Lista Falciani, Briatore: «Io evasore? No, un genio»
16/02/2015 di Redazione
«Non sono mica soldi personali, ma delle società amministrate da Ginevra, in totale trasparenza. Servivano anche per pagare gli stipendi ai piloti». Risponde così Flavio Briatore a chi alimenta sospetti sui suoi conti correnti alla banca britannica Hsbc emersi con la pubblicazione della lista Falciani. Il 64enne imprenditore di Verzuolo (Cuneo), che deteneva negli anni 2006 e 2007 un tesoretto di circa 73 milioni di euro spalmati su 9 conti, nega categoricamente di essere un evasore, affermando di aver guadagnato tutto con il lavoro. «Perché io sono un genio», dice.
(Foto di Roberto Monaldo da archivio LaPresse)
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LISTA FALCIANI, BRIATORE: «L’ITALIA PAESE DI INVIDIOSI» – «Io – ha dichiarato Briatore parlando a Giovanna Cavalli del Corriere della Sera – ho vinto 7 mondiali in Formula 1, 50 gran premi, ho scoperto Schumacher e Alonso, sono tra i 40 italiani più famosi al mondo, eppure non interessa a nessuno. Invece mi ritrovo etichettato come parassita, evasore fiscale, accomunato ai delinquenti, è bestiale». Ecco alcuni passaggi dell’intervista:
Lo sa anche lei, tenere i soldi oltreconfine di per sé non è reato, però induce a cattivi pensieri.
«Ma che vuol dire? Sono 25 anni che risiedo all’estero, 7 a New York e 18 a Londra, ora abito a Montecarlo. Pago le tasse dove produco ricchezza. La verità è che l’Italia è un paese strano, pieno di invidiosi che godono nel denigrare il prossimo, che gioiscono nel buttarlo giù. L’invidia sociale sarà la nostra rovina».
Quell’estratto conto da 73 milioni mica è da tutti. In confronto il re del Marocco con 7,9 pare un nullatenente.
«Non sono mica soldi personali, ma delle società amministrate da Ginevra, in totale trasparenza. Servivano anche per pagare gli stipendi ai piloti, e sapete bene che ognuno guadagna dai 20 ai 30 milioni all’anno».
Una sorta di super-salvadanaio.
«E poi anche se fossero stati miei, che problema c’è? Io non sono nato ricco, tutto quello che possiedo l’ho guadagnato con il mio lavoro, perché io sono un genio».
(Foto di copertina da archivio LaPresse)