Lucia Zingariello racconta in diretta tutta la storia del contratto «sessuale»
14/03/2014 di Maghdi Abo Abia
Questa sera a Ottoemezzo è stata ospite Lucia Zingariello, la segretaria dell’assessore Luigi De Fanis, che era stata più o meno «accusata» di aver strappato un contratto in cui si parlava di prestazioni sessuali in cambio di uno stipendio e che ha colto l’occasione per fare chiarezza sulla sua storia, negando gli addebiti e promettendo querele nei confronti di giornali, giornalisti ed utenti dei social network, colpevoli di averla insultata.
SOLO UN GIOCO – Lucia Zingariello ha spiegato di non aver mai firmato un contratto contenente allusioni sessuali con l’assessore De Fanis e che questi, a sua volta, non ha fatto alcuna proposta se non scrivendo un post-it con allusioni relative ad un gioco del quale poi si è scusato per un gesto ritenuto offensivo. La donna ha spiegato che secondo lei l’assessore si era un po’ invaghito ed aveva una particolare propensione nei suoi confronti anche perché ormai era prossima ad andare via. Inoltre ha aggiunto di non aver mai visto il contratto di cui si sta parlando e vuole capire, con il suo avvocato, quale sia la versione origina del contratto incriminato, viste le tre versioni differenti con il suo nome inserito in una callegrafia diversa.
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LA PERQUISIZIONE – Lucia Zingariello ha poi raccontato cos’è accaduto il 12 novembre 2013, giorno della perquisizione di casa sua da parte della Guardia Di Finanza, iniziata alle 5.40 del mattino ed operata da sette agenti della Guardia Forestale, cinque uomini e due donne, che si sono comportati, parole sue, «come se avessi ucciso 10 bambini». Costoro hanno iniziato a rovistare nei suoi documenti ed in quelli del marito portando via carte, telefonini, compreso quello della figlia, e che si è protratta fino alle 17 di quel giorno. Inoltre è riuscita a contattare un avvocato solo intorno a mezzogiorno senza essere erudita del fatto che il marito avrebbe potuto contattare un legale anche prima.
L’INDAGINE – Ed è stato in quel momento, ha continuato Lucia Zingariello, che è venuta a conoscenza di un procedimento della procura di Pescara per un’ipotesi di reato per l’ex assessore ed in quanto segretaria è stata co-indagata. Prima di proseguire con il dettaglio delle indagini sul suo conto ha raccontato un aneddoto legato alla perquisizione, quando è stata scortata in bagno da un agente della Forestale nonostante la Zingariello abbia chiesto di essere accompagnata dalle due donne presenti. Parlando delle indagini e le accuse di concussione per peculato e truffa, spiega che il peculato riguarda due viaggi avvenuti a Bologna e Roma con l’Assessore, con la segretaria che l’ha accompagnato per impegni di lavoro.
LE ACCUSE DI PECULATO E TRUFFA – Per quanto riguarda Bologna, la donna ha approfittato del passaggio per compiere una visita medica mentre l’Assessore era impegnato in una mostra, mentre nel caso del viaggio a Roma la Zingariello ha accompagnato anche in questo caso l’assessore. E parlando delle contestazioni delle mancate timbratura, ha spiegato che l’Assessore firmava le giornate a fine mese perché spesso il lavoro si concludeva a tarda ora con l’impossibilità di andare in sede a timbrare. La Zingariello ha spiegato di essersi sentita trattata come un oggetto sessuale da parte dei media, che non si sentirà mai risarcita a pieno ma che comunque con il suo avvocato querelerà giornali, giornalisti ed utenti della rete che l’hanno pesantemente insultata.
