D’Alema: «Eravamo al 41%. Ora siamo al 32-33. Deluse le aspettative sul Pd»
28/10/2015 di Donato De Sena
L’uscita dalla crisi? «Il declino relativo del nostro Paese continua». La politica economica del governo? «Una ricetta neoliberale che non ha funzionato da nessuna parte». Matteo Renzi? «Dal punto di vista politico è un leader progressista, dal punto di vista dei contenuti e della cultura invece avrei dei dubbi». Sono parole di Massimo D’Alema, intervenuto ieri a Napoli ad un dibattito su Sinistra e Mezzogiorno organizzato dai Giovani Democratici. Un incontro di due ore alla Domus Ars di via Santa Chiara durante il quale il presidente della Fondazione Italianieuropei ha avuto modo di esprimersi in lungo e in largo sulla situazione politica ed economica in Europa e in Italia. Senza ovviamente risparmiare frecciate all’esecutivo e al premier. A partire dai risultati ottenuti.
Il video:
«LA CRESCITA? IL DECLINO CONTINUA» –
Dal punto di vista della crescita economica – ha spiegato D’Alema – «la situazione in Europa e in Italia in questo momento è di straordinario favore: è bassissimo il costo delle materie prima, la coraggiosa politica monetaria della Bce, ha rifornito le banche di denaro a basso costo e favorito una svalutazione della moneta, che a sua volta ha favorito le esportazioni. Tutto questo ha liberato le risorse per la crescita economica». Tuttavia – è stata l’analisi dell’ex premier – «al di là di queste condizioni l’Eurozona cresce dell’1,6% e l’Italia dello 0,9. Il Mezzogiorno dello 0,3. Siamo in una fase celebrativa di questi numeri, ma il declino relativo del nostro Paese continua. Se l’Italia cresce dello 0,9 e il Mezzogiorno dello 0,3 il divario Nord-Sud si allarga ulteriormente. La ripresa italiana non presenta nessun aspetto straordinario, come viene decantato, ma manifesta una perdurante difficoltà a marciare a ritmo del resto dell’Ue».
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«RENZI? L’ONDATA DI SIMPATIA È FINITA» –
Un’analisi dura come quella riservata al Pd e al suo segretario. Per D’Alema dopo il successo delle Europee il partito ha perso una buona occasione per farsi valere. «In Europa la novità rappresentata dal nostro presidente del Consiglio, il dinamismo che si è introdotto nella vita politica italiana, ha suscitato indiscutibilmente molto interesse, ed anche il fatto che il Pd si sia affermato come il maggior partito tra i partiti socialisti europei ha rafforzato questa posizione. Ma questa ondata di simpatia è in fase declinante. Abbiamo toccato il 41% ora stiamo al 32/33. Le aspettative che erano state suscitate sono state in parte deluse». La delusione, per D’Alema, viene ora alimentata anche dalla legge di Stabilità appena approdata in Senato: «C’è una dibattito difficile in Europa sulla legge finanziaria. Questo perché una legge finanziaria che finanzia la riduzione delle tasse, in particolare per ceti medio-alti, attraverso l’aumento del debito pubblico non è vista con molta simpatia a Bruxelles. Alla fine sarà anche digerita, ma non è considerata un modello». L’ex premier è poi ritornato sul Pd: «Abbiamo sicuramente avuto un momento di grande forza. Ma sicuramente non lo abbiamo utilizzato come dovevamo, per assumere con determinazione un ruolo primario di guida, di stimolo, nel socialismo europeo. Abbiamo saltato il congresso dei socialisti europei, non se n’è discusso da nessuna parte. Non è stata riunita la direzione, che viene riunita anche per le piccole cose».
