Napoli: la fuga dalla classe con extracomunitari e disabili
18/09/2015 di Redazione
In classe ci sono extracomunitari e disabili, quindi è meglio trasferire i nostri figli in un’altra sezione. Devono aver fatto questo inaccettabile ragionamento alcuni genitori napoletani del quartiere-bene di Chiaia che hanno deciso di far cambiare prof e compagni ai loro ragazzi. Il caso lo racconta Anna Paola Merone sul Corriere del Mezzogiorno. Alla scuola media Tito Livio c’è stato un vero e proprio esodo di allievi. Nella classe I A dell’istituto statale sono rimasti solo una decina di bambini:
Una vera e propria fuga di ragazzini dalla sezione A della scuola media statale Tito Livio. Una sezione che, insieme con la I, non è tra le «preferite» da genitori che puntano ai corsi che vengono considerati blasonati, fra cui spicca la sezione F. E così nella prima media del corso A sono rimasti poco più di dieci bambini e, fra i sussurri dei corridoi, si intuisce che la fuga è motivata dal desiderio di tenere i propri figli in classi dove non ci sia trasversalità. La presenza di un disabile, di bambini extracomunitari sarebbe insomma una molla a spingersi altrove. Poco graditi anche i ragazzini che arrivano dai vicoli a ridosso delle strade principali di Chiaia. «Mia figlia è in questa classe e ci resterà — racconta Maurizio Mazio —. Ma è stato terribile vedere questo esodo. In classe ci sono bambini stranieri? Noi ne siamo felicissimi, altri forse no. Ci dicono di bimbi con disturbi dell’attenzione. E va bene anche questo: mia figlia è una studentessa brillante e saprà apprezzare i vantaggi di un ambiente non omologato. Ma quello che spiace è notare che ci sono classi ghetto e classi di serie A».
LEGGI ANCHE: Obama e Zuckerberg invitano il 14enne scambiato per un terrorista a scuola
L’atteggiamento assunto dai genitori è stato condannato anche dalla dirigente scolastica, Elena Fucci. Ecco il suo racconto riportato dal Corriere:
«Nessuno di loro ha un appuntamento e vengono qui insistendo per essere ricevuti. Le pressioni cui siamo sottoposti sono davvero pesantissime. Siamo di fronte ad una arretratezza culturale, quella delle famiglie, che spiace e sconcerta. La scuola non è il Rotary. Alcune sezioni vengono considerate come club di rango dove essere ammessi è considerato un must, uno status symbol».
la preside ha poi spiegato che i trasferimenti «sono stati motivati da una serie di circostanze diverse». «Due casi per tutti: per una bimba il certificato di un medico che suggeriva il trasferimento e la minaccia di tentato suicidio di un padre che voleva togliere la figlia da quella classe».
(Foto di copertina di repertorio da archivio Ansa)