La mamma che spoilera sul giornale “Lo chiamavano Jeeg Robot” per vendetta

Facciamo presto noi, a scrivere che Lo chiamavano Jeeg Robot è un capolavoro. Che ne sanno i giornalisti – che i film li vedono alle anteprime riservate – dei problemi del paese reale? Sono le domande di una mamma arrabbiata. Tanto arrabbiata che ha pensato bene di scrivere una lettera di lamentele alla direttrice del Corriere dell’Umbria, “spoilerando” il film ai lettori e al resto del web che ancora non l’aveva visto. «Le scrivo come madre arrabbiata nei confronti di una comunicazione esasperata e incontrollata» dice lei «Talvolta non corretta, non esaustiva, talvolta mancata».

OH MIO DIO LO CHIAMAVANO JEEG ROBOT

Inizia così il commovente racconto della donna che ricorda: «Domenica scorsa, visto che il meteo dava temporali, organizzo con la mia famiglia una giornata al cinema». La signora ci tiene a specificare che i suoi figli «Con estrema concentrazione e diligenza svolgono i compiti entro l’ora prestabilita e tutti eccitati si preparano». Dopo un lungo giro di telefonate per radunare tutti, l’allegra combriccola si avvia verso il cinema. Le luci si spengono, la pellicola inizia a girare, poi: il dramma.

** ATTENZIONE SPOILER **

«Inizia il film con un linguaggio molto “colorito”, in realtà decisamente volgare e scene abbastanza forti… dico a mio marito: “Sarà adatto!???”».

Proseguiamo nell’agghiacciante racconto…

«E’ un film d’ambiente… ma lo stupore si trasforma in angoscia: sangue a catinelle, malattia mentale che diventa criminale, sesso violento tra uomo donna, tra uomo e uomo… Violenza, violenza e violenza in ogni sua forma… Padre che violenta la figlia… un supereroe criminale appassionato di yogurt e film pornografici».

Ma poi un dilemma esistenziale balena nella mente della signora. “Esco o non esco dal cinema?”. La logica le viene in aiuto: «Sarebbe stato il quarto film dal quale entrati in sala coi miei figli sono stata costretta ad andarmene». Ma poi la abbandona: «Basta, usciamo!». Mancava pochissimo alla fine del film ma quando è troppo è troppo.

«Aspettavo il risvolto positivo, anche per dare un messaggio… il bene trionfa sul male, a 20 minuti dalla fine del film muore anche colei che la sua malattia mentale sembrava incarnare la fanciullezza…l’elemento positivo… e anche il cattivo dei cattivi, il mostro umano, acquista i superpoteri».

Un episodio increscioso che ha costretto mamma, marito, figli e amici dei figli ad abbandonare la sala venti minuti prima della fine del film per dirigersi verso casa. Ma non è ancora tempo di rilassarsi. Prima è giusto redarguire il direttore del cinema.

«Che immagine vogliamo dare ai nostri figli? Che futuro vogliamo creare? Vogliamo educarli alla violenza? È più importante il business cinematografico che l’educazione dei nostri figli??!!!»

Poi, a mente fredda sopraggiunge il rimorso e la fantasia viaggia in un turbinio di pensieri

«Sei costretto a sentirti in colpa perché hai portato in una domenica pomeriggio piovosa i tuoi figli al cinema, ti senti in colpa perché non sei uscito subito… eppure era un film tanto atteso che parlava di supereroi… un film altamente pubblicizzato, non un commento negativo!»

Chissà come mai.

Per immaginare il linguaggio e gli “hobby” del nostro eroe, signora mia, le sarebbe bastato guardare il trailer. Per avere il messaggio positivo, bastava resistere altri 5 minuti.
La prossima volta si informi prima di scegliere un film, è la quarta volta che succede no? Sii un po’ più elastica che i ragazzi di 11 anni oggi ne sanno una più del diavolo e, soprattutto, giù le mani dal NOSTRO Jeeg Robot.

lo chiamavano jeeg robot

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