«Mafia Capitale lucrava anche sui terremotati dell’Aquila»
11/06/2015 di Redazione
Non solo appalti romani. Mafia Capitale aveva interessi forti anche fuori regione, ed anche in Abruzzo, precisamente a L’Aquila, la città colpita dal terribile sisma dell’aprile 2009. L’organizzazione capeggiata da Massimo Carminati aveva deciso infatti di lucrare anche sull’assistenza ai terremotati. A raccontarlo oggi è la testata News Town, citando alcune fonti investigative. Stando quanto emerso da alcune intercettazioni effettuate dai Ros l’affare di Mafia Capitale in Abruzzo ruotava intorno alla figura di Filippo De Angelis, prootore finanziario e amico di Fabrizio Testa, a sua volta vicino a Carminati e a Salvatore Buzzi.
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Negli hanno scorsi De Angelis, amministratore della Fidens Project Finance, una società con sede a San Marino, tuttora indagato con l’accusa di riciclare all’estero i proventi delle attività illecite dell’organizzazione, avrebbe tentato di fare pressione sul commissario straordinario per la ricostruzione Gianni Chiodi (estraneo ai fatti) per sbloccare pagamenti in favore dell’hotel Federico II, di cui era amministratore. Inoltre mediante un giro di false fatturazioni sarebbero state trasferite risorse pubbliche nelle casse di società ricondubili proprio a De Angelis. Racconta Newstown:
Al centro di tutto c’era l’hotel Federico II, albergo che, come dozzine di altre strutture ricettive sparse in tutto l’Abruzzo, subito dopo il terremoto era stato “requisito” dalla Protezione civile per essere adibito a centro di accoglienza degli sfollati.
NewsTown ha potuto visionare alcuni documenti che dimostrano come, dal 2009 al 2013, centinaia di migliaia di euro provenienti dai pagamenti che la Protezione civile effettuava a titolo di rimborso per l’assistenza e l’ospitalità fornite ai terremotati, siano stati fatti confluire, tramite bonifici per prestazioni mai corrisposte, sui conti correnti di società finanziarie o immobiliari in cui De Angelis figurava come amministratore, presidente o socio.
Non solo. Mentre tutti questi soldi venivano “instradati” verso conti correnti di società che erano nient’altro se non scatole vuote, decine di fornitori e lavoratori dell’albergo non venivano pagati, anche per mesi interi. A tutt’oggi, queste persone attendono ancora di ricevere stipendi, contributi e compensi arretrati.
In particolare, erano due le società verso le quali venivano movimentati i denari: la già citata Fidens Project Finance e la Lusy Investment srl. La frequenza dei bonifici era mensile mentre gli importi potevano andare da poche migliaia ad alcune decine di migliaia di euro. Che le fatture fossero false lo prova un fatto: entrambe le società non figuravano né nella lista dei fornitori né nella struttura proprietaria dell’albergo, che faceva capo, invece, a Ivo Irti, per il 30%, e, per il residuo 70%, a una società a lui riconducibile, la Irti International.
Dalle carte dell’inchiesta emerge, inoltre, che De Angelis era stato soprannominato da Testa, cerniera tra Carminati e la politica romana, ‘il banchiere’ per la sua capacità di trasferire su conti correnti sicuri il denaro. Come sostiene Newstown, De Angelis e Carminati si sarebbero anche incontrati di persona, sia a Roma che a L’Aquila. Va precisato che la nuova gestione dell’hotel Federico II e gli attuali proprietari non hanno nulla a che fare con la vicenda.
(Foto da archivio Ansa)