“Matteo Salvini, giù le mani da Don Milani”
02/03/2015 di Tommaso Caldarelli
“Matteo Salvini, giù le mani da Don Lorenzo Milani“: è Famiglia Cristiana e tutto il mondo e la stampa cattolica a sfilare dalla presa del leader della Lega Nord il prete di Barbiana. L’aspirante leader del centrodestra italiano durante la manifestazione di sabato ha citato l’opera più famosa del sacerdote toscano, “l’obbedienza non è più una virtù”, utilizzando la citazione riguardo il diritto di non rispettare i diktat di Bruxelles.
MATTEO SALVINI, GIU’ LE MANI DA DON MILANI
Ma il mondo cattolico non ha gradito l’accostamento.
Tutto il lavoro che don Milani nella sua vita ha fatto, al di là delle parole dette, ha mirato a una sola cosa: dare ai poveri, ai fragili, ai marginali parole e cultura sufficienti per difendersi da chi avrebbe potuto prevaricarli e tirarli dalla propria parte a suon di slogan a buon mercato. Voleva che imparassero a difendersi, con la forza della ragione, dalla politica che parla alla pancia, indipendentemente dal suo colore. La sua era, prima di tutto, una scuola di senso critico. Non solo, nella sua scuola si studiavano lingua e lingue: i suoi ragazzi imparavano a vivere aperti all’Europa e al mondo, andavano a imparare, lavorando in fabbrica o nei campi, il tedesco in Germania, l’Inglese in Inghilterra, l’arabo in Algeria.
Così Famiglia Cristiana, che spiega che la differenza fra Salvini e Don Milani è, “prima che nel merito, nel metodo”. Su Twitter c’è anche chi fa notare la differenza nei motti fra Barbiana e la manifestazione “Renzi a casa”.
#Salvini ieri ha citato don Milani. Forse non sa che il suo motto era “I care”, il contrario di “me ne frego”. #spiegonedamilano #gazebo
— Giulia Mattiussi (@Eudaimonia20) 1 Marzo 2015
Non molto facile nella piazza dove sventolano le bandiere di Casapound citare l’uomo che aveva come motto della sua vita “I Care”, scritto ancora sulle porte della sua scuola toscana.
LEGGI ANCHE: Salvini a Roma, i video di Giornalettismo
DON MILANI E IL RAZZISMO
Né di parlare di chiusura delle frontiere e di urlare “prima gli Italiani” e poi citare il sacerdote che, nella lettera ai Cappellani Militari, scrisse parole di fuoco contro qualsiasi forma di intolleranza.
Se voi avete il diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri, allora io dirò che, nel vostro senso, io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall’altro. Gli uni son la mia Patria, gli altri i miei stranieri.
E se Salvini fosse entrato nella scuola di Barbiana, continua Famiglia Cristiana, probabilmente avrebbe sperimentato e toccato con mano proprio il metodo che Don Lorenzo insegnava ai suoi allievi.
Nella scuola di don Milani le porte erano aperte, non solo in uscita per andare nel mondo a imparare, ma anche in entrata: capitava che politici con la parlantina sciolta e la promessa facile venissero invitati a parlare, dove parlare voleva dire essere sottoposti a un fuoco di fila di domande scomode, da un plotoncino di ragazzini impertinenti e preparati a smontare gli slogan pezzo a pezzo