Nichi Vendola: «Vorrei sposarmi e penso a dei figli»
17/03/2015 di Redazione

«Tra due mesi tutto cambierà. Vorrei sposarmi con Ed e deciderò se affrontare o no la paternità». Nichi Vendola parla a cuore aperto in un’intervista rilasciata a Chi, in edicola domani. Il governatore della Puglia si racconta affrontando il suo futuro una volta terminato il proprio mandato alla guida della Regione, lanciando un messaggio a Dolce e Gabbana e parlando del progetto «Fattore Umano».

«VORREI SPOSARMI CON ED MA NON ANDRÒ IN CANADA» –
«Ho vissuto questi dieci anni da governatore della Puglia al cardiopalma», questa l’ammissione di Vendola che ora spera di potersi sposare con Ed Testa, italo-canadese, suo compagno da 10 anni. Unica certezza, il fatto che i due non andranno a vivere insieme in Canada. La conferma arriva dal leader di Sel: «per un uomo del Sud come me fa troppo freddo».
«LA PATERNITÀ? HO SEMPRE AMATO IL MONDO DELL’INFANZIA» –
Vendola ne approfitta anche per affrontare il nodo della paternità, un qualcosa che l’accompagna già da qualche tempo: «Appena lasciato l’incarico di governatore rifletterò anche se affrontare la paternità o no: è un pensiero che riposa in un angolo della mia vita e che ho sempre rimandato. Sicuramente ho sempre amato il mondo dell’infanzia e vorrei scrivere un libro di filastrocche per bambini».
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«FATTORE UMANO? M’INTERESSANO I DIRITTI DELLE PERSONE» –
Vendola ne ha approfittato anche per parlare di «Fattore Umano», il suo progetto presentato a Caserta con il quale vorrebbe riformare la sinistra italiana: «Mi interessa la centralità dei diritti delle persone, la partita e non il partito e vorrei che questo principio fosse al centro di tutto: è da quando ho fondato Sel che ci penso».
«DOLCE E GABBANA? NON COMPRENDONO COSA SIGNIFICA VIVERE DOVE L’OMOFOBIA UCCIDE» –
Nichi Vendola torna anche sulla polemica legata a Dolce e Gabbana, alla loro difesa della famiglia tradizionale e dello scontro con Elton John: «Che cosa penso della loro difesa della famiglia tradizionale? Credo che dall’alto del loro rango sociale non comprendano davvero che cosa vuol dire vivere in un paese dove l’omofobia uccide e il deficit di diritti pesa su molte vite».
(Photocredit Fabio Cimaglia / LaPresse)