Mirko Gori scherza da bomber vero Mario Balotelli a terra dopo il rigore sbagliato
02/05/2016 di Boris Sollazzo
Nel calcio patinato di oggi non capita spesso un gesto così. Magari i campioni protestano, piangono e si fanno espellere, compiono falli di reazione che costano un mondiale, il massimo della trasgressione è fare un cucchiaio.
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Ma quella che abbiamo visto a San Siro, in Milan-Frosinone, ieri, è una scena da campetto, anzi da partita in una Villa comunale. Di quelle che durano ore, fino al tramonto, e si risolvono all’ultimo gol. In verità ieri eravamo al quarto minuto del secondo tempo e il Frosinone, incredibilmente, stava sullo 0-2. Paganini di precisione dal limite a inizio del primo tempo, Kragl con una punizione da 40 metri alla fine della prima frazione. Due miracoli, e si sa, non c’è due senza tre. Bardi, portiere in seconda che è arrivato perché alla sua precedente apparizione, il suo predecessore ne aveva presi 5 dal Napoli, non senza sue responsabilità, contro Mario Balotelli. Un derby, visto che il giovane numero 1 viene dal vivaio interista. I fantacalcisti stavano già segnando il bonus al rossonero. Ma non andrà così. Tiro, strozzato, Bardi para. Chissà, forse il ragazzo lo spiava quando entrambi erano nell’Inter (Bardi vinse con i nerazzurri, da titolare, il Viareggio 2011, quando SuperMario era già a Manchester, ma il portiere era già nelle giovanili nerazzurre quando il campione mancato faceva impazzire Mancini e Mourinho a Milano).
Ma la notizia, la storia non è questa. Non è neanche quella di Ajeti che rischia ogni muscolo e osso delle sue gambe per togliere dal rigorista la palla del tap-in.
No. La storia è quella di Mirko Gori. Ventitre anni, ma già una bandiera dei ciociari. Quasi 100 partite, 2 gol e quella maglia cucita addosso, nella buona e nella cattiva sorte. Mentre tutti guardavano il pallone uscire, mentre i suoi compagni si complimentavano con Bardi, lui, quasi alla chetichella, si dirige verso Balotelli. A terra, disperato, occhi chiusi. Cambia faccia e con il pugno si produce in un’esultanza sguaiata, rabbiosa. E lì c’è tutta la differenza tra i due: Mirko, piede poco educato ma tanto cuore e grinta. Mario, grande promessa mai mantenuta, forte sui social e sui media, ma ormai un fantasma in campo.
E noi, ve lo confessiamo, tifiamo per Gori. Non sarà stato politicamente corretto, ma il calcio è anche questo. Sfottò e gioia incontenibile. Nei confronti di chi si sforza di non esultare dopo le sue reti, sempre più rare.