oltre alle distruzioni subite, i miliziani dell’Isis hanno perso la loro libertà di movimento. Perdono un milione di dollari al giorno, da quando gli Usa bombardano i loro campi petroliferi».

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L’ISIS E IL COLLASSO DEL CALIFFATO – Dall’avvio dell’azione militare guidata dagli Stati Uniti l’Isis ha perso diverse battaglie militari. La più importante è la mancata conquista di Beidschi, città strappata dall’esercito iracheno ai miliziani di al-Baghdadi, strategicamente fondamentale visto che ospita la più importante raffineria del Paese. Nel nord dell’Iraq i peshmerga curdi hanno lanciato una grossa offensiva nei pressi di Sadia e Kirkuk, mentre in Siria la conquista di Kobani appare ormai impossibile per l’Isis. Al-Baghdati ha inviato moltissimi combattenti per strappare l’enclave curda ed estendere l’autoproclamato califfato ai confini con la Turchia, ma i bombardamenti Usa e l’arrivo di rinforzi hanno permesso all’esercito curdosiriano di riconquistare ampie parti della città. Numerosi arretramenti che costano all’Isis la perdita dell’aura dell’invincibilità, acquisita durante i primi mesi del 2014. Come rimarca Die Welt, la maggior parte della sua avanzata era stata favorita dal mancato contrasto, se non dalla vera e propria fuga, degli eserciti che si contrapponevano alle truppe del califfato.

L’ISIS E IL PARALLELO CON LA GERMANIA NAZISTA – Nei mesi scorsi l’Isis era diventato una sorta di fantasma che terrorizzava l’intero Medio Oriente, grazie alla sua aura di invincibilità, e l’estrema crudeltà della sua avanzata, caratterizzata da eccidi e brutali massacri di chi si opponeva ai nuovi padroni. Secondo Aiman al-Tamimi, ricercatore presso il centro studi americano Forum Middle East, l’Isis si era presentata come la forza capace di contrastare l’Occidente, e batterlo. Una promessa di al-Baghdadi, uscita però massacrata dal confronto con la forza militare. Aiman al-Tamimi non crede però a una rapida sconfitta dell’Isis, e paragona la sua espansione aggressiva alla strategia perseguita dalla Germania nazista. «Ora ci troviamo alla fine del 1941, con la fine dell’avanzata delle truppe di Hitler e la ripresa dell’offensiva alleata«, spiega l’esperto di Forum Midlle East. Per Die Welt però il parallelismo non significa che bisogna aspettare 4 anni per vedere il crollo dell’Isis. L’organizzazione terroristica di al-Baghdadi potrebbe rapidamente collassare se la coalizione occidentale decidesse di utilizzare fino in fondo la sua forza militare, altrimenti ci sarà una lenta parcellizzazione dei miliziani, con un probabile rimescolamento del fronte fondamentalista che combatte in Siria e in Iraq. «La minaccia di una rete internazionale capace di far sprofondare nel caos l’intero Medio Oriente così come il Nord-Africa è già ora scomparsa. Solo l’Isis lo vuole far ancora credere, mostrando ancora una volta di essere organizzazione campione di propaganda».

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