L’origine della parentopoli nel MoVimento 5 Stelle
06/11/2013 di Stefania Carboni
«Anche io avevo da ridire non lo nascondo infatti non riuscivo a capire, perché non avevo idea di quel che facessero, fino a che poi a giugno sono andato a Roma a dargli una mano ed ho capito perché ho visto il lavoro enorme che facevano. In quel periodo lavoravo, ero rientrato dalla cassa integrazione che durava da 3 anni e mezzo, e Vilma, Paola e altri due senatori erano stati sistemati da poco in quattro in un solo ufficio, in una mansarda di un palazzo lì vicino al Senato», comincia così il racconto del collaboratore della senatrice Vilma Moronese. Non è una intervista, ma un lungo post scritto agli attivisti del Meetup Napoli datato 3 settembre 2013. La parentopoli, uscita su tutti i giornali in questi giorni, non oscurava (al tempo) i gruppi pentastellati. Se ne parlava, a scambio di battute, anche pungenti, dentro i meetup, in rete. A fine estate si cercava di creare un unico gruppo che collaborasse gomito a gomito con alcuni eletti a Roma. Portaborse? Attivisti? Esterni? Di questi racconti ne sono pieni i forum del MoVimento 5 Stelle. Tutti però ricchi di una domanda ricorrente fatta a denti stretti o con la massima tranquillità: «A quando una lista dei collaboratori completa?». La senatrice Barbara Lezzi, uno dei primi casi scoperti, ha licenziato ieri la sua collaboratrice, figlia del suo compagno.
NON POTEVO LASCIARLA SOLA – Sotto il Vesuvio l’argomento era già all’attenzione di tutti dagli inizi d’autunno. «Ho deciso di accettare – spiega l’attivista campano – essenzialmente perché non potevo abbandonare Vilma, perché avrebbe dovuto per forza prendere una persona ma senza poter riporre la fiducia che poteva ottenere da me e senza ne vantarmi ne buttarmi giù un po’ di competenze le ho anche io, e mi sarei anche sentito in colpa per aver abbandonato pure Paola (Nugnes ndr), che per me non rappresenta solo Paola, ma lei e tutti gli altri che abbiamo mandato lì che sono il nostro più grande risultato frutto di tutto quel che facciamo da ormai circa sette anni». Prendere o no una persona fidata? Pochi parlamentari del MoVimento 5 Stelle hanno assunto persone totalmente estranee dall’onda di Beppe Grillo. «Vi ricordo solo che in tempi non lontani leggevo ed ascoltavo critiche feroci ai parlamentari che assumevano come portaborse amici e parenti. A volte onde evitare l’assunzione diretta tendevano a farli assumere da altri colleghi scambiandosi il piacere», commenta lapidario un iscritto. Curriculum sì o no? A settembre ed ottobre se ne parlava eccome. Anche a Roma.
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(Beppe Grillo al Senato. Foto LaPresse)
I ROMANI, LA LISTA E ROBERTA LOMBARDI – «Fuori i nomi!», grida un utente sul meetup 878. Nel forum capitolino il tread raggiunge le 22 pagine, datato 3 ottobre. A dare l’ispirazione della discussione l’assistente della deputata Laura Castelli. «È una vecchia storia – spiega Massimo Lazzari, il collaboratore di Carla Ruocco – più uno è meschino e più cerca di disprezzare il lavoro svolto dalla persona invidiata. Sono ben orgoglioso nel fare da collaboratore a Carla “Starfighter”», ironizza. Si presenta anche la collaboratrice di Alessandro Di Battista. Post per post si compila un elenco di nomi e cognomi. Niente da fare, la discussione si sviluppa talmente tanto che interviene perfino Roberta Lombardi:
Visto che vengo chiamata in causa, vorrei rispondere direttamente io così facciamo un po’ di chiarezza e visto che gran parte delle assunzioni dei collaboratori di gruppo sono state firmate da me nel mio periodo da presidente. Durante il periodo della mia presidenza ho inoltre chiesto fortemente di poter avere un sito dove pubblicare quanto vi sto per scrivere e corredarlo dei CV dei nostri collaboratori insieme al bilancio del gruppo ma il sito è arrivato da poco ed ora non sono più io ad avere la responsabilità della gestione del gruppo.
