Lo strano caso della Ferrovia Cuneo-Ventimiglia-Nizza

PERICOLO MERCATO – Un ramo secco da almeno 2000 viaggiatori al giorno, che diviso su 16 treni fanno 125 passeggeri a treno, abbastanza per riempire un Minuetto diesel a tre casse. Stagniweb, notoriamente ben informato su tutto ciò che riguarda il mondo della ferrovia, sostiene che il rallentamento in realtà rappresenta la spinta psicologica da parte della Francia nell’invitare l’Italia a rispettare quanto previsto dalla convenzione del 1970. Il rischio è però quello di mettere la linea fuori mercato con un aggravio dei tempi di percorrenza, anche perché con il rallentamento da Vievola ad Olivetta la velocità media passa da 54 chilometri orari a 38. Le quattro corse avrebbero quindi un valore simbolico e dovrebbero servire ad aumentare la pressione, anche perché Rff ed Rfi hanno già rinnovato l’armamento della linea, rispettivamente da Breil verso Nizza e da Ventimiglia fino ad Olivetta.

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UNA PRESSIONE DALLA FRANCIA? – Segno che la linea è presa in considerazione. Basta che, come sempre, qualcuno paghi. Tuttotreno aggiunge poi che la linea francese nella val Roya fin dalla riapertura dovuto fare i conti con piccoli problemi come le frane che hanno portato a frequenti interruzioni mentre i problemi della sede ferroviaria di fatto impediscono le coincidenze. Peraltro il rallentamento a 40 chilometri orari venne deciso da Rff già nel 2012 in previsione dicembre 2013, con Regione Piemonte e Trenitalia che hanno portato le corse da 16 a 4 in un’ottica di sopravvivenza. Peraltro è necessario aggiungere che a livello di sicurezza, la tratta da Limone ad Olivetta è a competenza del personale di condotta mancando i sistemi automatici presenti in Italia e non obbligatori in Francia.

LE PROMESSE – Le regioni competenti, Liguria e Piemonte per l’Italia e Paca per la Francia, hanno trovato un’intesa relativa alla revisione della convenzione del 1970 con una partecipazione da parte francese con nove milioni di euro. La speranza poteva anche arrivare dal governo. Nell’incontro tra Enrico Letta e François Hollande, svoltosi a Roma lo scorso 20 novembre, come ci ricorda il Sole 24 Ore, i due politici hanno trovato un’intesa anche sul rilancio della linea in questione coinvolgendo anche Torino, con l’obiettivo di «rendere ancora più osmotici i nostri due Paesi». Solo che le parole non si sono tradotte in fatti. I senatori Manassero (Pd) ed Oliviero (Scelta Civica) avevano presentato un emendamento alla Legge di Stabilità 2014 chiedendo d’inserire la cifra necessaria, ovvero 27 milioni di euro, per la manutenzione straordinaria della linea. Peraltro Maurizio Lupi, in una lettera pubblicata su La Stampa, ha affermato che alla Camera dei Deputati sarebbe stato inserito un emendamento che avrebbe previsto uno stanziamento di 29 milioni di euro per la linea.

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SI MUOVE LA POLITICA FRANCESE – La Provincia di Cuneo poi ci propone un documento datato 27 agosto che mostra quanto sia importante la linea per gli abitanti della zona e per i politici coinvolti. Il sindaco di Nizza e deputato francese, Christian Estrosi, sindaco di Nizza e deputato francese che ha scritto al presidente della Provincia Granda Gianna Gancia una lettera nella quale spiega come la «la linea ferroviaria che unisce le coste del mediterraneo e le cime del Piemonte attraverso la Valle Roya rappresenti un simbolo dell’unità europea» Estrosi, insieme al deputato europeo Gaston Franco, ha scritto una lettera indirizzata al ministro francese con delega ai trasporti Frédéric Cuvillier nella quale hanno espresso la loro preoccupazione per il futuro della linea:

«Le recenti minacce di interruzione del servizio ferroviario hanno prodotto una mobilitazione estesa che riflette la necessità del servizio e l’attaccamento della popolazione. Considerata la gravità della situazione, per l’interesse degli abitanti della regione e dell’economia locale, chiediamo al governo francese di avviare una negoziazione con lo Stato italiano finalizzata a favorire una favorevole evoluzione della situazione»

 

I DUBBI – A questo punto restano evidenti dei dubbi. La Francia negli ultimi mesi ha rafforzato il servizio fino a Tenda, sfruttando le caratteristiche del treno delle meraviglie, una convoglio che consente ai passeggeri di ammirare le bellezze di un progetto che tra curve e tunnel regala uno sguardo unico sulle Alpi Marittime. L’Italia dal canto suo punta il dito sulla convenzione del 1970 che la costringe a prodursi in lavori straordinari mai compiuti dalla riapertura ad oggi, con la manutenzione ordinaria ridotta al minimo a carico della Francia. Francia che ha inserito cinque Ter per rispondere al taglio delle fermate deciso dal Piemonte nel 2012 ma che non riesce a garantire le coincidenze con i convogli provenienti da Cuneo.

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UN CASO MOLTO STRANO – E poi c’è la questione che riguarda l’esecutivo. Inutile tornare a parlare di Tav ma certo risulta quantomeno singolare che una linea transnazionale, la cui importanza è stata sottolineata da Sergio Cofferati a Bruxelles, venga derubricata a regionale a carico del Piemonte nonostante i 96 chilometri di linea attraversino tre province di due paesi. E risulta ancora più singolare che il governo prometta alla Camera un emendamento da 29 milioni di euro quando la Commissione Bilancio del Senato ne ha bocciato uno da 27, mentre il conto complessivo della Tav Torino-Lione supera i sette miliardi di euro. Il tutto per una linea che ricordiamo, consentirebbe di collegare l’estremo nord-ovest d’Italia con la Costa Azzurra e da lì con il resto dell’Europa Occidentale. Ma del resto per qualcuno parliamo addirittura di un ramo secco, ed allora diventa evidente che questo sia un altro caso strano delle ferrovie italiane. (Photocredit Facebook – Salviamo la linea Ventimiglia-Cuneo / Wikipedia)

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