IL CONTRATTO E LA RETTIFICA – Il 12 novembre l’assessore alla cultura alla Regione Abruzzo, Luigi De Fanis è stato arrestato p per concussione nell’ambito di un’indagine sull’erogazione di fondi regionali utilizzati per l’organizzazione degli eventi celebrativi dell’anniversario dei 150 anni della nascita di Gabriele D’Annunzio, con Lucia Zingarello che venne invece posta ai domiciliari. Durante una perquisizione venne trovato un contratto nel quale c’era scritto che lei avrebbe percepito un compenso se avesse fatto sesso con l’assessore almeno una volta a settimana. L’avvocato della donna, Umberto Del Re, dopo la pubblicazione da parte di Repubblica, a firma di Giuseppe Caporale di un pezzo in cui si parlava del contratto strappato dalla segretaria che agli inquirenti avrebbe confermato la sua esistenza con queste parole, riprese dallo stesso Caporale:
«L’assessore era ossessionato da me… — ha messo a verbale — mi ha costretto a firmarlo. Io non ho potuto rifiutare. Ho avuto paura… » questa è stata la sua difesa. La sua spiegazione. «Voglio uscire da questa storia, sono additata da tutti come “quella lì” e io non ha fatto nulla: però non ho preso un centesimo di quelle tangenti e ignoro cosa sia successo…»
inviò il 19 dicembre inviò ai giornali, tra cui Giornalettismo una rettifica nella quale ripercorreva la storia confermando quello che è stato il racconto odierno della sua assistita:
Ai sensi e per gli effetti della Legge 47/1948 e succ. mod. ed int. L.416/1981, 62/2001, con la presente si chiede la pubblicazione della seguente rettifica e smentita. Poiché oggi 19/12/2013 su “La Repubblica” è apparso un articolo, a firma di Giuseppe Caporale, (peraltro poi “rimbalzato” su innumerevoli testate giornalistiche, anche on-line ed in innumerevoli notiziari televisivi, locali e nazionali) in base al quale, l’Autorità Giudiziaria e gli Ausiliari della detta, avrebbero rinvenuto “un contratto”, in forma scritta e sottoscritta, afferente accordi tra gli indagati per prestazioni sessuali ed impegnati corrispettivi – nella mia qualità di difensore di fiducia della Signora destinataria del contratto, pur nulla potendo meglio esplicare in quanto tenuto al segreto professionale, istruttorio e d’indagine (riservando integrale trattazione in competenti sedi giudiziarie e nei processi), esorbitando però detto fatto storico dai predetti obblighi di riservatezza ed insorgendone l’obbligo dal vilipendio cui è sottoposta la persona dell’Assistita da tale diffusa notizia, ad incarico ed in nome e per conto dell’Assistita, inoltro la presente smentita e precisazione: nel fascicolo dell’indagine predetta (perlomeno nella parte sinora formata e posta a conoscenza di questa Parte e della di Lei difesa- sussistendo altre acquisizioni effettuate in prosieguo ma non ancora riversate nel fascicolo e non ancora conosciute da alcuno, neppur dal PM, casomai parzialmente solo da qualche ausiliario addetto alla cernita e collazione), possiamo senza tema di smentita affermare che alcun contratto in forma scritta è stato rinvenuto nel corso dell’indagine e tantomeno acquisito! Le predette risultanze sono state ulteriormente confortate dall’aggiuntiva recente smentita d’esistenza dell’Ill.mo Sostituto Procuratore della Repubblica Dott. Giuseppe Bellelli, che ha correttamente e pubblicamente, oggi stesso, inteso smentire l’esistenza di un tale documento negli atti d’indagine al proprio esame. Pertanto, precisando quanto sopra ed espressamente chiedendo l’integrale pubblicazione della presente smentita e rettifica, (che si autorizza di integrale pubblicazione ma si interdisce e vieta di parzializzazione o stralcio) l’Assistita riserva ogni illimitato miglior esercizio di diritti ragioni ed azioni.
LA STORIA – Perché in quel giorno si parlò di un contratto che stabiliva un compenso per una prestazione sessuale a settimana. L’avvocato dell’assessore De Fanis, Domenico Frattura, parlando del suo assistito arrestato il 12 novembre con l’accusa di concussione, negò l’esistenza del contratto e minacciò denunce e querele
«Stiamo valutando in queste ore se presentare un esposto alla Procura della Repubblica di Pescara o querele di parte, perché‚ non è accettabile questa denigrazione e De Fanis mi ha detto che è una cosa completamente infondata. Ma che scherziamo? Messa così non è assolutamente vera»
spiegando poi quello che era il rapporto tra la segretaria e l’assessore De Fanis:
«Aspettiamo di leggere le carte perché‚ se fosse così verrebbe fuori il quadro di un De Fanis prepotente, arrogante e squallido, mentre qui non c’è nessun meretricio ma il segreto di Pulcinella: tra i due c’era una relazione amorosa, con normali confidenze e atti scherzosi»
con l’avvocato Frattura che denunciava una gravissima infrazione:
«un’eventuale fuga di notizie a un interrogatorio secretato. Ci chiediamo allora perché‚ una cosa senza valore penale venga fuori adesso o se addirittura possa essere stata manipolata. Ecco perché‚ valutiamo ogni azione legale».
