Il ministro Orlando: «Il Pd? Non ha risolto il tema dell’identità»

«Il Pd non ha risolto il tema dell’identità». «Renzi è un fenomeno di riformismo al tempo del dominio dell’antipolitica» che compie «un’operazione da arti marziali». «La vittoria delle Europee è stato il modo di fermare una preoccupante deriva populista facendo anche un po’ demagogia». «La cultura in politica? Il partito non è in grado di far crescere gli intellettuali». Sono parole del ministro della Giustizia Andrea Orlando, che ieri è intervenuto al Teatro Sannazzaro di Napoli in occasione della presentazione del libro di Umberto RanieriNapolitano, Berlinguer e la luna‘. Nel corso del dibattito moderato da Marco De Marco Orlando (insieme a Ranieri e al direttore de Il Foglio Giuliano Ferrara, il deputato Pd Enzo Amendola e l’ex funzionario Pci Umberto Minopoli. ha ripercorso la storia della corrente migliorista del Partito Comunista e affrontato il tema del riformismo mancato nel nostro Paese. Senza risparmiare riferimenti alla situazione politica e ai leader attuali.

 

 

ORLANDO: «RENZI FA UN’OPERAZIONE DI ARTI MARZIALI» – «Credo che il rancore supplisca alla carenza di identità. E noi non abbiamo risolto il tema dell’identità neppure oggi. Credo che continui a pesare nel dibattito interno del Partito Democratico», ha affermato il ministro rispondendo alle domande di De Marco. Sul segretario Pd e capo del governo ha invece detto: «Credo che Renzi sia un fenomeno di riformismo nell’epoca del dominio dell’antipolitica. La battaglia dei riformisti era tutta giocata con le armi proprie della politica in un terreno squisitamente politico. Renzi prova a fare un’operazione da arti marziali orientali, cioè cerca di utilizzare la forza dell’antipolitica per vedere se un qualche modo la capitalizza e la prova a giocare su un terreno istituzionale. Fino ad oggi questo è stato il successo politico. La vittoria delle Europee è stato il modo di fermare una preoccupante deriva populista […] facendo anche un po’ demagogia». E ancora: «Si è consumato un drammatico divorzio tra cultura e politica. È un dato. Questo pone una questione. Il partito così come è organizzato oggi non è in grado di far vivere e far crescere degli intellettuali. Questo è un dato strutturale. C’è un’esaltazione dei voti e del consenso, senza il quale non si fa niente. Ma con i voti e con il consenso non si riesce a fare tutto».

 

andrea orlando napoli 1

 

ORLANDO: «LA RESPONSABILITÀ CIVILE DEI MAGISTRATI NON È SCELTA PUNITIVA» – Infine il dissenso dei magistrati rispetto al testo sulla responsabilità civile delle toghe che oggi dovrebbe avere il primo via libera dal Senato. Orlando manifesta «soddisfazione per l’arrivo in Aula a Palazzo Madama del provvedimento. Poi dice: «Fortissime critiche, alcune fondate, di cui abbiamo cercato di tener conto, altre meno fondate. Continuiamo a discutere fino all’ultimo giorno. Siamo disponibili ad un confronto e ad un’interlocuzione. Non mi pare però che questa scelta che abbiamo fatto sia una scelta punitiva. Dà concretezza ad alcuni principi fondamentali che sono richiamati dalla sentenza della corte europea».

 

 

FERRARA: «LA SINISTRA IN PIAZZA? SONO MORTI CHE SEPPELLISCONO I LORO MORTI» – Il più pungente dal palco è stato senz’altro Ferrara, che sulla sinistra di piazza che si oppone alle riforme di Renzi dice: «Sono morti che seppelliscono i loro morti». «Meno si pronuncia e meglio è la parola sinistra. Bisogna pronunciare la parola ‘Italia’, ‘rinnovamento’ e ‘sviluppo economico’». «La vera riforma che ha fatto Renzi, perché il governo alcune cose le ha fatte, è che ha messo i ragazzini dappertutto. Io non ci credevo», ha detto il direttore de Il Foglio. Secondo Ferrara Renzi su rinnovamento e rottamazione sarebbe riuscito a battere il Berlusconi del ’94. Parlando del primo governo del Cavaliere Ferrara ha infatti affermato. «Fece tutta la battaglia in nome dello Stato antifiscale di Antonio Martino e appena vinse mise Antonio Martino agli esteri a scaldare la sedia e invece al Tesoro ci mise Lamberto Dini che era un democristiano della vecchia guardia. Renzi mi ha molto sorpreso…». Poi una battuta: «La differenza tra Berlusconi e Renzi è molto semplice: Berlusconi ha cominciato la sua avvenutra politica assumendo un Letta e Renzi l’ha cominciata licenziando un Letta. Una differenza bestiale». E infine, una frecciata a Massimo D’Alema: «Io ho anche tifato per lui presidente della Repubblica quando non avevo nient’altro da fare. Mi ero fatto l’idea che volava muovere il sistema, l’architettura del sistema. Ho letto il libero (di Ranieri, nda) e ho capito quant’ero fesso».

 

 

giuliano ferrara napoli

(Foto e video: Giornalettismo)

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