Il ritorno di Luigi Zunino

DE-LISTING E SPOSTAMENTI – Complice in questa operazione è risultato il tribunale fallimentare. Come spiega l’Ansa è stato questo l’organismo che ha portato alla richiesta di archiviazione dell’inchiesta condotta dai pm Laura Pedio e  Roberto Pellicano, senza controllare i bilanci della società. Le banche a quanto pare avrebbero voluto vendere al fondo sovrano del Qatar, che manifestò il suo interesse lo scorso novembre. Ed è stato in quel momento che è entrato in gioco Zunino che acquisterebbe attraverso la Oui le azioni delle banche e quelle di Sistema Holding, la sua galassia ormai in frantumi. Il de-listing prevederebbe la cessione di Santa Giulia alla newco Msg. L’area, dal valore di 815 milioni, verrà conferita ad un fondo gestito da Idea Fimit che inietterà capitale per 60 milioni ma allo stesso tempo avrà bisogno di altri 400 per ristrutturare i crediti esistenti con Intesa Sanpaolo ed Unicredit. Msg invece si terrà l’immobile Sky, che rappresenterà il suo attivo, mentre il passivo sarà dato dai debuti correnti e da quelli derivanti dall’estinzione sia del prestito convertibile che del convertendo di Risanamento, ovvero rispettivamente 261,7 e 268,6 milioni di euro.

Milano Santa Giulia
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CHI PAGA? – Una domanda al momento sembra inevasa: chi paga? Ricordiamo che al momento le banche sono esposte per 2 miliardi di euro e che secondo Linkiesta il Banco Popolare sarebbe pronto a finanziare l’operazione di scalata con 200 milioni (notizia non confermata -ma neanche smentita- dall’istituto). Visto anche che il Banco Popolare vantava nei confronti di Tadim, società in liquidazione che possiede il 6,19 per cento di Risanamento, 193 milioni di crediti su un debito di 255. Poi ci sono circa 100 milioni di credito su 122 di debito della Zunino Investimenti e 97 della Nuova Parva. Con il risultato che con 50 milioni di euro, calcolando 25 centesimi ad azione, si compra il 24,6 per cento della società.

LE TRE VIE DI UNICREDIT – Federico Ghizzoni, amministratore delegato di Unicredit, ha tracciato tre scenari possibili sull’offerta: «Vedere e capire se accettarla, accettarla con riserva o considerarla non adeguata». Anche perché nel bilancio non si parla degli asset francesi che valgono il 52 per cento di Risanamento e garantiscono un cash flow di 60 milioni di euro l’anno.  E se prima Unicredit pensava che l’offerta non fosse adeguata, ora è costretta a ricredersi anche perché l’aria tira tutta verso Zunino. Peraltro come ricorda Soldionline, il 7 agosto Fabrizio d’Arcangelo, gip responsabile sulle indagini relative a Risanamento, ha respinto la richiesta d’archiviazione nei confronti di Zunino, del Direttore Generale Oliviero Bonato e dell’avvocato in affari Franco Bonelli, per via di alcune intercettazioni che meritano altre indagini.

Milano Santa Giulia
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RISULTATI SCONFORTANTI – La domanda che si pone il Sole 24 Ore è abbastanza chiara: chi c’è dietro? E sopratutto Zunino come può reimpossessarsi della sua creatura dopo un’esposizione con le banche di quasi tre miliardi di euro? E come farà ad avere 1,35 miliardi di euro? Andrà a debito grazie alle banche (e torniamo al probabile coinvolgimento di Banco Popolare). Ai tempi d’oro di Risanamento riuscì ad avere 3,6 miliardi di euro. Solo lui. Eppure in due anni, dal 2007 al 2009, il debito finanziario di Risanamento è passato da 2,5 a 2,8 miliardi di euro. Zunino andò via lasciando azioni e tenendosi il 24 per cento, liquidando le tre holding personali. E dopo quattro anni il debito finanziario è di 1,8 miliardi, mentre il patrimonio netto negativo viaggia sui 200 milioni.

I MOTIVI DI TANTO CREDITO – Praticamente la società vive grazie agli immobili parigini. Tolto il valore generato (ed abbiamo visto quanto sia cospicuo) Risanamento non vale niente. E non a caso Zunino tramite la sua newco sembra puntare proprio agli immobili. E dire che della crisi di Risanamento ne parlammo già nel 2009 dando già allora una risposta sul perché Zunino avesse tanto credito. Al di là delle amicizie, si vociferava di Fabrizio Palenzona, Giampiero Fiorani e Cesare Geronzi, per un anno ha potuto contare su dilazioni, linee di credito aggiuntive e moratorie degne di miglior causa. Anche il piano di riassetto, costoso per le banche, fu una specie di favore. Se l’azienda fosse stata costretta a richiedere l’amministrazione controllata o il concordato preventivo, gli istituti di credito se la sarebbero presa pagando meno.

Milano Santa Giulia
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PAURA DI UNA REAZIONE A CATENA? – Allora che è successo? Le banche non hanno voluto ammettere il fallimento, hanno temuto il ritorno mediatico ma sopratutto avevano paura che un crollo di Risanamento avrebbe scatenato una reazione a catena che coinvolgesse anche le altre aziende impegnate nella costruzione di aree di pregio in quel di Milano. Le banche, oggi come nel 2009, sono esposte per miliardi di euro ma il mercato del mattone vive una fase di stasi (leggasi, non compra nessuno) e quindi si è cercato di salvare il salvabile rinunciando a centinaia di milioni per non vedere sfumare miliardi. Una manipolazione del mercato, quindi. Ed oggi, nonostante tutto, grazie all’aiuto delle banche e dei crediti da queste maturati, Zunino può riappropriarsi del proprio giocattolo lasciando il cerino in mano agli istituti di credito che dal canto loro assistono e cercano di capire prima di lanciare eventuali contromosse. Perché probabilmente neanche loro si sarebbero aspettati il ritorno di Luigi Zunino.

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