Matteo Renzi, Fassina e la battuta che non è stata fraintesa
05/01/2014 di Dipocheparole
Siamo i renziani, non temiamo il ridicolo. Subito dopo l’incidente diplomatico che ha portato alle dimissioni di Stefano Fassina, un nutrito gruppo di sostenitori emiliofideistici di Matteo Renzi si aggirava su Twitter e Facebook negando che il sindaco di Firenze avesse fatto una battuta su di lui, e imputando le dimissioni del viceministro a una non ben precisata “invenzione della stampa”. Come mai? Perché si attaccavano in primo luogo al fatto che Renzi non avesse detto letteralmente “Fassina chi?”: vero, Renzi aveva risposto a un giornalista che gli nominava “Stefano Fassina” dicendo “Chi?” e i giornali, visto che non potevano riportare il virgolettato perché altrimenti non si sarebbe capito di cosa parlava, avevano “aggiunto” il Fassina nel titolo. Che sporchi manipolatori, nevvero? Anche se si vede benissimo, dal video, che Renzi dice “Chi?” e poi continua a fare smorfie per assicurarsi che gli astanti abbiano ben percepito la battuta:
MATTEO RENZI, STEFANO FASSINA E LA BATTUTA CHE LO ERA – Non contenti, i renziani che il potere li temono avevano continuato imputando ovviamente le colpe ai quotidiani on line manipolatori (quei cattivoni, eh?), e “dimenticavano” che, visto il lasso di tempo intercorso fra la battuta e le dimissioni di Fassina, Renzi avrebbe avuto tutto il tempo di precisare, se fosse stato frainteso. Si sa, sono esperti in comunicazione. Per fortuna mentre i più renziani di Renzi continuavano indefessi a sostenere questa tesi, è arrivato, su Facebook, il comunicato del sindaco di Firenze. Dove, con onestà, Renzi dice che invece la battuta l’ha fatta eccome:
Se il Vice Ministro all’Economia – in questi tempi di crisi – si dimette per una battuta, mi dispiace per lui. Se si dimette per motivi politici, grande rispetto: ce li spiegherà lui nel dettaglio alla direzione PD già convocata per il prossimo 16 gennaio raccontandoci cosa pensa del Governo, cosa pensa di aver fatto, dove pensa di aver fallito. Lo ascolteremo tutti insieme con grande attenzione, così fa un partito serio. Quanto a me, non cambierò il tono dei miei incontri con la stampa. Mai. Non diventerò mai un grigio burocrate che non può scherzare, non può sorridere, non può fare una battuta. La vita è una cosa troppo bella per non essere presa con leggerezza. Starò sempre in mezzo alla gente, continuerò a fare battute e a riceverle, ma mettendo al centro il patto con gli elettori, non gli equilibri dei dirigenti. Il PD ha il compito di cambiare l’Italia, non di vivere un congresso permanente. E noi ci proviamo, con il sorriso sulle labbra ma anche con la determinazione di chi sa che dobbiamo cambiare verso davvero. Buona domenica a tutti!
Buona domenica, soprattutto ai più renziani di Renzi.