La storia della mostra vietata per la religione non è come ve l’hanno raccontata
13/11/2015 di Stefania Carboni
Niente Van Gogh, Chagall, Fontana, ma anche Picasso, Matisse e Munch per la scuola elementare di Via Matteotti. Il motivo? Per non urtare la sensibilità religiosa delle famiglie. La storia la racconta il quotidiano la Nazione, sollevando un polverone.
Meglio ignorare, nel senso di non sapere, piuttosto che incappare nel rischio di turbare «la sensibilità delle famiglie non cattoliche». Se a chiudere la contesa sulla presenza del crocifisso nelle aule scolastiche ha pensato la Corte di Cassazione, ora la diatriba sembra riproporsi, ancor più pericolosamente, sulla carne viva della scuola italiana: la didattica. È successo a Firenze, alla scuola elementare Matteotti, importante presidio alle porte del centro. Il consiglio interclasse del 9 novembre scorso ha deciso di annullare, per tutte le terze elementari della scuola, la già programmata visita alla mostra «Bellezza Divina» in corso a Palazzo Strozzi.
La notizia viene riportata nel dettaglio dal giornale fiorentino. La verità però è un’altra.
LEGGI ANCHE: Sciopero scuola 13 novembre: tutte le proteste contro la Buona Scuola
MOSTRA VIETATA PER RELIGIONE: LA LETTERA DEL DIRETTORE
– «Nel servizio si fa riferimento a voci che non trovano alcun riscontro nella realtà, né tantomeno a posizioni espresse ufficialmente dai docenti della scuola», spiega il direttore della scuola Alessandro Bussotti che ha replicato a La Nazione con una lettera firmata. «Nel corso del consiglio di interclasse non è stata pronunciata la frase pubblicata sul Suo quotidiano, presumibilmente desunta da una ricostruzione fatta in modo soggettivo da un rappresentante dei genitori». E sopratutto:
La visita alla mostra non è stata annullata in quanto mai prenotata.
«Le visite a musei o mostre – ha spiegato il direttore – sono oggetto di valutazione in seno all’attività di programmazione, alla cui base sono solo motivazioni esclusivamente di natura didattica, proprie della professionalità docente e non certamente mai di ordine religioso».
Ecco qui la lettera per intero:
(foto d’rachivio REMY GABALDA/AFP/Getty Images)