Mafia Capitale, ammesso il rito abbreviato per Ozzimo
26/10/2015 di Redazione
Mafia Capitale,
è stato ammesso il rito abbreviato per l’ex assessore alla Casa di Roma Capitale, Daniele Ozzimo, auto-sospeso dal Pd dopo il suo coinvolgimento nell’inchiesta. Respinta l’istanza di scarcerazione nei confronti di Ozzimo, che resta così ai domiciliari. Prossima udienza il 26 novembre.
Ammesso il rito abbreviato per @daniele_ozzimo #mafiacapitale. Prossima udienza 26 novembre
— Tommaso Caldarelli (@TommasoC) 26 Ottobre 2015
A determinare il rinvio dell’udienza, deciso dal gup Alessandra Boffi, la richiesta fatta dal legale dell’ex assessore Daniele Ozzimo, Luca Petrucci di acquisire una email scritta tra Ozzimo e Salvatore Buzzi, l’imprenditore ritenuto il braccio economico di Mafia Capitale. La discussione, secondo quanto ha spiegato l’avvocato dell’ex assessore ai cronisti, inizierà il 17 dicembre.
#MafiaCapitale, udienze @daniele_ozzimo : 26 nov. eccezioni sulle p.civili, 17 dic. udienza, 21 dic. forse sentenza, legali fiduciosi
— Tommaso Caldarelli (@TommasoC) 26 Ottobre 2015
Il collegio difensivo di @daniele_ozzimo fuori dal tribunale. #mafiacapitale pic.twitter.com/XHhQKmu6oY — Tommaso Caldarelli (@TommasoC) 26 Ottobre 2015
I legali di Daniele Ozzimo hanno chiesto il rito abbreviato condizionato all’assunzione di “una singola e-mail” fra lui e Salvatore Buzzi
— Tommaso Caldarelli (@TommasoC) 26 Ottobre 2015
Patteggiamento de la Cascina rinviato al 21 dicembre. Avvocati: “Vogliamo evitare pressione mediatica di processo per Mafia” #mafiacapitale — Tommaso Caldarelli (@TommasoC) 26 Ottobre 2015
Di fronte ai cronisti, che hanno chiesto ad Ozzimo se fosse sentito “abbandonato dal Partito democratico”, è stato il legale Luca Petrucci a rispondere: «Il partito non esiste più , è difficile essere abbandonati da qualcosa che non esiste. In questo partito ci abbiamo creduto tutti, io per primo, sono stato a lungo un dirigente nazionale del Pd. Ma ora non esiste piu».
MAFIA CAPITALE, SUI PATTEGGIAMENTI SI DECIDE IL 21 DICEMBRE –
Il giudice Alessandra Boffi deciderà il 21 dicembre prossimo sui patteggiamenti sollecitati dai quattro ex dirigenti della cooperativa “La Cascina” coinvolti nell’inchiesta su Mafia Capitale, Francesco Ferrara, Domenico Cammisa, Salvatore Menolascina e Carmelo Parabita. Le pene concordate con la Procura vanno da due anni e otto mesi (Ferrara) a due anni e sei mesi di reclusione (gli altri tre) per il reato di corruzione in concorso nei confronti di Luca Odevaine, ex componente del Tavolo di Coordinamento Nazionale sull’accoglienza per i migranti per ottenere l’appalto per la gestione del Cara di Mineo.
Il rinvio a dicembre è legato al fatto che il gup, se si fosse pronunciato oggi sulle richieste di patteggiamento, non avrebbe poi potuto giudicare, per motivi di incompatibilità, sul rito abbreviato con cui saranno giudicati altri cinque imputati di Mafia Capitale. Oltre ad Ozzimo, ammesso il rito abbreviato anche per l’ex consigliere comunale Massimo Caprari, per Gerardo e Tommaso Addeo, collaboratori di Luca Odevaine, e per Paolo Solvi, già uomo di fiducia dell’ex presidente del X Municipio Andrea Tassone.
ROMA, NODO MARINO. BAGLIO: «CONSIGLIO? DECIDE LA CAPIGRUPPO IN SETTIMANA» –
Intanto, la macchina amministrativa romana resta in stand-by in attesa che si chiarisca la strategia di Marino e il destino della Giunta. Per il Pd, la manifestazione a sostegno del sindaco dimissionario non cambia nulla: indietro non si torna, è la linea decisa al Nazareno. La presidente dell’aula Giulio Cesare Valeria Baglio ha tracciato, intervistata da “La7“, gli scenari possibili: «Ignazio Marino ha detto che si confronterà con la sua maggioranza ed è quello che serve a Roma. Il Pd deve dimostrare la sua saggezza e con estrema calma trovare la via uscita migliore nell’interesse della città». E ancora: «Da un punto di vista tecnico ci sono le dimissioni di Marino in campo. Qualora le ritirasse il regolamento parla chiaro: o si presenta una mozione di sfiducia che deve essere scritta da 18 consiglieri e poi votata in Aula da 25 oppure si può ricorrere alle dimissioni contestuali di 25 consiglieri». Non bastano però i voti dei 19 consiglieri Pd per la sfiducia a Marino. Sel intende ascoltare il sindaco-chirurgo dimissionario. Così, l’unico modo per chiudere la partita sarebbe, per il Pd, quello di chiedere l’aiuto dell’opposizione. Uno scenario che non piace però in casa dem. In settimana sarà convocata una riunione dei capigruppo: «Decideremo insieme agli altri colleghi quando e se riunirci in aula, ovvero se convocare o no una seduta di Assemblea capitolina», ha aggiunto Baglio.