Massimo Ferrero e il ritorno del Presidente personaggio
29/09/2014 di Maghdi Abo Abia
«Garrone vende la Sampdoria a Ferrero». Era la mattina del 12 giugno quando le agenzie iniziarono a battere la notizia che fece sobbalzare gli appassionati di calcio e non solo. Edoardo Garrone aveva deciso che dopo 12 anni la Sampdoria sarebbe passata di mano. Quel cognome buttato lì, Ferrero, fece credere a molti che Michele Ferrero, l’uomo più ricco d’Italia e proprietario della omonima casa dolciaria avesse fatto il suo ingresso nel mondo del pallone.
Invece non era Michele, bensì Massimo. Massimo Ferrero, 64 anni, si dice laziale (come Paolo Mantovani, il Presidente dello Scudetto della Samp). Uno che tra una battuta e l’altra si presentò alla stampa, allibita per l’energia ed il comportamento sopra le righe del personaggio, con parole che dopo qualche mese si sono dimostrate a dir poco profetiche: «Vengo da una cultura cinematografica, da un mondo spettacolare. Non faccio lo stadio ma faccio la fiction. Per questo faccio un calcio spettacolo, passionale, ho voglia di vincere, di emozionarmi».
A causa del suo modo di essere è spesso stato oggetto delle contumelie della stampa improvvisamente felice di poter parlare di un personaggio erroneamente ritenuto «sui generis», salvo scoprire che Ferrero, produttore cinematografico con alle spalle la vicenda Livingston, compagnia aerea charter fallita nel 2010 e per la quale ha patteggiato una condanna a un anno e 10 mesi per bancarotta fraudolenta, è tutto fuorché un parvenu, un ultimo arrivato, un fenomeno da circo. Anzi, è il classico Presidente personaggio, ovvero colui che con la sua spontaneità, la sua carica e la sua personalità diventa un tutt’uno con la società.
Per non confondersi, non parliamo dei presidenti alla Massimo Cellino, alla Maurizio Zamparini, alla Luciano Gaucci. No. Ferrero ha riportato d’attualità un genere che sembrava sparito dal mondo del calcio di oggi, fatto di miliardi, marketing, pubblicità. Ovvero quello del presidente che corre in campo con la squadra, della persona le cui battute non sono mai banali, di un uomo da cui puoi aspettarti di tutto in qualsiasi momento. Parliamo di persone come Romeo Anconetani (Pisa) Edmeo Lugaresi (Cesena), Pasquale Bellomo (Monopoli), Dino Viola (Roma), Angelo Massimino (Catania), Costantino Rozzi (Ascoli), Paolo De Luca (Siena). Tutti uomini che hanno legato in modo indelebile il loro nome alla squadra, e viceversa.
Paolo De Luca è stato il Presidente dei sogni, l’uomo che regalò la prima stagione in Serie A della Robur nel centenario della nascita. Costantino Rozzi da Ascoli, detto Il Presidentissimo, verrà ricordato per le sue calze rosse, per aver regalato ai bianconeri la Serie A e per aver avuto l’intuizione di mettere i seggiolini sugli spalti del Del Duca. Come dimenticare Lugaresi da Cesena, i cui discorsi spesso inconcludenti, almeno all’apparenza, furono oggetto di battute da parte della Gialappa’s Band, battute alle quali Lugaresi rispose:
Non è indispensabile avere una laurea e parlare bene per essere rispettato. Se hai il coraggio delle tue idee e non hai paura di dirle, guadagni la stima di tutti. E quando parlavo io, in Lega a Milano mi ascoltavano
Angelo Massimino, anche lui Presidentissimo, guidò il Catania per 25 anni con modi talvolta austeri, talvolta burberi. Il suo impegno non venne mai dimenticato, tanto che oggi lo stadio Cibali è appunto l’Angelo Massimino di Catania. E poi c’è Romeo Anconetani, l’uomo delle sei stagioni del Pisa in A, l’uomo che si sentiva un «vescovo mancato» e che credeva nella superstizione, tanto da spargere sale sul campo. Anche i suoi modi, così come quelli di Massimino, venivano ritenuti rudi. Eppure, come successe al collega catanese, anche l’Arena Garibaldi di Pisa venne ribattezzata con il suo nome, Stadio Romeo Anconetani.
Oggi il Pantheon dei Presidenti personaggi ha un nuovo candidato: Er Viperetta, Massimo Ferrero. E sicuramente la sua presenza rappresenta una boccata d’aria fresca per il calcio nostrano. La sua risposta pronta, il suo sapersi muovere davanti alle telecamere, quel modo genuino di porsi nei confronti della squadra, della tifoseria e delle istituzioni rappresentano un qualcosa a cui il calcio nostrano non era più abituato. I tifosi della Samp, abituati al rigore delle famiglie Mantovani e Garrone sono stati i primi ad essere sconvolti dal personaggio immaginando tempi difficili per la squadra. Oggi la Sampdoria è al terzo posto grazie anche ad una campagna acquisti oculata ma efficace oltre alla gestione del gruppo da parte di Sinisa Mihajlovic e Ferrero, complice la sua corsa spontanea sul campo di Marassi verso la Sud, sembra già più simpatico e meno improvvisato, anche se si limita ad essere Massimo Ferrero. L’ultimo dei presidentissimi. (Photocredit AP Photo/Marco Vasini)