«IL PD? SCELGA TRA SINISTRA ED EREDITÀ DI BERLUSCONI» –
Come uscire, dunque, dalla situazione odierna? D’Alema invita Renzi e il Pd a chiarire la strategia di lungo termine. I Democratici si muoveranno verso il centro o guarderanno alla loro sinistra? «Anche l’Italia (come l’Europa, nda) è governata da un’alleanza tra progressisti e conservatori guidata dal punto di vista politico da un leader progressista, ma dal punto di vista dei contenuti e della cultura avrei più dubbi», ha detto ieri l’ex premier strappando sorrisi in sala. Poi ha analizzato: «Siamo in una maggioranza di governo che si fonda sul rapporto con un pezzo consistente del mondo berlusconiano. Questa maggioranza che nacque nell’emergenza per il fatto che nessuno aveva vinto le elezioni. Ma poi questa situazione è cambiata». Le domande sono inevitabili: «Ma noi quanto arriveremo alle elezioni pensiamo di trasformare l’attuale maggioranza di governo in una proposta per il futuro del paese o pensiamo che bisogna ricostruire il centrosinistra per cercare di vincere?». «Sono due scelte molto diverse e cominciano da ora», ha affermato D’Alema. «L’abolizione della tassa sulla prima casa o la misura sul contante – ha poi continuato – sono scelte che parlano ad un certo elettorato che indicano una direzione di marcia. Vorrei discutere se la missione del Partito Democratico è quella di raccogliere un pezzo dell’eredità berlusconiana collocandosi al centro. Se è questa la prospettiva non è quella per la quale abbiamo fondato questo partito. Non possiamo pensare di scivolare in questa discussione solo sulla base delle decisioni di uno. In questo modo rischiamo di disgregare tutto».
«LE TASSE? ABBIAMO DATO RAGIONE A BERLUSCONI» –
Arriva il momento di entrare più nel dettaglio dei punti di programma di Renzi. L’abolizione delle tasse sulla prima casa, per D’Alema, è stata formulata in maniera errata. «Mi chiedo perché in un paese dove ci sono milioni di poveri togliere l’Imu a quelli come me. Abbiamo fatto un’intera campagna elettorale con Prodi per sostenere che non era giusto. Adesso improvvisamente abbiamo dato ragione a Berlusconi». Ma la critica riguarda l’intera strategia per la crescita: «Non mi sembra – dice l’ex premier – che la politica del governo aggredisca certi nodi (criminalità, corruzione, pubblica amministrazione, macchina giudiziaria incapace di decidere, nda). Mi sembra che il governo ripercorra la strada secondo cui flessibilità del lavoro e riduzione della pressione fiscale garantiranno la crescita dal Paese. Ma questa ricetta, neoliberale, non ha funzionato in un nessun paese europeo, non riesco a capire perché dovrebbe funzionare da noi». D’Alema si riaggancia alla sua idea di sinistra. «È di sinistra ridurre le disuguaglianze e promuovere il lavoro e la crescita economica in modo sostenibile. Ridurre le tasse è un mezzo, non un fine. Se le tasse vengono ridotte in modo tale da redistribuire il reddito in maniera più equo io sono d’accordo, ma se vengono ridotte in modo tale che chi è ricco diventa sempre più ricco io non sono d’accordo».
«L’EUROPA? SI È RIDOTTA A LUOGO DI NEGOZIATI» –
Infine, l’idea di Europa. Per D’Alema «si è ridotta ad un luogo di negoziati tra governi, negoziati intorno al ruolo centrale della Germania». «Si tratta – ha spiegato – di negoziare con la signora Merkel il fatto che lei ti consente di sforare il Patto di Stabilità dello 0,2 o 0,3. Questo è un meccanismo che non rilancia l’Europa». Il percorso sarebbe dunque obbligato: «C’è bisogno di un’Europa autorevole. E se non è unita non è autorevole. Il cammino è quello di dare più poteri all’Europa, non ad una tecnocrazia di Bruxelles, ma un potere democratico: devono esserci elezioni che non siano la sommatoria di elezioni nazionali, liste europee, programmi, candidati a governare l’Europa. È un processo politico. Dobbiamo abituarci all’idea che il principale governo è a Bruxelles è che in Italia c’è una sorta di governo regionale». Per D’Alema non c’è nessun rischio di perdere sovranità (pericolo paventato dalle formazioni nazionaliste o antisistema), ma l’opportunità di riguadagnarla. «Nella condizione attuale – ha dichiarato ieri rispondendo alle domande della platea – la sovranità degli Stati è una finzione. In realtà decidono i mercati internazionali, i grandi gruppi finanziari. Se sale lo spread non hai più i soldi per fare strade e scuole. Se la politica non ha la forza di governare un’economia e una finanza globalizzate è inutile illudersi di poter difendere la sovranità degli Stati».
(Foto e video: Giornalettismo)