Michael Schumacher: come sta un mese dopo l’incidente e il coma
28/01/2014 di Alberto Sofia
È passato quasi un mese dall’incidente sugli sci di Michael Schumacher, quando, il 29 dicembre scorso, il sette volte iridato di Formula Uno sbatté la testa contro una roccia nelle nevi di Merìbel, in Francia. Da allora, operato due volte e in coma farmacologico, resta nel reparto di rianimazione dell’ospedale di Grenoble. Il suo cervello non offre ancora ai medici i segnali di miglioramento sperati: ogni giorno proseguono i tentativi di staccarlo dalle macchine, nella speranza che possa respirare da solo. Anche i sedativi sono stati alleggeriti, ma per ora non ci sono novità positive.
MICHAEL SCHUMACHER: UN MESE DAL COMA – Ogni giorno potrebbe essere quello del risveglio, ma quel giorno – atteso con speranza, soprattutto da tifosi e familiari – non è ancora arrivato. E sullo stato di salute del campione non sono arrivate nuove notizie. Già il 31 dicembre scorso erano stati i neurochirurghi Stéphane Chabardes ed Emmanuel Gay, insieme al capo del reparto di rianimazione dell’ospedale di Grenoble, Jean-François Payen, a spiegare come non sarebbe state date altre informazioni, fino a che non ci sarebbero stati «fatti nuovi e significativi». Come si spiega su Repubblica, i medici hanno spiegato alla moglie come la pressione intracranica sia leggermente diminuita, così come i rischi: c’è la possibilità che Michael possa scivolare nella “sindrome apallica”, ovvero lo stato vegetativo senza ritorno. Allo stesso modo come resta in pericolo di vita, considerato il debole sistema immunitario. Ma la famiglia non intende mollare, come si spiega sul Corriere della Sera:
«Michael è un combattente, non ci arrendiamo» aveva fatto sapere Corinna, la moglie, via Internet: caparbia e fiduciosa («La famiglia è molto soddisfatta del lavoro dei medici» si legge nell’ultimo comunicato), ogni mattina Corinna arriva dalla Svizzera al capezzale del marito e ogni sera riparte per tornare dai figli adolescenti, Gina-Maria e Mick, che non possono perdere l’anno scolastico. Nel fine settimana sono stati visti anche il padre di Schumacher, Rolf, e il fratello Ralf. Gli ingressi principali e secondari dell’ospedale non sono più piantonati da fotografi e cameramen».
Resta l’affetto dei tifosi, nei messaggi e negli striscioni lasciati all’ospedale di Grenoble, nell’attesa che Schumi possa finalmente leggerli.
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L’ATTESA PER IL RISVEGLIO DI MICHAEL SCHUMACHER – Negli scorsi giorni anche Jean Todt, presidente della FIA ed ex dirigente della Ferrari ai tempi dei successi di Schumi, è tornato in Francia per far visita al campione in coma. I suoi tifosi si sono invece riuniti domenica scorsa nella pista di Spa, in Belgio. Non un circuito a caso, bensì quello in cui, nel 1992, il campione di Formula Uno vinse il suo primo Gran Premio in carriera. Il 3 gennaio, invece, in occasione del suo 45° compleanno, si erano radunati di fronte allo stesso ospedale francese dove l’ex pilota resta ricoverato. Sulla sua salute, filtrano poche notizie: si sa che ogni giorno è sottoposto a esercizi di ginnastica passiva, per evitare che possa anchilosarsi. Per il resto, non si conosce nulla, dato che l’équipe medica e il personale sanitario mantengono uno stretto riserbo, rispettando il segreto professionale. Non resta che aspettare per sapere quanto ci vorrà ancora: «Servirà il tempo che ci vorrà», avevano replicato in conferenza stampa i medici, di fronte alle domande dei cronisti. Al contrario, il procuratore capo di Albertville potrebbe concludere a breve l’inchiesta giudiziaria. Per ora è stata rinviata, ma entro la prima metà di febbraio, come ha spiegato Repubblica, tutto potrebbe essere concluso. L’impressione è che i gestori della pista di Meribel saranno scagionati da responsabilità penali.
A Jerez de la Frontera, dove sono iniziati i test della F1, c’è stato intanto l’omaggio di Mercedes e Ferrari: dalla scritta («KeepFightingMichael», ovvero «Michael continua a lottare») che appare sulla nuova monoposto Mercedes alla foto di gruppo del team di Maranello dedicata al campione. Tutto in attesa di buone notizie da Grenoble.