Mattarella sulla Giustizia: «I magistrati siano efficienti senza protagonismi»
24/02/2015 di Tommaso Caldarelli
Sergio Mattarella arriva alla Scuola Superiore della Magistratura, a Villa Castelpucci presso Scandicci, a poca distanza da Firenze; il capo dello Stato ha utilizzato la tranvia fiorentina, definita “esempio di trasporto locale ecosostenibile che e’ servita ad alleggerire quello che era uno dei traffici più caotici d’Italia” e inaugurata dalla giunta di Matteo Renzi nel 2010 dopo cinque anni di lavori.
SERGIO MATTARELLA IN VISITA AI GIOVANI MAGISTRATI
E’ la seconda volta dall’inizio del mandato che il presidente della Repubblica si occupa di giustizia e magistratura, campo sul quale è massimamente competente. Rivolgendosi ai giovani magistrati, alla presenza del ministro della Giustizia, Andrea Orlando, il vicepresidente del Csm, Giovanni Legnini, il direttore della Scuola, Valerio Onida, il presidente della Repubblica ha pronunciato alcune parole chiedendo agli allievi della scuola più impegno sul fronte dell’efficienza del sistema giudiziario.
Si tratta di un “recupero necessario per rispondere efficacemente al bisogno di legalità fortemente avvertito nel Paese”, ha detto il Capo dello Stato: “L’ordinamento della Repubblica esige che il magistrato sappia collegare equità e imparzialità, fornendo una risposta di giustizia tempestiva per essere efficace, assicurando effettività e qualità’ della giurisdizione”, ha detto Mattarella. Il tutto per far tornare nei cittadini quella fiducia nel sistema giudiziario ormai vacillante.
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SERGIO MATTARELLA: ECCO COME IL MAGISTRATO NON DEVE ESSERE
Ci sono due “archetipi” di magistrato dai quali secondo il Capo dello Stato bisogna che i futuri giudici e pubblici ministeri rifuggano.
[Il magistrato deve avere] “un compito ne’ di protagonista assoluta nel processo, ne’ di burocratico amministratore di giustizia”. Entrambi i difetti “snaturano la fisionomia della funzione” del magistrato
In questo senso è fondamentale, dice il Capo dello Stato, che il magistrato ricordi i due cardini del suo lavoro: la formazione e la percezione del ruolo etico. La giurisprudenza italiana deve imparare a sincronizzarsi con “i sempre più importanti principi del diritto e della giurisprudenza europea” da un lato, dall’altro il magistrato non deve mai dimenticare il ruolo morale e civile a cui è chiamato: “La giustizia e’ chiamata a definire, ogni giorno, l’equilibrio fra diritti e doveri applicando le regole dettate dalla legge”.