Mekhissi: si toglie la maglietta e perde l’oro dei 3000 siepi
15/08/2014 di Boris Sollazzo
Un vero shock per il campione francese Mahiedine Mekhissi-Benabbad: la manifestazione di gioia per la vittoria di ieri si è trasformata nella causa della sua piccola grande tragedia sportiva. Il vincitore, per distacco, della finale dei 3000 siepi agli Europei di Atletica Leggera in corso a Zurigo, infatti, è stato squalificato perché sull’ultimo rettilineo, ormai solo e sicuro del trionfo, si è tolto la maglia come i calciatori, correndo gli ultimi 80 metri a petto nudo, con la casacca nella mano sinistra o, al momento del superamento dell’ultimo ostacolo, addirittura tra i denti.
Sembrava un peccato veniale, e infatti come accade ai goleador sui campi dal calcio, il giudice, in pista, gli ha mostrato solo un cartellino giallo subito dopo l’arrivo. Poi, peró, a seguito del ricorso spagnolo è arrivata la squalifica del vincitore che ha sconvolto il ritiro transalpino e anche il pubblico, che aveva adottato l’estroverso 29enne. L’oro cosí è andato a un altro francese, Yoann Kowal (8’26″66), l’argento al polacco Krystian Zalewski (8’27″11) e il bronzo allo spagnolo Angel Mullera (8’29″16). Ed è proprio quest’ultimo la “causa” del reclamo iberico, ben poco sportivo ma ossequioso alle regole (un po’ antiche) di una specialità che, si dice, abbia piú di un secolo e mezzo. Le prime gare, si dice, si fossero tenute a Oxford nel 1850 (alle Olimpiadi arrivó nel 1900 a Parigi, in misura ridotta, e poi con quella attuale nel 1920).
Ora Mekhissi-Benabbad puó solo sperare nell’appello che la sua nazionale presenterà oggi, un controricorso che si affida piú al buon senso che a commi del regolamento piú o meno rigidi.
Il punto, peró, è che questo ragazzo non è nuovo a intemperanze di questo tipo: nel 2012 vince la medaglia d’oro nei 3000 siepi ai Campionati europei di Helsinki e alla fine di questa gara si avvicina alla mascotte, una ragazzina di 14 anni, e, dopo averle fatto cadere con violenza il regalo che stava cercando di consegnargli, la spinge inspiegabilmente con entrambe le mani, come se volesse buttarla a terra. Lei rimane in equilibrio e l’episodio per fortuna si conclude senza conseguenze fisiche per la malcapitata. Successe una cosa simile a Barcellona 2010: anche lí se la prese con la mascotte, in un’esultanza decisamente arrogante: le chiese di inginocchiarsi ai suoi piedi e questa volta, la fece cadere a terra.
Il che vuol dire che su una pista d’atletica malmenare una minorenne mascherata non comporta alcun danno – quelle medaglie, infatti, sono ancora del già vicecampione olimpico a Pechino e mondiale a Daegu – ma mostrarsi seminudo allo stadio sí. E incuriosisce che la punizione equivalga a chi, con il doping o magari l’invasione di una corsia, inganni davvero i valori di questa disciplina.