Monaco-Juventus: cosa dicono i precedenti
28/04/2017 di Redazione
La redazione di Juventibus fa il quadro dei precedenti tra Juventus e Monaco prima della partita di andata delle semifinali di Champions che si giocherà il 3 maggio, proprio nella città del principato.
Di Monaco e altri francesi
A Montecarlo dunque, a giocarsi sulla celebre ruota le chance di accedere alla nona finale di Coppa dei campioni (se non vi spiace continuiamo a chiamarla così). Avversario giovane, baldanzoso, brillante e tutto sommato con poco da perdere. Un sorteggio in chiaroscuro dunque, malgrado il sollievo di avere schivato l’astioso Atletico e il nobile Real, già squadrone di suo e insidioso per la scaramanzia.
Due i precedenti con la squadra del Principato, il primo quasi vent’anni fa, sempre in semifinale: dopo la rocambolesca qualificazione nel girone la Juve si sbarazza agevolmente della Dinamo Kiev e riceve a Torino all’andata la non banale compagine di Tigana, maestoso protagonista del calcio bleu degli anni ’80. Del Piero, all’epoca in stato di grazia, apre con una magistrale punizione, ma Costinha trova presto il pareggio; si temono tempi cupi, ma due rigori (c’erano, c’erano) entrambi trasformati da Alex spianano la strada a una vittoria che diventa piena e rassicurante nel finale grazie a una rasoiata di Zidane. Il ritorno al Louis II si prospetta perciò poco memorabile, fuorché per Pippo Inzaghi, i cui connotati dopo una manciata di secondi subiscono un drastico cambiamento a opera del truce Diawara, che gli stampa il gomito sulla faccia: sangue, sostituzione e chirurgia plastica con un labbro rovinato il bilancio per Inzaghi, mentre l’abbronzato energumeno attira, non sorprendentemente, l’attenzione del Torino che lo ingaggerà tempo dopo.
In campo ci pensa proprio il subentrato Amoruso a spegnere rapidamente le velleità di rimonta, riducendo i monegaschi a giocare per l’honneur, tenuto alto da Léonard e Henry (sì, quello lì) e sancito da Špehar, non prima però che l’implacabile Del Piero abbia infilato Barthez con una splendida semirovesciata. È buffo, rivedendo il filmato, notare il difensore del Monaco che dopo la prodezza quasi si avventa su Pierino come a volergli rifilare un punitivo, frustratissimo calcione. 3-2 e finale dunque, la terza consecutiva (quarta europea contando anche l’Uefa 94-95) in cui soccomberemo al Real Madrid. Un copione, come si vede, che potrebbe ripetersi da qui a Cardiff, sperabilmente con esito diverso.
Ritroviamo il Monaco nella edizione di due anni fa ai quarti di finale cui il club biancorosso si è qualificato quasi in sordina da parente povero, e che pare quindi una ghiotta preda per la Signora reduce da un brillante ottavo col Borussia. Errore: il sagace Jardim imposta una partita difensiva accorta e ordinata, mette in vetrina qualche brillante individualità, in particolare il centrocampista Kondogbia che suscita una grande impressione prima di finire anzitempo la carriera all’Inter, e passiamo solo su rigore segnato da Vidal. Al ritorno Allegri restituisce però pan per focaccia e gioca la partita forse più trapattoniana (del Trap da trasferte) della sua gestione: il Monaco ha voglia e schemi ma non finalizzatori, e ne vien fuori uno 0-0 che scontenta gli esteti ma conduce alla semifinale…ancora col Real. Bilancio in attivo dunque, e ricorrenze: la finale, i blancos. Ce ne sarebbe già d’avanzo per illazioni cabalistiche, ma se allarghiamo lo sguardo all’integrale storia Juve-Francia scopriamo che i cugini d’oltralpe per lo più ci portano assai bene: su 14 incroci nelle coppe solo una volta la Juventus non si è qualificata – peraltro nel girone eliminatorio, quello 2009-2010 in cui rimediammo un 1-1 e uno 0-2 dal Bordeaux. Di più: avversaria francese significa finale. Solo due volte infatti non abbiamo raggiunto l’ultima sfida della competizione in cui abbiamo affrontato una francese, nel già citato 2009-2010 e tre anni dopo in Europa League, allorché eliminammo il Lione ma ci fermammo alla semi col Benfica. In tutti gli altri casi (Stade Française ’65, Marsiglia ’73, PSG ’84, ’90 e ’93, Bordeaux ’85, Nantes ’96) siamo sempre arrivati in fondo; nell’Intertoto ’99 francese fu la finalista Rennes, battuta, come ampiamente il PSG nella Supercoppa europea del ’96. La squadra della capitale d’altronde è per noi un autentico feticcio, visto che tutte le volte che l’abbiamo affrontata non ci siamo limitati a qualificarci, imbattuti, ma abbiamo vinto la relativa competizione. Ancora: i galletti in semifinale sinora hanno significato accesso all’ultima tappa: è successo con Bordeaux, PSG, Nantes e appunto Monaco, e solo in quest’ultimo caso come detto non abbiamo poi vinto la coppa. Quest’anno poi, col Lione nel girone, la dose di douce France è doppia…
Dunque più che in altri casi c’è materiale in abbondanza sia per sogni a occhi aperti che per teoria e pratica dei più elaborati e espliciti gesti apotropaici. Vorremmo restare neutrali, ma è pur vero che dopo la grande vittoria col Barcellona sulla Juve si va cumulando una tale quantità di gufate (sospettiamo non tutte involontarie) che ci è difficile tenere la mano lontana dal cavallo dei pantaloni.
Allonsanfàn dunque, e vista l’altra semifinale, “Franza E Spagna, purché se magna!”
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