Non solo Carminati: le altre mafie a Roma

L’inchiesta della magistratura che ha colpito la cosiddetta Mafia Capitale, sistema del quale probabilmente facevano parte insieme sia criminali di vecchio corso che politici e imprenditori insospettabili, ha riacceso i riflettori su un fenomeno, quello della presenza di criminalità organizzata nella città di Roma, che non si limita certamente alla corruzione e alle intimidazioni di Massimo Carminati e soci. L’organizzazione appena emersa è solo uno dei tanti sistemi che operano all’ombra del Cupolone, dove si registra l’attività, soprattutto sul fronte del riciclaggio di denaro di provenienza illecita, di clan e famiglie originarie di Sicilia, Calabria e Campania. A ricordarci che la mafia romana non agisce in solitudine e che Roma è mercato appetibile per una molteplicità di organizzazioni criminali del Paese sono le relazioni semestrali del Ministero dell’Interno sull’operato della Dia (Direzione Investigativa Antimafia), rapporti che mappano in maniera piuttosto dettagliata anche le proiezioni extraregionali di Cosa Nostra, ‘Ndrangheta e camorra.

Mafia Roma, la lupa capitolina vista attraverso le luci di un mezzo dei Carabinieri

MAFIA A ROMA: COSA NOSTRA – L’ultimo documento diffuso riguarda il secondo semestre del 2013 e spiega che nel Lazio sono attive «numerose articolazioni collegate a Cosa Nostra», soprattutto per quanto concerne l’«infiltrazione nel tessuto economico produttivo». «È stato accertato – si legge ad esempio con riferimento all’operazione Nova Alba compiuta nel mese di luglio – che personaggi del crimine romano e siciliano, quest’ultimi appartenenti alle famiglie mafiose dei Fasciani-Triassi-D’Agati, ottenevano il controllo ‘delle attività economiche, delle concessioni, delle autorizzazioni, degli appalti e dei servizi pubblici e segnatamente delle attività di ristorazione e di balneazione’ sul litorale romano, investendo i profitti derivanti dal traffico di armi e di stupefacenti, nonché dell’usura». In sostanza, emerge dalla relazione sui risultati conseguiti dalla Dia, le più vecchie e strutturate organizzazioni criminali invadono la Capitale operando in ogni settore possibile. Risale al novembre 2013 ad esempio, la confisca, disposta dal Tribunale di Catania, di un compendio aziendale, riconducibile alla cosca Ercolano-Santapaola.

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MAFIA A ROMA: ‘NDRANGHETA – Intensa sarebbe anche l’operatività della mafia calabrese. «La ‘Ndrangheta – spiega l’ultimo rapporto del Viminale sull’attività della Dia – utilizza il territorio laziale e quello della Capitale, in particolare, quale area di reimpiego del denaro di provenienza illecita, attraverso l’infiltrazione nel tessuto economico produttivo». L’operazione denominata ‘Ndrina Happy Hour, ad esempio, condotta nel secondo semestre 2013 ha consentito l’esecuzione di un sequestro anticipato dei beni per un valore compressivo di 150 milioni di euro, nei confronti di appartenenti ad una famiglia di Sinopoli, ritenuti vicini alla cosca Alvaro. Il lavoro della Dia, in questo caso, ha consentito di far luce sull’importante attività di reimpiego del denaro sporco a Roma attraverso l’acquisizione di una lussuosa struttura alberghiera.

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MAFIA A ROMA: CAMORRA – E non manca la camorra. La Dia definisce «radicata» la presenza delle organizzazioni criminali campane nelle province del basso Lazio e nella Capitale, «aree considerate terreno fertile sia per gli investimenti e il riciclaggio, sia quale rifugio ideale per i latitanti, data la contiguità con la regione d’origine». L’attività del sistema criminale in questo caso è legata sia ai reati di tipica attitudine mafiosa, come il traffico di droga, l’usura e le estorsioni, sia alle infiltrazioni in svariati settori economici, come l’edilizia, gli appalti, la grande e media distribuzione di prodotti ortofrutticoli, la ristorazione, il settore turistico-alberghiero, le agenzie portuali, la gestione di esercizi commerciali, le concessionarie di auto.

L’infiltrazione avviene, emerge ancora dal lavoro della Dia, «sia con la costituzione di imprese ad hoc, sia attraverso lo schermo di società già esistenti sul mercato, acquisite dal gruppo criminale con la complicità di professionisti di settore». Negli ultimi tempi, inoltre, i clan di Napoli e altre province campane avrebbero anche dimostrato interesse ad acquisire attività di compro oro e sale giochi. Nella seconda parte del 2013, per quanto concerne il traffico di droga destinato alla Capitale. è stata confermata l’operatività del gruppo Senese, collegato con il clan Moccia di Afragola, in provincia di Napoli, presente in varie zone di Roma con interessi che spaziano dagli stupefacenti agli investimenti commerciali.

(Foto di copertina di Daniele Leone da archivio LaPresse)

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