Manuel Valls: «La sinistra deve cambiare per non morire. Via il nome socialista »
23/10/2014 di Andrea Mollica
Manuel Valls rilancia la sua idea di costruire una nuova formazione di sinistra che sia pragmatica, riformista, repubblicana e non più socialista. Il primo ministro francese propone un ripensamento delle forze progressiste transalpine che si basi sull’unico progetto che conta, dare maggiore autonomia alle persone.
MANUEL VALLS E L’ADDIO AL SOCIALISMO – Il primo ministro francese Manuel Valls vuole costruire una nuova sinistra, che si affranchi dal socialismo e che costruisca un nuovo campo progressista transalpino. Nel corso di una lunga intervista a uno dei settimanali più rilevanti della gauche, Le Nouvel Observateur, Valls ha sfidato la sempre più corposa fronda interna al suo partito, che critica il governo come la presidenza Hollande perché seguono un corso troppo moderato in politica economica. Il primo ministro francese, probabilmente d’accordo con l’Eliseo, rimarca come sia l’ora di dire addio alla «sinistra rivolta al passato, ossessionata dal Super-Io marxista e dal ricordo dei gloriosi Anni Trenta (l’epoca del Fronte popolare e delle grandi riforme sociali in favore dei lavoratori). La sola cosa che conta è come orientare la modernità per accelerare l’autonomia degli individui. Una sinistra che sia pragmatica, riformista e repubblicana», Alla domanda di Nouvel Observateur sul no all’aggettivo socialista, Valls ripete la formula di una sinistra pragmatica, riformista e repubblicana.
MANUEL VALLS E IL NUOVO PARTITO – Il primo ministro francese rimarca come la sinistra si debba riarmare intellettualmente, per non morire. «Quando la gauche si accartoccia sul passato sui totem ideologici, cessa di essere fedele all’ideale progressista, e dunque di essere se stessa». Per Manuel Valls le proposte dell’estrema destra del Front National, come l’uscita dall’euro, la chiusura delle frontiere e l’attribuzione di tutti i mali ai musulmani e agli immigrati, e il declinismo a cui aspira il centrodestra impongono un ripensamento ideologico e organizzativo alla sinistra. Il primo ministro propone di costruire una casa comune di tutte le forze progressiste, sotto forma di una federazione oppure di un unico partito, che accolga le diverse sensibilità del centrosinistra francese. Per Valls il Partito socialista potrebbe cambiare nome, alla fine di questo percorso di trasformazione del campo progressista transalpino. In passato l’attuale primo ministro, che aveva sfidato Hollande alle primarie presidenziali del 2012 da posizioni liberalsocialiste, aveva già lanciato l’idea di cambiare nome al PS. Il partito ha assunto l’attuale nome nel 1971, quando nel congresso di Epinay si fusero le due forze principali della gauche dell’epoca, il Cir di François Mitterand e la Sezione francese dell’Internazionale socialista.
MANUEL VALLS E LA FRANCIA – Nell’intervista a Nouvel Observateur Manuel Valls ha rimarcato l’esigenza di riforme della Francia, un processo che avrà bisogno di 10 anni visto il ritardo di competitività accumulato dal Paese. Il primo ministro transalpino critica in particolar modo l’eccesso di pressione fiscale che grava su cittadini e imprese, che il suo governo sta iniziando a diminuire, dopo anni di significativi incrementi effettuati dalla sinistra e dalla destra. Valls si smarca anche dal presidente Hollande, criticando la mancanza di chiarezza fatta sulle tre crisi che colpivano la Francia nel 2012: la crisi della crescita, del debito e del deficit, e della fiducia. Secondo l’attuale primo ministro il leader socialista avrebbe dovuto accogliere l’appoggio offerto da François Bayrou, che alle presidenziali 2012 dichiarò il suo voto in favore di François Hollande. In merito alla numerose critiche che arrivano dalla sinistra del suo partito, Valls sottolinea come l’errore peggiore della gauche sia il settarismo in nome di una pretesa purezza. L’obiettivo della sinistra deve essere il raggruppamento di sensibilità diverse, e in questa prospettiva rimarca l’importanza del nuovo ministro dell’Economia Emmanuel Macron, criticato da diverse parti vista la sua passata attività di banchiere di investimento in una società del gruppo Rothschild.
Photo credit: XAVIER LEOTY/AFP/Getty Images