Massimo Numa: il giornalista della Stampa pedinato e filmato di nascosto
14/01/2014 di Alberto Sofia
Minacciato e pedinato, dopo essere già finito sotto scorta per le intimidazioni subite da estremisti No Tav e aver ricevuto lo scorso 3 ottobre un pacco esplosivo nella redazione torinese de “La Stampa“. Il giornalista Massimo Numa è stato filmato per due anni da qualcuno che ha seguito i suoi movimenti e quelli dei suoi familiari. Per poi pubblicare in rete un video di quasi cinque minuti, nel quale vengono pubblicati immagini dei suoi spostamenti, i suoi dati privati – compresi numero di telefono, targhe di automobili, indirizzo di casa – e si incita a fargli “visita”. Secondo gli investigatori, un episodio che sembra quasi la «premessa di un agguato in via di pianificazione».
MASSIMO NUMA: PEDINATO IL GIORNALISTA DELLA STAMPA – Da tempo Numa si occupa di NoTav, più volte criticato dal movimento perché considerato “fazioso” e già in passato vittima di minacce. Fino alla pubblicazione, alcuni giorni fa, del filmato considerato un incitamento alla violenza contro il cronista. Inviato Una sintesi di diverse ore di registrazioni, inviato a diverse testate nazionali e all’indirizzo mail del cronista alle 6.22 dell’8 gennaio (intitolato «La befana vien di notte, ma per Numa..»), per poi finire su Indymedia, caricato su «Vimeo». Il giornalista viene etichettato in maniera offensiva e vengono mostrate le immagini dei suoi spostamenti. Pedinato anche mentre portava a spasso il cane. Anche ai familiari gli autori del filmato hanno “riservato” un trattamento simile, dato che, oltre alle auto usate dal giornalista fra il 2011 e il 2013, compare anche l’automobile di un parente.
MASSIMO NUMA: IL VIDEO E LE MINACCE PRECEDENTI – Non è la prima volta che Numa resta vittima delle intimidazioni. Dopo il già citato pacco esplosivo recapitato il 3 ottobre scorso in redazione, che lo ha costretto a vivere sotto scorta, alcuni mesi prima aveva già ricevuto un’altra busta esplosiva, poi rivendicata dalla Federazione Anarchica Informale (Fai). Ovvero, la stessa «cellula» coinvolta nell’attentato contro l’amministratore delegato di Ansaldo, Roberto Adinolfi. Ora gli investigatori sono però preoccupati per la violenza intimidatoria del video, dove si invita, con tanto di indirizzo, a «portare il carbone» a Massimo Numa, come ha «fatto la befana che ha portato solo carboni ardenti». Riporta la Stampa:
«Secondo gli investigatori della Digos di Torino (coordinati dai pm Andrea Padalino e Antonio Rinaudo del pool antiterrorismo), questa è la sintesi di un’«istruttoria» condotta da elementi di frange estremiste- eversive vicine al movimento No Tav. Una procedura che richiama le tecniche terroristiche per l’organizzazione di un attentato. Un’analisi più approfondita delle immagini ha consentito di ricostruire anche altri dettagli. Ci sono «frame» che indicano un pedinamento prolungato, anche per ore. In una circostanza, è anche immortalata l’auto di un familiare del giornalista, parcheggiata vicino al luogo di lavoro. Poco prima, la stessa auto era stata seguita dall’uscita di casa per una decina di chilometri, con varie tappe, dalla spesa, alle commissioni, all’ufficio»
IL FILMATO – Nei quasi cinque minuti di filmato si vede anche il giornalista uscire con un’altra automobile, sempre pedinato, dopo l’uscita dal lavoro. «Sopralluoghi minuziosi», dove vengono individuate anche le possibili via di accesso e fuga del cronista pedinato. Le immagini risalgono a diversi periodi, nel 2011 e nel 2013, e sono accompagnate da didascalie in piemontese, tra minacce e tono canzonatorio, come spiega il quotidiano piemontese. Un episodio grave, così come le minacce denunciate e le intimidazioni subite dal parlamentare del Pd Stefano Esposito. In relazione alle notizie che hanno coinvolto Numa ed Esposito sono intervenuti gli stessi No Tav dal proprio sito: «Possiamo dire che la schizofrenia/sudditanza dei media nostrani e la condotta narcisista/strumentale della procura, a braccetto con la questura, oramai non sorprendono più. Ciò a cui non il movimento non si abitua e continuerà a contrastare è la criminale, quella sì, persecuzione in atto contro tutti gli attivisti del movimento, ad oggi indagati a centinaia e diversi sottoposti a misure cautelari», hanno replicato. Il giornalista della Stampa però non intende cedere alle pressioni: «Tutto questo perché ho semplicemente fatto il cronista e ho raccontato quel che ho visto sui No Tav. Con questo filmato mi dicono di andarmene, di staccare la spina. Faccio una vita blindata da quando ho ricevuto il pacco esplosivo, e non mi piace. Ma sia chiaro: nessun passo indietro», ha spiegato su Repubblica.