Nasce un nuovo mostro bananiero

14/03/2014 di Mazzetta

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Il nuovo assetto dei big bananieri finirà prevedibilmente per comprimere ancora di più lo spazio a disposizione dei produttori e distributori più piccoli, visto che le prime tre aziende finiranno per controllare in una maniera o nell’altra almeno l’80% del mercato stando ai dati dell’ONU. Il problema principale di questa fusione è quindi quello del passaggio al vaglio delle autorità antitrust europee ed americane, anche perché il nuovo soggetto controllerà la quasi totalità dell’export di alcuni paesi e dell’import di altri, ma in più avrà il quasi-monopolio delle infrastrutture e dei trasporti specializzati. Una situazione perfetta per sfruttare l’aumento del consumo delle banane, che di recente ha subito un’impennata grazie all’introduzione di tecnologie che permettono di aumentare la durata del ciclo di maturazione e conservazione, raddoppiandolo fino ai 40 giorni, e anche dall’aumento dei consumi in Asia.

Ne soffriranno i piccoli produttori caraibici, ma anche quelli dell’America Centrale e Meridionale, ma potrebbero soffrirne anche i consumatori nei paesi importatori perché aumenterà la capacità in capo a pochi soggetti di fare il prezzo e diventeranno altissimi i rischi della formazione di un cartello sui prezzi, visto che i rapporti con gli altri bananieri sono sempre pessimi fino a quando non c’è da guadagnarci per tutti e da tempo i grandi del settore si lamentano che le banane si vendano a prezzi troppo bassi. E ne soffriranno anche le casse del fisco americano, mentre al contrario quelle irlandesi faranno festa, anche se probabilmente finiranno per incassare dalla nuova azienda meno di quanto gli americani riuscivano ad ottenere dalla sola Chiquita per ora il fisco irlandese è il sicuro vincitore di questa partita.

 

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