#matteorisponde, la mediazione giornalistica e i social network
07/04/2016 di Marco Esposito
Ieri, dopo il #matteorisponde – il live di Matteo Renzi su Facebook – ho scritto una serie di considerazioni su Facebook. Tra queste quella che noi giornalisti non possiamo limitarci ad “embeddare” (inserire nella pagina online del nostro sito ndr) e basta il livestreaming della pagina Facebook del presidente del Consiglio.
Martedì, comunque, siamo stati tra coloro che lo hanno fatto. Una scelta giornalista molto criticata sui social network, ma che rivendico con forza. Sia per il particolare momento che il governo sta vivendo, sia perché – senza che ciò abbia destato grande scalpore – in passato tutti i giornali online hanno “embeddato” comizi di precedenti segretari del Pd o di altri leader di partito. Ma quando si tratta di Renzi, c’è sempre qualche polemica, a volte pretestuosa o aprioristica, in più. Penso che non ci sia nulla di male ad offrire lo streaming del presidente de consiglio che parla, anche perché – per quando possa apparire strano a noi maniaci forzati dei social – non tutti (fortunatamente) passano tutto il proprio tempo su Facebook o twitter.
L’esperimento di Renzi, dal suo punto di vista, è stato sicuramente un successo. Un importante numero di utenti raggiunti, l’amplificazione dell’evento tramite gli altri media, le agenzie che battevano le su dichiarazioni, i social network che rilanciavano il suo pensiero, nel normale flusso autoreferenziale del web. E’ dunque normale che un evento legato specificatamente ai social si autoalimenti nei social stessi.
In molti mettono il dito su quello che potrebbe essere un problema: Renzi grazie a questa disintermediazione, salta a piè pari la mediazione giornalistica, favorendo la propria propaganda. Il tutto grazie anche ad una certa pigrizia delle testate giornalistiche che – come detto – si limitano a rilanciare il #matteorisponde.
È vero?
Vorrei annotare due cose: quella di Renzi è propaganda? Si, ed è normale che ne faccia. Come la fa Obama, come la fa ogni leader di partito o di governo. Ma attenzione. Perché se la rete e i social network consentono di saltare la mediazione giornalistica (ma solo a volte ed in alcuni determinati eventi), dall’altra parte sono un’arma a doppio taglio. Va detto che Matteo Renzi è molto bravo nell’uso delle tecnologie. E non è un aspetto secondario. Faccio fatica ad immaginare – oggi – un altro politico italiano che come ha fatto ieri il presidente del consiglio riesca a districarsi tra telefonini, telecamere, pc, smartphone, twitter e facebook, con altrettanta agilità. Perché chiunque altro si mettesse nelle condizioni tecnologiche in cui si è messo Renzi – senza rete – e con il fioretto velenoso dei commenti di twitter rischierebbe di essere “linciato” qualora non si dimostrasse all’altezza del multitasking richiesto. I social per i politici sono un’opportunità, ma anche un rischio. E – purtroppo – molti di loro sembrano temerne soprattutto i rischi. Non oso nemmeno pensare cosa avrebbero combinato in quella situazione un Bersani, un Monti o un Gianfranco Fini.
Probabilmente, non lo avrebbero fatto. E avrebbero fatto bene. Ma è probabile che i prossimi competitor di Renzi, i prossimi leader degli altri schieramenti saranno in grado di gestire questi eventi social con la sua stessa scioltezza.
Secondo appunto. Renzi salta la mediazione giornalistica, ma la rete, i social, offrono comunque un nuovo tipo di “mediazione” al #matteorisponde. Con battute e critiche, la rete e i social network, in maniera collettiva, danno vita ad un tipo di contrappunto che è assolutamente naturale a ciò che avviene in rete. Ieri succedeva che le persone commentavano anche su Twitter quello che Renzi diceva in diretta su Facebook, con Renzi che rispondeva seguendo il filo dell’hashtag #matteorisponde, e l’ultima parola poi rimaneva a chi era sui social network.
cioccato @gditom 😉 pic.twitter.com/F8F0Qh7zrF
— AndreaSpinosiPicotti (@andreaspinopico) 5 aprile 2016
Dunque che fare? Insomma, dal mio punto di visto, è dalla rete stessa che può nascere il “controcanto” a quello che fa Renzi. Senza creare siti ad hoc, con particolari chat. Già esistono i social, basta sfruttarli.
Per questo motivo al prossimo #MatteoRisponde – per quanto ci riguarda – oltre ad inserire lo streaming live della pagina del presidente del Consiglio, utilizzeremo i widget di twitter per creare un controcanto a quello che Renzi dice durante la diretta. Si può fare utilizzano l’hashtag “ufficiale” #matteorisponde, creandone uno ad hoc per chi vuole commentare con Giornalettismo, o addirittura selezionando nel widget 5-6 persone – magari di differente orientamento politico – che twittino al riguardo. O addirittura una diretta video parallela.
Le possibilità sono infinite, anche per noi giornalisti.