Mafia Capitale, Raffaele Cantone: “Il Campidoglio pervaso”

Roma, Raffaele Cantone: “Il Campidoglio pervaso dalla mafia, non mi aspettavo un tale livello di infiltrazioni”. Parla chiaro il presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione dopo l’emissione della relazione consegnata alla procura di Roma e ora sul tavolo del procuratore Giuseppe Pignatone: “Pensavo che qualche politico fosse coinvolto, ma che l’intera macchina amministrativa fosse compromessa onestamente no”. E, continua Cantone, è davvero difficile tracciare una discontinuità così netta fra l’amministrazione di Gianni Alemanno e quella di Ignazio Marino, pur essendo evidenti le “attenuanti” che sarebbe possibile concedere al sindaco-chirurgo.

ROMA, RAFFAELE CANTONE: “IL CAMPIDOGLIO PERVASO DALLA MAFIA”

Il Messaggero nella cronaca di Roma riporta le parole del presidente dell’Anac intervenuto ieri a Porta a Porta su Rai 1.

«Onestamente non immaginavo ci potesse essere un coinvolgimento così profondo della macchina comunale. Potevo immaginare che alcuni politici fossero coinvolti o che ci fosse corruzione, ma una macchina così pervasa no», dice ai microfoni di Porta a porta. (…) «Dalle nostre verifiche sono emersi fatti che riguardano gli ultimi due anni della giunta Alemanno e i primi due della giunta Marino, il nostro accertamento si è fermato al dicembre 2014. Quando scoppiò Mafia capitale, Marino mi chiese di fare una ispezione profonda sugli appalti».

La porta di ingresso della corruzione nella macchina amministrativa, spiega Cantone, è proprio nella pratica costante delle procedure negoziate e nelle costanti proroghe degli affidamenti diretti. In questo, stando ai dati, fra Alemanno e Marino non c’è stata particolare differenza.

Le violazioni rintracciate dalla relazione sono numerosissime. «Non c’è un’equazione diretta tra procedure non corrette e corruzione – dice ancora Cantone – , ma dietro queste procedure non corrette, ovvero non utilizzate le gare e fare proroghe continue, è più semplice che ci siano fenomeni di corruzione». Il testo dell’Anac spiega che le «procedure negoziate» (ovvero affidamenti senza gara) corrispondono all’87,5% del totale «mentre soltanto 3865 procedure, corrispondenti al 12,45% del totale, sono classificabili nell’ampia categoria delle procedure ad evidenza pubblica», con una «sostanziale stabilità del numero delle procedure espletate dalle amministrazioni Alemanno e Marino sia per quanto concerne le tipologie di procedure sia per quanto riguarda i settori interessati».

La relazione di Raffaele Cantone ha censito i centri di costo in Campidoglio, ovvero i terminali da cui partono gli ordini di spesa: “Sono più di cento”, senza contare le partecipate.

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Un faldone immenso che ora Giuseppe Pignatone potrebbe in parte far affluire nel fascicolo di indagine contro Massimo Carminati e Salvatore Buzzi e, per il resto, lasciare a disposizione di ulteriori indagini che potrebbero partire da quelle carte.

Una parte consistente della relazione, su cui la procura potrebbe avviare nuove verifiche è dedicata all’attività culturale di Zètema, società partecipata al 100% dal Campidoglio che, scrivono gli ispettori, «avrebbe potuto effettuare procedure ad evidenza pubblica». Capitolo tutto da scrivere, sia per la procura sia per gli ispettori di Cantone che resteranno in Comune fino al 2016, quello delle società in house: «Occorre rimarcare – dice il testo dell’Anac – come circa un terzo della spesa per acquisizione di beni e servizi di Roma Capitale sia assorbito da tali affidamenti con particolare incidenza di quelli che vedono Ama e Atac quali soggetti gestori».

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