Massimo Bossetti ha tentato il suicidio in cella con una cinghia

Nella giornata di sabato 18 luglio, all’indomani dell’udienza del processo a suo carico, Massimo Bossetti avrebbe compiuto un gesto autolesionista nel carcere di via Gleno, a Bergamo, dove è detenuto dal 16 giugno dello scorso anno per l’omicidio della 13enne Yara Gambirasio. Il muratore di Mapello avrebbe infatti tentato di suicidarsi impiccandosi con una cinghia.

 

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MASSIMO BOSSETTI, GESTO AUOLESIONISTA IN CELLA –

A quanto emerso, l’episodio, è stato riferito ad uno degli avvocati, Claudio Salvagni dalla moglie del muratore di Mapello, Marita Comi, che sabato è stata in carcere a trovare l’uomo. Bossetti avrebbe cercato di farsi del male, ma gli agenti di polizia penitenziaria, sollecitati tra le altre cose dai legali a prestargli particolare attenzione, l’avrebbero fermato. Il legale, come riferito dall’Ansa, è ora in attesa di una relazione da parte dell’Amministrazione dell’Istituto penitenziario. Il gesto, a quanto si è saputo, potrebbe essere stato determinato dalle ultime vicende accadute nel corso dell’udienza.

MASSIMO BOSSETTI, CHIESTA UNA RELAZIONE –

«Quando l’ho saputo mi sono precipitato in carcere – ha raccontato l’avvocato Salvagni parlando del gesto autolesionista di Bossetti – Massimo mi ha raccontato di aver avuto un momento di debolezza. Per un attimo gli si è spenta la luce. Per fortuna adesso sta bene ed è più tranquillo, abbiamo parlato a lungo degli ultimi giorni, dell’udienza di venerdì e di quello che ci aspetta. In ogni caso chiederemo all’istituto una relazione per capire cosa è successo». Come riporta La Stampa, la direzione del carcere di Bergamo non ha voluto commentare l’episodio. «Non so nulla», avrebbe detto il direttore del penitenziario Antonino Porcino. Il cappellano, don Fausto Resmini, avrebbe invece riferito di aver incontrato Bossetti in questi giorni e di non aver notato segni visibili sul corpo. «L’ho trovato più chiuso del solito, ma nulla di più».

(Foto: Ansa / Paolo Magni)

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