Macerie del terremoto del Centro Italia, solo il 6% è stato rimosso
14/08/2017 di Redazione
Maniglie, porte, automobili, bidè: le macerie del terremoto del Centro Italia sono quasi tutte ancora lì, a un anno dalle prime scosse, «stese e quasi intatte a mostrare i panni sporchi della ricostruzione, l’altra parte della luna, quella più infelice», scrive Italo Carmignani su Il Messaggero, che oggi dedica un approfondimento alla sistuazione post sisma.
SOLO IL 6% DELLE MACERIE RIMOSSO A UN ANNO DAL SISMA
Il quadro generale è desolante: si calcola che nei 60 comuni d’Italia devastati dal sisma solo il 6% delle macerie sia stata rimossa e definitivamente smaltita. Il 94% restante, magari è stato ordinato e accatastato dalle ruspe, per «nasconderlo quando arriva Mattarella o il principe Carlo d’Inghilterra». Eccezion fatta per le macerie cosiddette “pubbliche” del Lazio: si tratta dei detriti che ingombrano strade, vicoli e piazze, diversi da quelle “private”, che appartengono a case e palazzi di proprietà collassati su se stessi. «La Regione Lazio ha stimato in 93 mila tonnellate le macerie cosiddette pubbliche – scrive il Messaggero – e la ha già interamente rimosse, con una spesa di 5,4 milioni di euro».
COSTI E OSTACOLI BUROCRATICI NELLA RIMOZIONE DELLE MACERIE
Rimuovere e smaltire le macerie costa circa 60 euro a tonnellata. E le tonnellate da rimuovere superano il milione: solo nelle Marche si calcola che siano 840 mila e che per il momento ne siano state trattate solo 63 mila. Il costo della rimozione è stimato in oltre 300 milioni di euro. Ma il problema dello smaltimento dei detriti non è solo la spesa: «occorre anche trovare una cava in disuso, il fondo di una strada da costruire oppure una valle dimenticata dove sistemarle. E questa è la parte più difficile nell’Italia dai mille vincoli ambientali e mille paure, di cui la prima è l’inquietante rapporto antimafia del Ministero che», scrive Italo Carmignani su Il Messaggero.
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ALL’AQUILA ANCORA MACERIE A OTTO ANNI DAL SISMA
Il problema della rimozione delle macerie non è una novita: all’Aquila, a otto anni dal sisma «la questione è ancora tutta in piedi». Ci sono poi paesi – tra quelli colpiti dal terremoto del Centro Italia – in cui la situazione è particolarmente critica, come la frazione di Arquata del Tronto (dove oggi ci sarà Paolo Gentiloni) Tufo del Tronto, dove alcuni proprietari si oppongono alla demolizione di case quasi distrutte. O a Castelluccio di Norcia, dove la strada per raggiungere il paese è tornata percorribile solo poche settimane fa. Nel borgo sopra Norcia le ruspe devono attendere che i residenti recuperino dalle abitazioni distrutte i loro ricordi.
PIROZZI: «IL GOVERNO CI HA PRESO IN GIRO SULL’ESENZIONE DELLE TASSE, IO GLI FACCIO LA GUERRA»
«Sull’esenzione da tasse e contributi ci hanno preso in giro. Ho studiato il bando pubblicato dal ministero dello Sviluppo economico: non c’è quello che era stato stabilito. Ci avevano promesso l’ esenzione dai contributi e dalle tasse per le imprese per due anni. E invece c’è Solo un credito d’imposta. E questo non va bene», ha dichiarato il sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi, ai microfoni della Rai. «Io avevo detto che la zona urbana franca doveva essere appannaggio soltanto dei 55 comuni che hanno una zona rossa, che era un criterio. Invece l’hanno allargata a tutti, perché poi la civiltà dei clientes parte dall’Antica Roma. Le promesse erano altre», ha aggiunto il primo cittadino. Il Ministero dello Sviluppo Economico ha pubblicato il bando pochi giorni fa. «Non mi prendete in gite, vi faccio la guerra», la risposta di Pirozzi, che ora minaccia: «O mettono a posto o io faccio la contea: faccio un regolamento grazie ai soldi delle donazioni degli italiani e sarò io a rimborsare i contributi e le tasse per le attività del mio territorio. Se vanno via tutti puoi resistere un anno, ma se poi al secondo anno devi arrenderti, a questo punto le casette non servono più».
Foto copertina: Un palazzo in macerie dopo il sisma di un anno fa a Campotosto (L’Aquila) ANSA/ MARCO ENRICO