La dura risposta di Mario Draghi alla Germania
22/04/2016 di Andrea Mollica
Mario Draghi e la Germania hanno un rapporto conflittuale da ormai diverso tempo. Il presidente della Bce è stato particolarmente esplicito nella risposta alle ultime critiche ricevute, rimarcando l’indipendenza dell’istituzione che guida, ed evidenziando come la politica monetaria abbia come obiettivo la stabilità dei prezzi nell’eurozona e non nella sola Germania. Mario Draghi non è mai stato amato dall’establishment tedesco, sin dalla sua nomina a presidente della Bce. Nel 2011 il lungo scontro interno alla Banca centrale europea, svoltsosi mentre la crisi dello spread aveva portato l’unione monetaria sull’orlo del collasso, aveva favorito la sconfitta di Axel Weber, all’epoca guida della Bundesbank, alla successione di Jean-Claude Trichet. Arrivato nel momento più difficile per l’intera eurozona alla presidenza della Bce Mario Draghi ha cambiato profondamente la politica monetaria, adottando misure non convenzionali che hanno rassicurato i mercati e portato sollievo ai bilanci di Stati e banche. Il superamento dell’ortodossia monetaria di matrice teutonica, che aveva ispirato la costruzione stessa dell’unione monetaria, è costata a Draghi continui attacchi. In passato esponenti di rilievo della Csu l’avevano accusato di essere un falsario che stampava moneta, poco tempo fa è stato persino incolpato di favorire il boom di Alternativa per la Germania. Mario Draghi è stato esplicito come non mai nella difesa dell’operato della Banca centrale europea. Il presidente della Bce ha evidenziato come l’unico stimolo alla crescita dell’eurozona sia arrivata dalla politica monetaria, che non può corrispondere agli interessi di un solo Stato. Draghi ha rimarcato come il Consiglio direttivo sia compatto nella forma come nella sostanza di questa polemica: tutti i governatori e i membri del Board hanno difeso l’indipendenza della Bce dalla politica così come all’unanimità è stato votato a favore di politiche monetarie non convenzionali, come perseguito dalle altre banche centrali delle maggiori economie occidentali. Una risposta indirizzata a Berlino, mitigata dalla sottolineatura dell’incontro chiarificatore con WolfgangSchäuble, il suo critico più influente. Negli ultimi mesi l’esplosione elettorale di Alternativa per la Germania, partito fondato con l’unico obiettivo dell’uscita dall’euro ma poi trasformatosi in formazione anti migranti e anti islamici, ha particolarmente innervosito l’anima più conservatrice della Cdu/CSu. L’aumento degli attacchi a Draghi si spiegano anche per questo. Critiche però sbagliate, come illustra un editoriale di Süddeutsche Zeitung, definito come il più famoso capro espiatorio della Germania. SZ, giornale progressista, rimarca come senza le misure non convenzionali di Draghi i tedeschi sarebbero tornati a pagare con i marchi, e come l’accusa di aver espropriato i risparmiatori in Germania sia totalmente infondata. Anche il vicecancelliere della Spd, Sigmar Gabriel, ha difeso la Bce per il ruolo di supplenza avuto durante la crisi.