Mafia, Riina: «Incontrai Andreotti, ma il bacio non ci fu»

L’incontro tra il “Capo dei Capi” e il “Divo Giulio” avvenne, ma non ci fu alcun bacio. Intercettato nel carcere milanese di Opera, è stato lo stesso boss di Cosa Nostra Totò Riina a svelare la sua “verità” sulla vicenda dell’incontro con il sette volte presidente del Consiglio, Giulio Andreotti. “Confessioni” fatte durante un colloquio con Alberto Lorusso, esponente della Sacra Corona Unita, così come ha riportato Salvo Palazzolo sul quotidiano “La Repubblica“: «Balduccio Di Maggio (l’ex autista del boss che raccontò di un incontro avvenuto nel 1987, ma che venne ritenuto inattendibile, ndr) dice che mi ha accompagnato lui e mi sono baciato con Andreotti. Pa… pa… pa», ha raccontato Riina, scuotendo le mani per far capire come quelle “rivelazioni” non fossero vere. Ma la smentita è stata soltanto parziale: «Però con la scorta mi sono incontrato con lui», ha aggiunto il “Capo dei Capi”.  

 

Andreotti nel 1972, ai tempi della prima presidenza del Consiglio
Andreotti nel 1972, ai tempi della prima presidenza del Consiglio

 

RIINA INTERCETTATO: «INCONTRAI ANDREOTTI, MA NON CI FU ALCUN BACIO» – Andreotti, deceduto il 6 maggio 2013, fu processato per concorso esterno in associazione mafiosa, ma venne assolto dall’accusa di aver incontrato Riina nel 1987. Al contrario, vennero accertati dai giudici gli incontri avuti dal leader della Democrazia Cristiana con il capomafia Stefano Bontate, risalenti però al periodo 1979-1980: per questi fatti la Corte non si pronunciò nel merito, dichiarando il non luogo a procedere per intervenuta prescrizione.  

Durante il colloquio intercettato tra Riina e Lorusso, il boss pugliese ha avanzato ombre sul ruolo avuto dagli uomini della scorta di Andreotti, che avrebbero mantenuto i “segreti” dell’esponente democristiano «Si tenevano nascosti ed erano fidati, la scorta sua erano fidati». Un’affermazione confermata da Riina: «Questi l’hanno salvato, questi, questi l’hanno salvato e si è salvato per questo. E si salvò».

LA “VERITÀ” DI RIINA – Riina ha invece accusato lo stesso ex autista Di Maggio, che lo fece arrestare per poi raccontante la storia del bacio:

«Balduccio dice che lui si è messo in una stanza ed io sono rimasto con Andreotti. Minchia… ma questo cornuto… minchia figlio di puttana… ce la spuntò, ce l’ha spuntata e se n’è andato assolto».

Per poi svelare di essersi effettivamente incontrato con Andreotti.

Come sottolinea Palazzolo, se la “verità” di Riina fosse confermata, sarebbe corretta la tesi dei pm Roberto Scarpinato e Guido Lo Forte: durante il processo contro Andreotti, non mancarono i loro sospetti sui troppi «non ricordo» pronunciati dal personale della scorta dell’ex presidente del Consiglio. Riina, però, non ha chiarito nella conversazione né in quale occasione né in che anno vi fu il colloquio con Andreotti. Né è chiaro perché il boss abbia deciso di lasciarsi andare a certe dichiarazioni.

La conversazione intercettata, registrata il 29 agosto 2013, è stata inserita agli atti del processo per la trattativa Stato-mafia dai pm Di Matteo, Del Bene, Tartaglia e Teresi. Si aggiunge ad altre “confessioni” fatte dal boss nelle ore di socialità – compreso l’ordine di morte ai danni dello stesso Di Matteo – , raccolte in sette mesi di intercettazioni in carcere: Riina ha rivendicato più volte il ruolo avuto nelle stragi del 1992, ma resta da capire il suo obiettivo. Ovvero, se volesse lanciare un messaggio, lasciando intendere di custodire ancora molti segreti da rivelare.

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