IL CONTRATTO – Il 20 gennaio 2014 il contratto venne fuori, con Repubblica che riportò stralci dell’inchiesta con la Zingariello che avrebbe raccontato ai magistrati particolari importanti della storia, dicendo che De Fanis era ossessionato da lei tanto da buttare all’aria l’ufficio in occasione di una discussione. Dall’interrogatorio, sempre secondo Repubblica, si parla di minacce alla donna (“ti ammazzo se vai con altri”) e persino di una presunta intenzione di uccidere la moglie per stare con lei, con tanto di parole sull’assicurazione sulla vita del coniuge. E si parla del contratto recuperato dal cestino:
Io il giorno dopo vado in ufficio e ricompongo questo foglio con il relativo assegno che mi aveva fatto. Era un foglio piccolo giallo e poi lo aveva fotocopiato e io ho cercato di ricomporre tutti e due. Con il relativo assegno che era… era datato 28 novembre… questo assegno. L’assegno è da 2.000 perché non ce li aveva… Mi ha detto: poi te lo faccio il mese prossimo. E così ho messo tutto da parte…”.
Il 29 gennaio c’è stato il confronto tra Lucia Zingariello e Luigi De Fanis. Il Corriere della Sera ripercorse la storia:
Tempesta d’amore, autentica ossessione per Lucia Zingariello, che si vide sottoporre dal suo principale accecato («Nell’ultimo anno non era più lui…», confermano i colleghi in ospedale) addirittura una specie di contratto: 3 mila euro in contanti per incontrarla da solo quattro volte al mese. Un foglietto poi strappato da lui stesso in mille pezzi e gettato nel cestino dell’ufficio, ma da lei certosinamente ricomposto forse per tutelarsi da quella corte asfissiante. Lui, lei e l’altra in salsa chietina. «Nessun interesse pubblico eppure tanta morbosa curiosità, indegna di un Paese civile», protesta ancora la signora Zingariello, nell’ufficio del suo avvocato Umberto Del Re, a Casalbordino, quando ormai mancano poche ore al confronto all’americana.
Ed all’epoca si parlò anche di regali, con l’avvocato di De Fanis che si lasciò andare ad una confidenza:
Anche a lei la Rimborsopoli abruzzese ha sconvolto la vita, con i suoi inevitabili riflessi gossipari: i vestiti, i gioielli, le borse, le spese pazze e i regali di De Fanis (coi soldi pubblici?) e poi il Barolo da 90 euro, lo Champagne da 120, i viaggi insieme con l’auto di servizio della Regione. Lei pure è moglie di un medico e mamma di una bambina di 8 anni e con De Fanis erano amici dal Duemila, si conoscevano bene, andavano tutti insieme in vacanza. Poi il primario di Ortopedia è come impazzito. Amour fou, amore folle, «eh già, questa storia è tutta una follia — conclude triste l’avvocato Frattura —. E il mio amico Gigi si è rovinato per una donna».
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L’INTERVISTA A LIBERO – Il 20 febbraio Lucia Zingarello raccontò la sua storia a Libero spiegando che il contratto non venne trovato nella pattumiera di casa sua spiegando poi che il suo nome è stato forzato all’interno del documento di cui ha parlato Repubblica, a firma di Giuseppe Caporale, spiegando di aver negato il contratto per quello che implicava e che l’assessore era esuberante:
«È falso che la forestale abbia trovato il contratto nella pattumiera di casa mia. Hanno eseguito la perquisizione dalle sei meno venti del mattino alle cinque del pomeriggio e quel foglio non è mai stato trovato, non è presente negli atti della magistratura. Una montatura […] Ho visto per la prima volta quel contratto su Repubblica, in un articolo firmato da Giuseppe Caporale. Hanno inserito delle parti chiaramente inverosimili. Ad esempio il mio nome, Lucia, si vede chiaramente che è stato inserito forzatamente inundato passaggio. Hanno detto che il foglio è stato trovato in mille pezzi e che hanno impiegato un mese emezzo per ricomporlo ma, per magia, viene pubblicato con un solo taglio visibile. Per fortuna alla perquisizione erano presenti mio marito e mia figlia, altrimenti non so come avrei fatto a spiegare a mio marito che non avevano trovato nulla […] Ho negato il contratto per come è stato presentato e per quello che implicava. Mi sento di dire solo due cose. La prima è che c’è stata una riunione di maggioranza a giugno 2013 ad Atri, dove De Fanis mi ha informata di un procedimento nei suoi confronti; da quel momento i suoi comportamenti hanno sicuramente risentito di quella notizia. La seconda è che l’assessore ha una personalità “esuberante”, e solo chi lo conosceva bene non rimaneva offeso dai suoi scherzi»