e prosegue
Come vi ha scritto poco fa XXX, io ho due collaboratrici al momento. Una è lei che mi cura l’agenda degli appuntamenti, le attività sul territorio, i contatti telefonici, la mia contabilità, e abbiamo un contratto di collaborazione occasionale perché XXXX fa tutto questo mentre ha comunque un suo lavoro e abbiamo concordato un rimborso spese di 500,00 euro lordi (ed ho fatto fatica a farglieli accettare perché XXXX lo avrebbe fatto a puro titolo gratuito come attivista). La mia assistente per le attività legislative è un giovane avvocato donna, si chiama XXXX, ha 29 anni, laureata con il massimo dei voti, indirizzo in diritto costituzionale, master universitario in diritto parlamentare, sta per discutere la tesi per il dottorato di ricerca sempre in diritto costituzionale comparato. Pugliese ma vive a Roma. Non la conoscevo prima. Ho avuto il suo cv dalla Sapienza che ha organizzato il master a cui ho chiesto i cv dei migliori usciti dal master stesso e che ho girato anche ai miei colleghi. L’ho selezionata prima per titoli tra i cv arrivati e poi attraverso colloquio individuale. Ho con lei un contratto di consulenza professionale ed il suo compenso è pari a 2000 euro lordi mese. Spero di essere riuscita a fugare una volta per tutte eventuali dubbi sia sui criteri di scelti adottati (improntati alla meritocrazia ed alla professionalità, in pieno spirito M5S) che sulla differenza di ruoli ricoperti e quindi i relativi parametri richiesti per l’assunzione.
Nel mentre i giorni scorrono, così come i post, con una lista ancora da completare. Fino a lunedì, quando l’assemblea dei senatori finisce con toni poco cordiali. I link degli articoli invadono le bacheche. «Qua – spiega sempre in rete una attivista capitolina – molti di noi sono ancora disoccupati e non hanno mai avuto intenzione di inviare i CV o elemosinare un posto. Il problema è solo loro, dei loro amici e parenti. È la loro coscienza che ne deve rispondere».
CRIMI, LE DIFFERENZE E L’ARTICOLO 8 – Non serve neanche il post del senatore Vito Crimi, spammato come un mantra, che parla di “criteri di buon senso”: «Bisogna distinguere tra collaboratori del gruppo e collaboratori personali. I collaboratori del gruppo sono stati scelti a seguito dell’attento esame e colloqui conseguenti di cv ricevuti da parte di un gruppo di lavoro, che ha tenuto conto non solo della competenza per materia ma della competenza nella formazione e nel drafting legislativo. Poi ci sono i collaboratori personali, che per loro stessa definizione sono personali e sono stati assunti direttamente dai singoli senatori/deputati sulla base di criteri distinti secondo esigenze diverse». Cosa pesa? L’impegno etico dei candidati o meglio il suo articolo 8 dove l’eletto promette: «Impegno a utilizzare sempre un criterio meritocratico nella selezione di qualsiasi posizione o incarico di competenza mia o del futuro gruppo parlamentare, utilizzando dove possibile un bando pubblico che preveda la massima trasparenza sui nomi e sui curriculum dei candidati e dei criteri di scelta adottati. Mi impegno inoltre a non selezionare o far selezionare per tali posizioni i miei parenti e affini fino al quarto grado».
(L’impegno etico sottoscritto dagli eletti 5 Stelle)
TROPPO TARDI – Si inizia a parlare un po’ ovunque: da Trapani al Mu Estero ripartizione europea. Ora la palla passa alla riunione congiunta tra deputati e senatori che dovrà valutare caso per caso. A Napoli quel lungo tread si chiude con parole amare:
Si poteva evitare? Si, ca**o. Si poteva evitare. La notizia è risaputa da luglio 2013 e questo topic è in giro da settembre. Avete voluto che tutto proseguisse? Grazie a tutti. A tutti i silenti di questa regione. A tutti gli “amici degli amici”. A tutti quelli con un’amicizia o un’ interesse “particolare”. Pulizia, sarebbe ora che intervenisse lo staff.
Si sapevano e si chiedevano una serie di nomi che potevano aiutare a slegare il MoVimento da quel regolamento. Nel mentre il collaboratore della senatrice Moronese spiega qui il perché non ha violato nessuna norma: «Non ho nessun grado di parentela con Vilma Moronese, non è stata violata nessuna norma del Senato, che prevede l’esclusione di parenti dalla collaborazione sino al 4° grado». Quelle righe però incastrano e dividono un po’ tutti, fuori e dentro Roma. Nero su bianco, come una delle migliori ingegnerie del Bentivegna quando costruì il Ponte del Diavolo “in una notte sola”. Nella legenda di Tolentino la spuntò San Nicola, che sconfisse Lucifero, salvando così il ponte. Chissà ora come andrà a finire.