Matteo Renzi: «In Italia ci sono troppe banche. Verdini in maggioranza? No»
21/01/2016 di Redazione
Matteo Renzi ha da poco concluso la registrazione della puntata di Porta a Porta che inizierà alle 23.40. E davanti alla telecamera della trasmissione di Bruno Vespa ha parlato di diverse priorità del governo e non solo. La prima considerazione è sul sistema bancario. “In Italia ci sono troppe banche – ha affermato il premier-. L’Italia è un Paese solido, ma in cui in passato si è consentito di fare troppe banche”
Sul crollo dei mercati si dichiara ottimista. “Benissimo le parole di Draghi, oggi e’ andata meglio”. Ma non troppo. “Molto difficile aspettarsi qualcosa dai mercati perché sono volubili. Negli ultimi giorni si è scaricata su alcune banche italiane una serie di tensioni difficili da leggere. Stamattina, dopo l’incontro con il governatore e il ministro dell’economia e dopo le parole della delegata delle banche della commissione Ue, che ha detto che non ci sono ulteriori interventi richiesti, immaginavo che le cose andassero meglio”.
Nella sua analisi, il presidente del consiglio “accusa” i suoi predecessori. “Dal 2007 al 2013 i governi europei hanno aiutato le banche, mentre quelli italiani hanno scelto di non fare niente. Io sarei intervenuto come hanno fatto altri paesi, non è che la Merkel è meno intelligente di noi. Ma nonostante non si sia intervenuto le nostre banche sono più solide di quelle tedesche”.
E nelle riforme fondamentali del suo governo inserisce anche “il decreto sulle popolari dell’anno scorso. Serve proprio a razionalizzare il sistema, nella stessa direzione indicata da Carlo Azeglio Ciampi e Mario Draghi, quando erano al Tesoro nel 1998”.
Inevitabile poi, toccare il tasto Verdini. “Tutte le volte che andiamo a votare sulle riforme ci sono maggioranze un po’ diverse. Qualcuno che sta in maggioranza non le vota, qualcuno che è contro il governo è a favore delle riforme. Non vedo una grande notizia sul fatto che ci sono state maggioranze diverse come ieri”. Ma alla domanda diretta “Verdini entra in maggioranza?” risponde “No. Non ha avuto nessuna presidenza di commissione, invece una l’ha avuta Forza Italia. Faccio fatica – sottolinea Renzi – ad appassionarmi a questo dibattito. Sono due anni che mi dicono: ‘non avete i numeri’. E sono due anni che continuiamo a fare le cose. Secondo me porta bene. E le diro, i gufi sono quelli che ce l’hanno con l’Italia, è legittimo che vogliono che cada io, ma loro vogliono che cada l’Italia”.
Torna anche sugli assenteisti e su chi timbra per altri. “Gente da licenziare in 48 ore”. Lo ha detto il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, commentando a Porta a Porta una foto che ritrae un dipendente pubblico che in mutande timbra il cartellino e le decisioni assunte dal Consiglio dei ministri contro gli assenteisti. “C’è un sacco di gente che la mattina si alza e va a lavorare e pensa che chi ha un posto fisso abbia il dovere di rappresentare al meglio il Paese e l’unità nazionale. Credo che anche i dirigenti siano chiamati a rispondere di quello che fanno e non fanno. In passato c’era già una legge che permetteva di valutare il licenziamento. Noi abbiamo proposto una legge per cui il dirigente o lo licenzia o noi licenziamo il dirigente. I dirigenti sono chiamati a rispondere di quello che fanno e che non fanno”.
Sulle riforme nel campo dell’istruzione, dice il premier che “ragionevolmente, ci diamo un triennio per mandare a regime il pacchetto della buona scuola. Nessuno aveva investito così tanto sulla scuola. L’Italia smette di pensare ai problemi del passato. Tutte le partite del passato le stiamo affrontando”.
Si passa alle schermaglie con l’Europa, sul confronto “maschio” tra Italia e Ue, una definizione di Jean Claude Juncker, Matteo Renzi non si riconosce nella definizione. Parlando al programma condotto da Bruno Vespa il premier ha spiegato: “L’ha detto lui, ha fatto tutto lui. Io non faccio classifiche sulle riforme, sono tutte importanti. Quello che stiamo dimostrando, e’ che dopo anni di chiacchiere finalmente ci siamo rimessi in moto. Non sto litigando perche’ faccio le bizze con Juncker e i commissari europei, ma perche’ stiamo chiedendo che dopo anni che l’Italia andava in Europa a dire solo sì grazie, l’Italia non è che dice di no, ma fa domande e si fa sentire,. Non faccio le bizzette o le polemicucce perché sono un attaccabrighe, ma dico che per anni abbiamo sempre detto di sì, ma ora voglio dire sì a cose che funzionino per noi e per gli altri”. E quanto sia combattivo, lo si evince dal suo giudizio sul lavoro che dovrebbero fare i diplomatici. “Gli ambasciatori sono bravissimi, per carità. Ma quando hanno fatto un po’ di battutine sull’Italia a Bruxelles pensando di impaurirmi, ho risposto: se volete uno più rissoso di me e bravissimo sui dossier, vi mando Calenda che ha gestito benissimo dossier come quello sulla Cina. Mamma mia, bisogna che un po’ di dirigenti italiani si facciano sentire in Europa, non abbiano paura, che un po’ di burocrati italiani non abbiano terrore. Bisogna toglierci di dosso la pigrizia e andare all’attacco, noi siamo l’Italia. C’è un sacco di gente in Europa che vede oggi nell’Italia un paese stabile. I compiti li abbiamo fatti, adesso state ad ascoltare anche noi.
Ultimo capitolo, sul Jobs Act. “L’importante è che il lavoro continui a crescere, e’ impossibile che cresca di mezzo milione all’anno, un rallentamento lo do per scontato ma farei presente che grazie al jobs act abbiamo recuperato 510mila posti di lavoro. L’importante è che il lavoro continui a crescere, anche se e’ impossibile che continui con questi ritmi. Ne abbiamo recuperati mezzo milione ma c’e’ ancora molto da fare. A me interessano queste cose non le vicepresidenze di commissione”. Ecco.