Mai più senza: la lettera per chiedere a Napolitano la grazia per Berlusconi

Domenica è sempre domenica. E Libero decide di rallegrarcela pubblicando un fac simile della domanda di grazia per Silvio Berlusconi da inoltrare a Giorgio Napolitano sperando che un provvedimento di clemenza “liberi” il Cavaliere (anzi: l’ex cavaliere) dalle problematiche giudiziarie e gli permetta di correre alle prossime elezioni. E allora eccola, la missiva che salverà Berlusconi:

napolitano grazia berlusconi

LA GRAZIA PER BERLUSCONI – Il fac simile, e Libero lo ammette candidamente, è spudoratamente riciclato:

La lettera qui sopra è un adattamento di una missiva che ha avuto un ruolo chiave nel caso dell’ex direttore di Libero, Alessandro Sallusti. Il giornalista era stato condannato a un anno e due mesi per diffamazione amezzo stampa per un corsivo pubblicato sotto lo pseudonimo Dreyfus nel febbraio 2007 su Libero, giudicato lesivo nei confronti del giudice Giuseppe Cocilovo. Asettembre2012 laCassazionehaconfermato la sentenza d’appello, compresa la non applicazione della condizionale. Da lì si era aperto un caso politico-istituzionale sviluppatosi per settimane. La lettera originale, cui quella pubblicata si ispira con lievi modifiche, è stata inviata il 17 dicembre 2012 all’«Onorevole Professore Giorgio Napolitano ».Mai diffusa nei suoi contenuti, è stato l’appiglio formale risultato decisivo per superare lo stallo creatosi dopo il rifiuto da parte del direttore del Giornale degli arresti domiciliari.

L’intervento all’epoca venne scritto da Ignazio La Russa, avvocato di Sallusti, per conto del direttore del Giornale che non intendeva chiedere personalmente la grazia per ragioni ideologiche. Spiega adesso Libero:

Esso permise di rispettare il dettato formale (art.87 della Costituzione e art.681 Cpp: «La domanda di grazia è diretta al Presidente della Repubblica e va presentata al Ministro della Giustizia. È sottoscritta dal condannato, da un suo prossimocongiunto, dal convivente, dal tutore o curatore, oppure da un avvocato») senza che il direttore retrocedesse sulla sua scelta di andare incontro alle conseguenze della condanna. Quattro giorno dopo, il 21 dicembre 2012, Giorgio Napolitano commutò la condanna a Sallusti in pena pecuniaria, salvando l’ex direttore di questo quotidiano dal carcere. Nulla poté, invece, per stoppare la successiva sospensione di tre mesi comminata a Sallusti dall’Ordine dei giornalisti della Lombardia.

SILVIO SILVIO DELLE MIE BRAME – Il quotidiano spiega che anche i legali di Silvio Berlusconi sono pronti a chiedere la grazia a Napolitano:

Ma è stato lo stesso Silvio, nel bunker ferragostano di Arcore, a respingere qualunque mossa in tal senso. E non solo dopo avere ascoltato i falchi del Pdl, ai quali la nota quirinalizia è apparsa un ricatto ai danni del loro leader. Berlusconi ha maturato la convinzione che primache lui o qualcuno a lui vicino arrivi a supplicare re Giorgio di graziarlo, c’è la questione urgente dell’agibilità politica. Il nodo, cioè, della legge Severino per cui lo attende il plotone di esecuzione della Giunta per le immunità del Senato il 9 settembre. Relatore è il senatore Pdl, Andrea Augello, il quale sta lavorando alla proposta che sottoporrà ai colleghi.

I numeri dicono che la maggioranza è per la decadenza di Berlusconi:

Grillini, Pd e montiani dovrebbero esprimersi compatti per la cacciata dell’ex premier, il quale nel frattempo ha fatto pervenire in Giunta sei pareri pro veritate. Il presidente della Giunta, Dario Stefàno (Sel), ha fatto sapere che non ci saranno rinvii. Ma poiché pende il dibattito sulla retroattività della legge Severino nonché un eventuale ricorso alla Consulta, e perfino un esponente Pd quale Luciano Violante ha riconosciuto all’av – versario il diritto di difendersi, è possibile che i tempi si allunghino per consentire almeno un supplemento d’indagine. E ritorni con forza anche l’ipotesi della grazia.

IL GIORNALE E LA LEGGE SEVERINO – Tanto per completare la rassegna dei giornali dell’ultradestra, c’è da dire che invece il Giornale punta sulla legge Severino, quella approvata anche dal Popolo delle Libertà e da Berlusconi, per salvare il Cavaliere. L’infografica del quotidiano di Sallusti:

BERLUSCONI GRAZIA LEGGE SEVERINO

Sallusti pubblica uno stralcio del parere di Guzzetta, già reso noto nei giorni scorsi:

Tutto quanto precede induce pertanto a ritenere che l’interpretazione in base alla quale la disciplina del decretolegislativo 235/2012 sia applicabile anche nel caso di condanne per fatti precedenti alla sua entrata in vigore sia illegittima, sia con riferimento alla Costituzione italiana che con riferimento alla Cedu, suscettibile, a sua volta, di determinare l’illegittimità di norme primarie in forza del richiamo di cui al primo comma all’articolo 117 della Costituzione. Non si tratta peraltro,a parere di chi scrive, di un’interpretazione imposta. La legge di delega, infatti, non contienealcuna indicazione espressa che prescriva un’applicazione retroattiva della disciplina. Il riferimento al presupposto di una sentenza definitiva di condanna, infatti, non impone che se ne tragga la conclusione dell’irrilevanza (ai fini dell’applicazione) del momento in cui i fatti su cui essa si fonda  siano avvenuti.

A tal proposito, tanto vale ricordare la controargomentazione proposta il 30 agosto da Bruno Tinti sul Fatto:

Ma resta il fatto che Corte Costituzionale e Cedu hanno detto che l’ineleggibilità e la decadenza non sono sanzioni penali. Sicché, di violazione del principio di cui all’art. 2 del codice penale (il cosiddetto divieto di retroattività) non se ne parla. E poi la legge che prevede la decadenza si riferisce alle condanne, non ai reati. I reati di B sono antecedenti l’entrata in vigore della legge ma la condanna è posteriore; quindi, tutto regolare. La Corte Costituzionale ha già detto che si tratta semplicemente di constatare l’“indegnità morale” del parlamentare. È per questo che non si tratta di “sanzioni penali” ma di semplici requisiti morali. Ed è per questo che il Parlamento non deve ri-valutare un bel niente: deve prendere atto della sentenza e cacciare B.

Tinti parla anche del ricorso davanti alla Consulta:

d)Sul ricorso alla Corte sono d’accordo; anche se nessuna legge prevede un quarto grado di giudizio avanti al Parlamento (cosa su cui tutti gli autori dei pareri pro-veritate sorvolano). Nell’un caso o nell’altro meglio farlo. Così, quando finalmente B sarà fatto fuori, sarà un po’ (solo un po’, le facce di tolla sono la norma tra B&C) più difficile dire che si tratta di un complotto ai suoi danni. Certo, tutto ciò farebbe slittare la defenestrazione di B di circa un anno; che è poi quello che gli serve, ma la Corte ha già detto che il ricorso è possibile. E quindi c’è poco da fare. Detto

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